lunedì 24 agosto 2015

Silouans Song

Da Anime baltiche di Jann Brokken    ed. Iperborea
Traduzione di Claudia Cozzi e Claudia Di Palermo


Assisto a un concerto nella Niguliste kirik, la chiesa luterana di San Nicola nel centro di Tallin. (...) 
Ancora una volta mi colpisce quanto le melodie di Pärt siano semplici e trascinanti, cupe e al tempo stesso consolatorie. Usa i silenzi con una sapienza straordinaria: ha il coraggio di non far sentir niente per una, due, tre battute, così la nota che segue ha l'effetto di una scossa elettrica. Si ha l'impressione di sentire musica anche tra le note.
Quella sera nella Niguliste kirik vengono eseguiti Orient & Occident Silouans Song. Fuori nevica, dentro il pubblico è come ipnotizzato. Di colpo mi torna in mente un episodio della mia giovinezza a cui non avevo mai più pensato. Una notte mi ero svegliato in lacrime perchè in sogno avevo sentito una musica che qui sulla terra non esisteva. Talmente bella che da quella volta non avevo smesso di cercare che genere di musica fosse esattamente. Ascoltando Silouans Song in quella chiesa di Tallin, mi viene da chiedermi se non sia la musica del mio sogno.

giovedì 20 agosto 2015

La scarpa di gomma di Romain


" Avevo quasi nove anni quando per la prima volta m'innamorai. Fui ghermito interamente da una passione violenta e totale che mi avvelenò l'esistenza e rischiò di costarmi la vita.
Lei aveva otto anni e si chiamava Valentina. Potrei descriverla a lungo e fino a perdere la parola, e se avessi la voce non la smetterei di cantare la sua bellezza e la sua dolcezza. Era una brunetta con gli occhi chiari, mirabilmente ben fatta, vestita di bianco e con una palla in mano. 


domenica 2 agosto 2015

Sono il bambino, sono il vecchio

Sono il bambino che riceve la Prima Comunione a Vilna, e dopo beve cacao offerto da zelanti signore cattoliche.
Sono il vecchio che ricorda quel mattino di giugno: euforia d’esser senza peccato, bianche tovaglie e sole su vasi pieni di peonie.
Qu’as tu fait, qu’as tu fait de ta vie? – chiamano voci nelle varie lingue collezionate errando per due continenti. Che hai fatto della tua vita, che hai fatto?
Pian piano, ponderatamente, ora che è compiuto il destino, m’inoltro tra le vedute del tempo andato,del mio secolo nel quale, e in nessun altro, mi fu detto di nascere, lavorare e lasciare un segno.