Il vero viaggio era dei pellegrini alla volta di un santuario. In apparenza s'inerpicavano su per un'erta, ma in realtà si stavano sollevando al disopra del mondo; in apparenza entravano nel santuario sulla vetta, ma in realtà penetravano la terra abbagliante del divino. Sembrava che percorressero le tappe d' un periplo terreno, ma nel loro intimo era come se s' inoltrassero tra le stelle. Il sentiero di Compostella era la Via Lattea, le cattedrali mariane fra Chartres e Laon disegnavano la costellazione della Vergine, il campo dei Miracoli a Pisa riproduceva il segno dell' Ariete.
Gli antichi tenevano a mente le volte celesti quanto i paesaggi diurni, e sentivano di ogni astro il ritmo come fosse il battito di una creatura viva. Amavano il cielo, se ne sentivano risucchiare.
Tutto ciò che era bello e giusto era astrale, dire d' una persona, d' un luogo che erano stelle esprimeva un'esperienza, una sovrapposizione di immagini. I Latini dissero, per denotare il pensare, con- siderare, stare alle stelle, accanto ad esse, e de- siderare fu il venir meno alle stelle, provare una mancanza.
Paul Klee, Composizione - Stelle |
Santuario era il luogo dove si toccava il cielo con un dito. Plinio nel Panegirico di Traiano scriveva che Giove "risiede manifesto e presente tra are e altari, come sul cielo e sulle stelle".
Per ripristinare nella fantasia l'aura siderale dei santuari (...) possono servire le nude pietre dei templi d' una religione parallela, quella neoplatonica astrale del Rinascimento. Di esse fanno ancora stupendamente fede luoghi come il cortile di palazzo Spada o la Farnesina. I santuari neoplatonoci forse sono ancora visitabili perchè non conobbero oltraggi e viltà postume. Così il Sacro Bosco di Bomarzo, nella costellazione dei templi neoplatonici cimini, può essere accostato, eventualmente in una giornata lievemente piovosa d'autunno.
Elémire Zolla, Aure ed. Marsilio
Qui il sito dell'Associazione Nazionale di Ricerca Elèmire Zolla
.
Per ripristinare nella fantasia l'aura siderale dei santuari (...) possono servire le nude pietre dei templi d' una religione parallela, quella neoplatonica astrale del Rinascimento. Di esse fanno ancora stupendamente fede luoghi come il cortile di palazzo Spada o la Farnesina. I santuari neoplatonoci forse sono ancora visitabili perchè non conobbero oltraggi e viltà postume. Così il Sacro Bosco di Bomarzo, nella costellazione dei templi neoplatonici cimini, può essere accostato, eventualmente in una giornata lievemente piovosa d'autunno.
Elémire Zolla, Aure ed. Marsilio
Il Bosco Sacro Sacro di Bomazzo ( info ) Salvador Dalì nel Bosco Sacro di Bomarzo ( video ) |
Qui il sito dell'Associazione Nazionale di Ricerca Elèmire Zolla
.
Belissimo questo parlare di stelle, considerando e desiderando la benefica influenza degli astri. Come sempre mi piace seguire i percorsi dei tuoi pensieri.
RispondiEliminaSe con-siderare significava ragionare correttamente, come ad esempio seguire le stelle durante la navigazione, de-siderare era forse "perdere la bussola"? Ed allora è per quello che il desiderio si chiama così? Perchè ci fa perdere la bussola e ci fa provare una mancanza che solo l'altro può colmare?
RispondiEliminaGanzissimo no?
C'è gente che passa la vita seguendo la bussola e poi si perde in un bicchier d'acqua se qualcuno gli fa gli occhi dolci.
:-)
Quanti spunti affascinanti di storia, arte e cultura hai disseminato una volta di più!
RispondiEliminaPenso soprattutto a quel cammino per Santiago de Compostela che aveva delle piccole diramazioni anche dalle mie parti!
Molto bello questo post sulle esperoenze vicine e tra le stelle!
RispondiEliminaUn bacione Giacynta!
