mercoledì 30 maggio 2012

Leo Perutz e il Drommetenrot

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J. Brahms 
Il secondo movimento del Trio in si maggiore, i cui ritmi mi hanno tante volte angosciato e scosso: mai sono riuscito a suonarlo fino all'ultima nota senza un profondo abbattimento, pur amandolo di vera passione.
Uno Scherzo, certo. Ma che genere di Scherzo! In esso lievita una terribile allegria, una gaiezza che raggela il sangue. Risa spettrali vorticano nello spazio, un folleggiare cupo, sfrenato e carnecialesco di creature dal piede caprino: questo è l'attacco, così inizia questo scherzo bizzarro. 




E all'improvviso dal baccanale dell'inferno si libra alta una voce solitaria, la voce di un'anima smarrita, la voce di un cuore straziato dal terrore che confida la sua pena.
Ma ecco nuovamente irrompere gli sghignazzi di Satana, travolgono fragorosi quegli accenti puri e lacerano in mille canti il canto. La voce riprende vigorosa, incerta e lieve, trova la sua melodia e la trasporta verso l'alto, quasi volesse fuggire in sua compagnia in un mondo diverso. I diavoli dell'inferno tuttavia prevalgono, si è fatto giorno, l'estremo giorno, il giorno del Giudizio...


 Leo Perutz, Il Maestro del Giudizio universale ed. Adelphi            


          
                                                                            ( ... )

     
Waterhouse,  ninfe trovano la testa di Orfeo

Rivolta contro ciò che è stato e che non si può più cambiare! Ma non è forse questa  - vista da una più elevata specola - l'origine di ogni arte, da che mondo è mondo? Non nasce forse ogni gesto eterno da uno smacco patito, dall'umiliazione, dall'orgoglio calpestato, non nasce forse de profundis ? Che la turba spensierata  tributi pure plauso chiassoso a un'opera d'arte: ai miei occhi essa svela un'anima a brandelli del suo creatore. Nelle grandiose sinfonie di note, colori e pensieri io scorgo un barlume di quel prodigioso rosso trommatico*. Un presagio remoto della grande visione che, per un breve tratto, elevò il Maestro al di sopra della colpa e del tormento.




Leo Perutz, Il Maestro del Giudizio universale ed. Adelphi




*per descrivere il peculiare tono di rosso di cui si tinge il cielo nel giorno del Giudizio, Leo Perutz conia un neologogismo, "Drommetenrot", composto da Drommete ( tromba ) e Rot ( rosso ).






Links
J. Brahms, Trio in si maggiore per archi e pianoforte, op. 8
Leo Perutz
L. Perutz, Il Maestro del giudizio universale

9 commenti:

  1. Questa è, insieme al sestetto per archi in sol maggiore (op.36), la musica di Brahms che preferisco.
    Un abbraccio

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  2. Come suol dirsi "qui casca l'asino". Ho sempre invidiato chi riesce a scrivere della musica , figuriamoci di chi scrive del giudizio universale -:)))

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  3. Che bella ginnastica mentale ci fai fare, Giacinta: il giudizio universale, Brahams, il rosso...Ti nomino d'ufficio allenatore delle mie cellule grigie -:)

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  4. @Sandro: mi piace questa combinazione anche perchè, prima di leggere il romanzo, non avevo ascoltato di Brahms che qualche concerto e per di più tanto, tanto tempo fa. :)

    @Guglielmo: e dopo i vitelli di Giuliano...gli asini di Guglielmo :)

    @Grazia: è uno dei miei post più criptici, ne sono consapevole. Ho letto il romanzo di Perutz tra ieri ed oggi e di getto, sulla scorta di un'intuizione, ho messo insieme le due sequenze. Se ti può consolare, per ricordare la relazione faccio qualche fatica anch'io che l'ho proposta. Per ora sto zitta e ascolto Brahms con te e con chi vorrà restare un po' con me :) Baci e... perdono!

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  5. Ci vuole proprio una grande penna per descrivere una musica fin quasi a fartela sentire!!
    E quanto sento Fratelli coloro che sanno coniare possenti neologismi!!
    Ti ho appena seguita sulle tracce di Gary (ho ordinato La vita davanti a sé), ti seguirò su quelle di Perutz.
    Baci8 :)

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  6. @Nick. bello "Drommetenrot", così come la traduzione che ne è stata fatta. Ha colpito anche me.
    Gary e Perutz ti piaceranno, ne sono convinta.
    Grazie, carissimo. E' bello sapere che sei stato un po' qui ad ascoltare. Baci8:)

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  7. L'arte, la vera arte, é quasi sempre sofferenza, se non addirittura tormento.

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  8. @Ciao, Adriano caro. Grazie per esserti fermato un po' qui:)

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