lunedì 31 ottobre 2011

se

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Verso la pensione ( se mai dovessi arrivarci ),  non sarebbe male rinc.....ire "al modo" della prof. di Disegno e Storia dell'arte
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domenica 30 ottobre 2011

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Qui Let me go di Erik Truffaz


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venerdì 28 ottobre 2011

No(u)vel(le) cuisine : Ferdinand e le frittelle di mele

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Per la comodità delle dame del Corpo di spedizione americano, il gruppo di infermiere di cui Lola faceva parte alloggiava all'Hotel Paritz e per renderle, specie a lei, le cose più simpatiche, le avevano affidato  ( aveva delle conoscenze ), nello stesso hotel, la direzione d'un servizio speciale, quello delle frittelle di mele per gli ospedali di Parigi. Ne distribuivano ogni mattino migliaia di dozzine. Lola svolgeva questa umana funzione con un certo zelo che doveva d'altronde un po' più tardi mettersi a girare proprio male.


Lola, bisogna dirlo, non aveva mai preparato frittelle in vita sua. Lei arruolò un certo numero di cuoche mercenarie e le frittelle, dopo qualche prova, furono pronte per essere puntualmente consegnate sugose, dorate e zuccherate a meraviglia. Lola insomma non doveva far altro che assaggiarle prima che fossero mandate ai vari servizi ospedalieri. Ogni mattina Lola si alzava verso le dieci e scendeva, dopo aver fatto il bagno, nelle cucine situate in profondità, vicino alle cantine. Questo, ogni mattina, dico, vestita d'un chimono giapponese nero e giallo che un suo amico di San Francisco le aveva regalato il giorno prima che partisse.


Tutto filava stupendamente insomma, e noi stavamo anche vincendo la guerra, quando un bel giorno, all'ora di pranzo, la trovai sconvolta, che si rifiutava di toccare un solo piatto del pasto.
Fui assalito dal timore che fosse capitata una disgrazia, una malattia improvvisa. La scongiurai di contare sul mio vigile affetto.
Per aver assaggiato le frittelle per un mese, Lola era ingrassata di un buon chilo! D'altra parte la sua cintura, con un buco, testimoniava il disastro. Furono lacrime. (...) Le suggerii di passare il servizio a una collega che lei, al contrario, aspirava alle tettone. Lola non volle saperne di un compromesso che considerava come una vergogna e una piccola diserzione nel suo genere. (...)
Fatto sta che da quel giorno lei assaggiava le frittelle solo con la punta dei denti, che peraltro aveva tutti a posto e carini. 
(...)
C'erano degli ufficiali che cercavano di soffiarmela, Lola. (...) Credo anzi che le due o tre volte che mi ritrovai con le corna, le nostre relazioni avrebbero subìto gravi pericoli, se in quello stesso momento quella frivola non mi avesse scoperto all'improvviso un'utilità superiore, che consisteva nell'assaggiare ogni mattina frittelle al posto suo.
Questa specializzazione dell'ultimo minuto mi salvò. Da me lei accettava la sostituzione. Non ero forse anch'io un valoroso combattente, dunque degno di quelle mansioni di fiducia! Da allora, noi non fummo solo amanti, ma soci. Così cominciarono i tempi moderni.




Louis Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte








Frittelle di mele ( ricetta francese )  per due persone


1 grossa  mela renetta , 1 uovo, 170gr di latte, 25gr di zucchero, 80gr di farina,  limone ( succo e scorza grattugiata ), 1 cucchiaio di cognac, cannella e zucchero a velo q.b., burro per friggere.


separare il tuorlo dall'albume e montarlo con lo zucchero; aggiungere la farina ed il latte e continuare a lavorare fino ad ottenere una pastella fluida. Lasciare riposare il composto in frigo per poco più di  un'ora . Mondare la mela e irrorare le fettine ricavate con succo di limone e cognac; aggiungere  la buccia di limone grattugiata e lasciar riposare per una decina di minuti. Montare l'albume a neve ben ferma ed incorporarlo alla pastella. Aggiungere le fettine di mela.
Far sciogliere il burro in una larga padella anti aderente e versare la mela in pastella fettina dopo fettina. Far dorare da entrambi i lati. Ripetere l'operazione per le fettine restanti.
Adagiare le frittelle su tovagliolini perchè l'unto possa essere assorbito, quindi trasferirle in un piatto da portata e cospargerle di zucchero a velo e cannella.