(Frammento di racconto)
RispondiEliminaSi era inoltrato a piedi per l'irto sentiero che portava alla Sacra di S. Michele. Il sentiero partiva dal paese e attraversando prati assolati giungeva fino al bosco. Per un lungo tratto la Sacra scompariva dietro le fronde degli alberi, poi all'improvviso, riappariva maestosa dopo una curva stretta dove terminava il bosco e si riapriva l'orizzonte dei prati. Era questo il momento che Giovanni attendeva con crescente ansia e arrivato in quel punto non poteva far altro che stupirsi alla vista imponente della chiesa e si era fermato ad osservarla. Un improvviso annuvolamento aveva fatto assumere alla costruzione un'aria sinistra; il campanile si stagliava grigio e nitido nel cielo. Il temporale era iniziato con tuoni e fulmini e i primi goccioloni cominciavano a picchiare forte sulle pietre del muretto lungo il sentiero. Affrettò il passo per cercare riparo nel convento.
Era la prima volta che arrivava alla costruzione; avrebbe preferito rimanere ad osservarla da lontano senza mai avvicinarsi; fantasticando su quell'edificio, immaginando il suo interno e la vita che per secoli si era svolta. Pensava: chi poteva aver progettato una costruzione così ardita, abbarbicata su un crostone di roccia, con gli stessi colori di quella montagna quasi fosse la sua cima naturale. Poi lo stupiva quell'isolamento splendido e quel poter scrutare per ogni verso l'orizzonte.
Poteva capire chi si chiudeva tra quelle mura, stanco della vita o portatoci da una passione mistica radicale; gli sembrava che solo una grande idealità potesse realizzare e sorreggere quella costruzione e la rendesse viva e vigile verso l'esterno. Non un luogo distaccato dove vivere in aristocratico isolamento, ma una vedetta spirituale, un posto di osservare privilegiato.
Un dubbio subito l'aveva assalito: cosa si vedeva da là sopra? Quale possibilità avevano di poter capire cosa succedeva giù nella valle? Gli altri uomini erano così lontani! Certo tra i monaci vi erano stati sicuramente persone di grande esperienza carichi di vita vissuta, provati in tutte le maniere e non solo novizi adolescenti venuti in questo luogo dalle famiglie aristocratiche di Torino per tentare la carriera nel chiostro.
Ma quella costruzione così sinistra induceva a pensare che diffuso fosse tra loro un certo rancore per la vita, quasi che fossero stati traditi nelle loro più profonde ambizioni e che ora trovassero riparo in questa fortezza rilevando il loro distacco superiore per la vita. Vedevano il mondo, conoscevano i suoi meccanismi ma ne diffidavano. L'aridità della costruzione rifletteva forse quei sentimenti di frustrazione e di rancore.
Eppure da quelle finestre si poteva spaziare su tutto l'arco delle montagne: la valle di Susa ad est, ad ovest le colline e nella foschia la pianura fino a Torino. Un ambiente grandioso e tranquillizzante poteva aprire altri e più larghi orizzonti mentali.
Ma ecco che di corsa Giovanni raggiunse la chiesa e cercando riparo si trovò di fronte alla porta d'ingresso. Salita la scalinata verso l'alto portale ecco i segni zodiacali che lo fregiavano con un ricco bassorilievo... Al cielo dunque guardavano -pensò- già il cielo... quello reale e visibile delle stelle.
io voto per perdere la bussola e de-siderare
RispondiElimina@Grazia: ...e a me piace sapere che sono con te :)
RispondiElimina@Sandro: la tua interpretazione mi apre un'altra prospettiva, più legata alla condizione "terrestre". Io invece ho pensato che de - siderare vada inteso come desiderio di ritornare con le stelle, di ritrovare l'unità perduta. Un atteggiamento nostalgico, l'aspirazione a una sorta di paradiso perduto, o meglio, la tensione verso una condizione di perfetta identità con l'assoluto, col tutto. :)
@Adriano, Cristina: è molto interessante il li libro di Zolla. Attraverso la sua guida, sto prendendo atto di come la cultura occidentale si sia ristretta come la pelle di zigrino ( uso una sua similitudine ) a pochi stantii "ismi" e a come tanto del sapere e dell'Essere sia andato dimenticato. Ciao e grazie!
