venerdì 28 gennaio 2011

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Qui "Indaco " di Ludovico Einaudi

martedì 25 gennaio 2011

Il pianista Wladyslav Szpilman



Il 23 settembre 1939, mentre le bombe tedesche piovevano su Varsavia, il giovane e promettente pianista Wladyslav Szpilman suonava imperturbabile , negli studi della radio , il Notturno in do diesis minore di Chopin.  Il rumore attorno era tale che era impossibile sentire il suono che usciva dallo strumento (... ) ma nei rifugi e nelle barricate erette per impedire l'ingresso dei nemici, i polacchi ascoltavano quella musica che diventò la colonna sonora della fine della loro capitale ed indipendenza (... )  Quella fu comunque l'ultima trasmissione dal vivo della radio polacca. Poche ore dopo una bomba distrusse la centrale elettrica e la stazione radio fu ridotta al silenzio.   
                 



Szpilman, che era nato a Varsavia nel 1911, fu costretto come tutti gli ebrei, a trasferirsi nel Ghetto, dove 400.000 persone furono obbligate a vivere in un recinto di 4 chilometri quadrati (... )




  
Dal Ghetto Szpilmann riuscì a fuggire prima di essere deportato verso qualche campo di sterminio.(...) Mentre i tedeschi evacuavano Varsavia e lui si nascondeva tra le macerie di un palazzo, fu scoperto dall'ufficiale Wilm Hosenfeld, "l'unico essere umano con indosso l'uniforme tedesca che io abbia mai conosciuto", che gil chiese di suonare quello stesso notturno di Chopin, su un pianoforte sopravvissuto alle distruzioni, e poi lo aiutò a nascondersi.  Subito dopo la guerra, Szpilman (...) scrisse un libro di memorie, intitolandolo "Il pianista", dal quale il regista Roman Polanski trasse l'omonimo e bellissimo film.

da Vado a vedere se di là è meglio di F.M. Cataluccio







Quando posai le dita sulla tastiera, tremavano. Dunque questa volta avrei dovuto pagare un prezzo per la mia vita suonando il pianoforte! Non mi esercitavo più da due anni e mezzo, avevo le dita irrigidite e coperte da uno spesso strato di sporcizia. Non mi ero più tagliato le unghie da quando il caseggiato in cui mi nascondevo era andato in fiamme. (...)
Eseguii il Notturno in do diesis minore di Chopin. Il suono duro e metallico delle corde scordate echeggiava attraverso l'appartamento vuoto, per le scale, fluttuava sulle macerie della villa sull'altro lato della strada  e tornava indietro in un' eco sommessa e malinconica. Quando ebbi finito, il silenzio parve ancor più cupo e più sovrannaturale di prima. Da qualche parte in strada un gatto miagolava. Fuori si udì uno sparo. Un colpo secco, violento, tedesco.
L'ufficiale mi guardò in silenzio. Poi trasse un sospiro (...)

da Il pianista di W. Szpilman 



ln Il pianista di R. Polanski





"....il 16 maggio 1943 il ghetto di Varsavia verrà raso al suolo, seppure l'Organizzazione Ebraica di Combattimento ( Z.O.B., costituitasi ufficialmente il 28 luglio 1942 ) avesse costretto i nazisti a una strenua battaglia porta a porta, che fin dall'inizio, lo si sapeva, non avrebbe ottenuto altro che ritardare la morte dei 60.000 ebrei ancora presenti nell'area del ghetto. 300.000 di loro, dal luglio del 1942, progressivamente, riempiendo convogli di carri bestiame, erano stati gassati nel campo di sterminio di Treblinka. Gli altri, dei circa 450.000 stimati, erano morti di fame e di stenti, di freddo e di violenze, nelle prigioni istituite nel ghetto, o sulla strada."

da La città scomparsa di Michel Mazor

sabato 22 gennaio 2011

Frozen




 