martedì 25 ottobre 2011

animazione a passo uno

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L'animazione a passo uno possiede un'energia indescrivibile. E' come dar vita alle cose. Dev'essere per questo, credo,  che all'inizio ho scelto di far l'animatore. E' bellissimo dar vita a qualcosa che non ce l'ha. Ancora di più se è in tre dimensioni, almeno per me è ancora più reale.


da Burton racconta Tim Burton a cura di Mark Salisbury ed. Feltrinelli



La ripresa a passo uno  è una tecnica d’animazione che consente di realizzare un filmato utilizzando oggetti inanimati. L'oggetto viene progressivamente movimentato e fotografato molte volte. Con questa tecnica diviene possibile animare qualsiasi cosa








CLICCA QUI  per vedere Vincent di Tim Burton




Girato a passo uno, Vincent è la storia di un bimbo che immagina di essere Vincent Price e di vivere situazioni analoghe a quelle interpretate dal famoso attore. Il cortometraggio  si chiude con la citazione dei versi finali de Il corvo di E.A. Poe.




Per sapere qualcosa in più sulla animazione a passo uno clicca  qui qui


Qui, uno splendido filmato per fare animazione in duetto con il sole




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venerdì 21 ottobre 2011

Sfere di fuoco





Nei mesi oscuri la mia vita scintillava
solo quando ti amavo.
Come la lucciola si accende e si spegne, si accende e si spegne,
-dai bagliori si può seguire il suo cammino
nel buio della notte tra gli ulivi.



Nei mesi oscuri l'anima stava rannicchiata
e senza vita
ma il corpo veniva dritto verso di  te.
Il cielo notturno mugghiava.
Furtivi mungevamo il cosmo e siamo sopravvissuti.





da Tomas  TranströmerPoesia dal silenzio ed. Crocetti




domenica 16 ottobre 2011

Statuae manent: Jiménez e Platero

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Dolce Platero trottatore, asinello mio, che portasti la mia anima tante volte - solo l'anima! - per quei fondi cammini di nopali, di malve e di madreselve: a te questo libro che parla di te, ora che puoi comprenderlo. 

sabato 15 ottobre 2011

Profumi

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E poichè gli vacava essa pure, pensò, invece della villa, di affittare la portineria, " almànk quella!", ch'era già per suo conto una discreta villetta, locali cinque, cantina, solaio, luce elettrica, pozzo, pozzo nero autonomo, abitabilissima da una distinta famigliuola, come p.e. d'un funzionario statale, dogane o catasto o genio civile o battaglia del grano gli era indifferente. (...) Era situata sullo stradone del Prado, in crocchio con altre casucce e villule del rango di portinerie esse stesse e con una gradevole osteriola dalla frasca sul tavolo, donde, ovverosia di cucina, un buon odorino di stufato ogni sera verso le sette soleva mettere in fuga le ubbìe, di qualunque natura le fossero: e il Bertoloni, per quanto vecchio e miocardico, lo capì subito.


C.E.Gadda, La Cognizione del dolore








- ... c'è una cosa che non puoi negarmi, Sancio: quando ti avvicinasti a lei, non sentivi un profumo sabeo, un'aromatica fragranza, un non so che di squisito a cui non riesco dar nome? Intendo dire un sentire, o sentore come se ti trovassi nella bottega di un raffinato guantaio.
- Ciò che io posso dire - disse Sancio - è che avvertii un certo tanfo di maschio; forse perchè, con tanto faticare doveva essere sudata e un po' appiccicata.
- Non sarà stato così - rispose don Chisciotte -; solo che tu avrai avuto il raffreddore oppure avrai fiutato te stesso; perchè io so bene come odora quella rosa fra le spine, quel giglio di campo, quell'ambra disciolta.
-Tutto è possibile - rispose Sancio - ; perchè spesso esce da me quel tanfo che allora mi parve uscisse dalla signoria della signora Dulcinea; ma non c'è che meravigliarsene, poichè un diavolo somiglia all'altro.


Miguel de Cervantes, Don Chisciotte



mercoledì 12 ottobre 2011

domenica 9 ottobre 2011

Canongate







Canongate è uno dei tratti più quieti della Royal Mile, la via principale del centro storico di Edimburgo. 
Superata la casa di John Knox, il riformatore scozzese, la strada si restringe, i negozi si fanno più radi  e nelle poche vetrine si intravedono libri antichi, vecchie carte geografiche, pezzi unici di cui non si riesce immediatamente a riconoscere la funzione.                                                                                              






Scendendo verso Holyrood House, la residenza ufficiale della regina Elisabetta II, in Scozia , ci si affianca alla statua di Robert Fergusson, scrittore scomparso in giovane età, molto apprezzato da Robert Burns, il poeta forse più popolare in Scozia; molti dei versi di quest'ultimo sono divenuti  testi di canzoni folk come My love is like a red,red rose e Ae fond Kiss








A sinistra della statua di Fergusson, c'è la chiesa di Canongate e un minuscolo cimitero. Qui è sepolto il  teorico del liberismo, Adam Smith. Si è meritato una piccolissima lapide, mentre Clarinda, la donna amata da Robert Burns, riposa in un angolo più romantico ed appartato...

