RispondiElimina@Guglielmo: considerando che domani è il mio compleanno ( a proposito di astri e costellazioni ), beh, tu mi hai fatto il primo regalo! Il tuo bellissimo racconto traduce in chiave narrativa buona parte del senso del testo di Elèmire Zolla. GRAZIE :)
@Amanda: prendo atto della vocazione... :))
Bene, sono apposto con il regalo, è sempre un gran dilemma doverlo scegliere...
RispondiEliminaciao e buon we
@Guglielmo: con me è facile indovinare...basta farmi leggere.:) Quando lo hai scritto?
RispondiEliminaMi fai conoscere un sacco di cose nuove, Giacy :)
RispondiEliminaPS : ti andrebbe di scrivere qualcosa per l'associazione culturale con cui collaboro, L'OraBlu ? trova il link sul mio blog.Se ti va contattami.Grazie per tutto :)
@Nick: grazie, carissimo. Ho già il link nel mio blogroll, non mi era sfuggito :)
RispondiEliminap.s.
ti ho appena risposto
Con Syd Era Re.
RispondiEliminaDa brividi l'etimologia di considerare e desiderare... Dopo averla letta sembra immediatamente intuibile e quasi ovvia, eppure se non fosse stato per te non avrei avuto modo di prestarvi attenzione.
RispondiEliminaBaci8, carissima amica!
@Pierluigi: Visto e con-sider-ato che Syd è una Star, la tua interpretazione è sicuramente...illuminata!:)
RispondiElimina@Nick: ha colpito anche me. Non avevo mai preso in con -siderazione la celeste etimologia della parola. Mi piace che il pensiero sia associato alle stelle. Si va verso la speculazione disinteressata, quella più libera.
Baci8, carissimo:)
nooooo sono in ritardo per farti gli auguri del compleanno... chiedo venia! Ma sai che a volte, per puro caso, mi soffermo su una parola e la ripeto una, due, tre volte a voce alta, vivendo delle incredibili "epifanie". E' come se, per la prima volta, mi rendessi conto del significato più profondo di una parola a partire dall'etimologia. Stasera tu mi hai fatto riflettere sulla "presenza" delle stelle in con-siderare e de-siderare. Che scoperta meravigliosa!
RispondiEliminaE quindi uscimmo a riveder le stelle. Diceva Dante a significare il presagio di luce e il pensiero non è forse luce?
RispondiEliminaBye&besos e candeline da soffiare mentre le stelle restano accese.
@Monica: a volte faccio anch'io come te. Per questo ho voluto immediatamente divulgare la scoperta!
RispondiEliminaGrazie per gli auguri!
@Nela: stessa lunghezza d'onda, gemellina... Bacioni e grazie!
Zolla è uno di quegli autori intorno ai quali giro da anni senza avere il coraggio di approcciarlo. Mi sembra troppo per me, troppi riferimenti che mi sfuggono, troppa profondità, troppa multidisciplinarità. Eppure, quel che ho letto di lui, qui, nel tuo post, mi ha conquistata.
RispondiEliminaE ripeto le parole dello Zio: l'etimologia sembra ovvia, ora che è palesata, ma non avevo mai pensato che potessero stare così, le cose.
Saluti affettuosi e auguri in ritardo!
@Duck: ti prende per mano, non ti lascia da sola. Inizia...
RispondiEliminaBaci e grazie
Affascinante... e a giudicare dall'entusiasmo che queste riflessioni etimologiche hanno suscitato in tutti, chissà quante scoperte potremmo fare solo con un po' più di attenzione...
RispondiEliminaammirevole, come sempre, la tua capacità di estrapolare l'essenza da testi ricchi di informazioni...
un abbraccio
@Maria: ho iniziato a leggere Zolla, grazie a Giuliano,divenuto ormai, suo malgrado, mio Virgilio. Dovresti fare anche tu un giretto sul suo blog, è una specie di wonderland.
RispondiEliminahttp://deladelmur.blogspot.it/2012/04/samadhi.html
Quando riesco e posso torno sempre volentieri a leggerti e davvero imparo sempre qualcosa.
RispondiEliminaGrazie
Grazie, Giulia! Un bacio.
RispondiElimina