venerdì 18 luglio 2014

Guarda gli arlecchini!



Vedevo raramente i miei genitori. (... ) Una prozia straordinaria, la baronessa Bredov, nata Tolstoj, rimpiazzava a sufficienza i consanguinei più prossimi. All'età di sette otto anni, quando già in me albergavano i segreti di un pazzo conclamato, perfino a lei ( che era a sua volta lungi dall'essere normale ) apparivo come un bambino troppo scontroso e indolente; mentre in realtà ero, com'è ovvio, continuamente e smodatamente perso in fantasticherie.

"Smettila di tenere il broncio! - gridava : " Look at the harlequins! Guarda gli arlecchini!". "Quali arlecchini? Dove?".
"Oh, dappertutto. Tutt’attorno a te. Gli alberi sono degli arlecchini, le parole sono degli arlecchini; anche le situazioni e le addizioni. Metti insieme due cose – due arguzie, due immagini – ed eccoti un arlecchino triplo. Gioca! Inventa il mondo! Inventa la realtà!".

E io lo feci. Per Giove se lo feci. Inventai la prozia in onore delle mie prime fantasticherie, ed eccola scendere lentamente, in obliquo, in obliquo, i gradini marmorei del porticato del ricordo, gracile dama zoppa, toccando il bordo di ogni gradino con la punta di gomma del bastone da passeggio nero.

 

Vladimir Nabokov, Guarda gli Arlecchini!   ed. Adelphi 

Traduzione di Franca Pece