Proseguendo nella direzione in cui avrebbe volentieri continuato a passeggiare Fergusson, una deliziosa tearoom, dedicata a Clarinda, invita i nostalgici e rari passanti a fermarsi a sorseggiare un tè e a scegliere con calma un buon dolce scottish style








Links


Royal Mile
Robert Fergusson
Robert Burns
Clarinda
John Knox

Qui altre poesie di Burns in musica

giovedì 6 ottobre 2011

autobus



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Una sera, nell'autobus, c'erano due innamorati. La ragazza era seduta proprio dinanzi a noi, il suo compagno le stava ritto accanto, tenendosi attaccato con una mano alla cinghia. Bergmann ne fu deliziato.
- Vedi il modo in cui lui sta in piedi? Non si guardano neppure. Potrebbero essere due estranei. E tuttavia continuano a toccarsi, come per caso. Guarda ora: le loro labbra si muovono. E' così che parlano due persone, quando sono felici e al buio, sole sole. Guardali, è già come se fossero nelle braccia l'uno dell'altra, a letto. Buona notte, miei cari. Non vogliamo ficcare il naso nei vostri segreti -.

Christopher  Isherwood, La violetta del Prater









Nella vita di ognuno esistono momenti - quando la porta sbattuta all'improvviso e senza alcun visibile motivo di colpo si riapre, quando lo spioncino chiuso un attimo fa viene di nuovo aperto, quando un brusco "no" che sembrava irrevocabile si trasforma in forse-, momenti in cui il mondo intorno a noi si trasfigura, e noi stessi ci riempiamo di speranza come di nuovo sangue. E' stata  concessa una proroga a qualcosa di ineuttabile, definitivo; il verdetto del giudice, del dottore, del console è stato rinviato. (...)
Ciò accadde anche a me quella sera, quando accanto a Ejnar facevo la fila aspettando l'autobus che avrebbe portato all'aeroporto Le Bourget i passeggeri in partenza per Stoccolma. Lui partiva, io restavo.

Nina Berberova, Il giunco mormorante










 Ho dovuto correre per non perdere l'autobus. La gran fretta, la corsa, certo è per questo, oltre alle scosse, all'odor di benzina, al riverbero della strada e del cielo, che presto mi sono assopito. Ho dormito quasi tutto il percorso. E quando mi sono svegliato ero addossato ad un militare che mi ha sorriso e mi ha chiesto se venivo da lontano. Ho detto "Si" per non dover più parlare.

Albert Camus, Lo straniero









martedì 4 ottobre 2011

New York in b/n

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Il bacio dell'assassino di Stanley Kubrick


New York è un giardino di pietra. Piante di pietra drizzano i loro steli più o meno lunghi, e in cima quegli steli fioriscono. ( ... ) Un'aria fresca vi passa attraverso,(...). (...)  non vi si respira nessuna polvere morale.

Jean Cocteau


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sabato 1 ottobre 2011

cinematografo

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-  L'autentica bellezza del film - annunciai a mia madre e a Richard la mattina dopo a colazione, - è che possiede un certo ritmo fisso. Il modo in cui lo si vede è meccanicamente condizionato. Un quadro, per esempio, lo si può guardare solo fuggevolmente, o si può fissarne l'angolo in alto a sinistra per mezz'ora di seguito. La stessa cosa vale per un libro. L'autore non può impedirvi di saltarne delle pagine, o di andare a leggere l'ultimo capitolo, scorrendo poi a ritroso. Insomma, si è liberi di scegliere un approccio. Ma quando si va al cinematografo è diverso. C'è il film, e lo si deve vedere come il regista vuole che lo si veda. Egli stabilisce i suoi punti, uno dopo l'altro, e vi concede un certo numero di secondi o di minuti per coglierli ad uno ad uno. Se vi lasciate sfuggire qualcosa, non si ripeterà nè si fermerà per spiegarvi ciò che vi è sfuggito. Non può. Ha cominciato e deve andare fino in fondo... vedete il film è una specie di macchina infernale... -




Christopher Isherwood, La violetta del Prater








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