Qui Frozen di Madonna

mercoledì 19 gennaio 2011

Ai funerali dell'amore

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Sulla tomba di Marietta furono portati fasci di rose bianche e rosse, rami di pino appena tagliati, tulipani e crisantemi, tuberose, ortensie azzurrine, giaggioli laguidi ed estenuati, questi fiori della lascivia, giacinti e preziosi tulipani neri, fiori della notte, gigli dal cereo pallore funereo, fiore dell'innnocenza e della prima comunione, lillà violacei col profumo della decomposizione, ortensie volgari e gladioli mostruosi ( i più abbondanti ), gladioli dalle delicate sfumature bianche e rosate, fiori dei santi e degli angeli, che racchiudono in sè una mistica della spada e della rosa, e tutto ciò che è nel segno di una ricchezza sfacciata, nel segno delle ville ombrose dei ricchi, gladioli dal rigoglio funereo, irrorati dal sudore di vecchi giardinieri sfiniti, dalla bocchetta degli annaffiatoi, dalla pioggia artificiale dei pozzi artesiani, per proteggere dalle intemperie il rigoglio morboso di questi fiori sterili che non mandano alcun odore, nemmeno di pesce, nonostante la fantastica struttura delle articolazioni  simili alle chele di un granchio (... ) 












                                                                  
"Ha amato e aiutato i marinai di tutti i porti del mondo" urla Bandura sulla tomba aperta, come a un comizio "e non aveva pregiudizi di colore,di razza o di religione. Al suo seno, "piccolo ma bello", come diceva Napoleone Bonaparte, l'imperatore del crimine, si sono stretti i toraci neri e sudati dei marinai di New York, quelli gialli e glabri dei malesi, le zampe d'orso degli scaricatori di Amburgo e i petti tatuati dei piloti del canale Alberto; sul suo collo di giglio hanno lasciato la loro impronta, come sigillo della fraternità universale tra gli uomini, la croce di Malta e il crocefisso, la stella di Salomone e l'icona russa, il dente di pescecane e il talismano di radice di mandragora; tra le sue tenere cosce è passato un fiume di sperma bollente che si è gettato nella sua calda vagina come nel porto a cui tendono tutti i marinai, come nella foce di tutti i fiumi della terra..." (...)






                               
" Sta pur sicuro" dice Bandura. " Nessuna signorina di buona famiglia è stata pianta più sinceramente. E nessuna sepolta con più onori."










                                                      le parole sottolineate sono links 

lunedì 17 gennaio 2011

"Big fish" o "dell'immaginazione"

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Qui il trailer









Qui una recensione di Pim







Qui un'intervista a Tim Burton






 
                                                                     Immagini dal film



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venerdì 14 gennaio 2011

Niente di nuovo sul fronte occidentale di E. M. Remarque - Una cameretta -

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Le mie mani riposano sui bracciali del sofà: ora mi accomodo bene, tiro su anche le gambe, e me ne sto dolcemente rannicchiato tra le braccia del vecchio divano. Dalla finestrella aperta vedo la scena familiare della strada, col campanile dominante sul fondo. Sul tavolo sono alcuni fiori. Portapenne, matite, una conchiglia che fa da fermacarte, il calamaio. nulla qui è mutato.
E così sarà, se sarò fortunato, quando a guerra finita, ritornerò per non più ripartire. Starò qui come adesso, e guarderò la mia camera, aspettando.  
(...)
Siedo e aspetto.
(...) E' la mia cameretta che deve parlare (...)
Muti si allineano i libri, l'uno accanto all'altro. Li riconosco, ricordo l'ordine con cui li ho disposti. 
 (...)
Mi alzo e, stanco, guardo fuori dalla finestra. Poi prendo in mano uno dei libri, e lo sfoglio per mettermi a leggere : ma subito lo ripongo e ne prendo un altro. Vi sono dei brani segnati in margine. Cerco, sfoglio, prendo sempre nuovi libri; ormai ne ho un mucchio accanto a me. altri ne vado cercando, sempre più affannosamente, e carte, quaderni, lettere. E davanti a tutto ciò me ne sto muto, come davanti a un tribunale, scoraggiato. Parole, parole, parole, che non mi raggiungono più.
Lentamente ricolloco i libri nello scaffale.





da Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich M. Remarque ed. A. Mondadori









Erich M. Remarque, autore di Niente di nuovo sul fronte occidentale, militò nell’esercito tedesco durante il I conflitto mondiale. Il romanzo, dunque, nasce da un’esperienza diretta della guerra .

La voce narrante è quella di Paolo, un giovane tedesco che, insieme ad altri compagni di classe, si arruola giovanissimo,  spinto dal diffuso sentimento nazionalista che non risparmiava neanche le scuole. Fu proprio un insegnante, Kantorek, ad invogliare i ragazzi a “servire” la patria e a chiedere di essere mandati al fronte.

mercoledì 12 gennaio 2011

domenica 9 gennaio 2011

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.Qui  Solitary man di Johnny Cash

giovedì 6 gennaio 2011

Antropometria

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Lo scrittore

(... ) mettersi davanti ad un pc, aprire un programma di editing, trovarsi la pagina vuota davanti  ed iniziare a riempirla di parole, ha senso solo se sei onesto con te fino in fondo, costi quel che costi. Cioè se non cedi alle facili tentazioni-.
- Quali sono queste tentazioni?-
- Scrivere quello che si sa già scrivere. Adagiarsi sulla propria realtà. Pensare che si debba parlare di quello che si è vissuto e non di quello che si sarebbe potuto vivere.  (...)
So che può suonare inquietante, ma scrivere vuol dire dialogare con i propri demoni-
- Demoni?  Tu hai dei demoni?-
- Io non sono uno scrittore, te l'ho detto. Ma lo scrittore del racconto, li avrebbe,  sì. Direbbe che i demoni sono le sue paure, le sue insicurezze. E' l'immagine della morte che uno vede dentro di sè. Il timore di perdere quello che ama.

( dal XII racconto, Parlami dei finali )



Misure

Lui la girò, come si fa con la carne quando uno dei due lati è cotto. Lei sprofondò il viso nel cuscino. Aveva lo stomaco pieno e le girava la testa. Non si ricordava se lui si era  spogliato o se indossava ancora i jeans e la camicia che aveva a cena - ma ormai era troppo tardi per chiederselo : sapeva solo che c'era un uomo dietro di lei e che questo uomo la vedeva davanti a sè, le osservava la schiena taglata in due dal reggiseno nero, le fossette sotto i lombi, il suo sedere e la sua intimità scoperta. Il mondo di lei era diviso in due emisferi: quello davanti, sul quale lei aveva il pieno controllo, uno spazio che poteva esaminare con gli occhi, e quello dietro, un territorio del quale conosceva la consistenza, gli odori, e del quale poteva immaginare l'aspetto, ma che sfuggiva da sempre al proprio sguardo. Stringendosi al cuscino lei pensò che era proprio quella conoscenza a garantirgli la sicurezza con la quale ora aveva allontanato le natiche e aveva iniziato a passare la lingua su qualcosa che lei non avrebbe mai potuto vedere.                                                                                    

(dal X racconto, La lotta )



Dietro l'angolo

- Sa, sto leggendo un libro in questi giorni, un libro che avevo già letto un sacco di anni fa ma che mi è venuta voglia di riprendere in mano. E' Delitto e castigo di Dostoevskij. Beh, ho letto una statistica curiosa al riguardo : la parola "improvvisamente" compare circa seicentocinquanta volte. La mia edizione ha meno di cinquecento pagine. Praticamente, in ogni pagina succede qualcosa che nessuno si aspettava.

( dall'VIII racconto, L'urlo )



La vita

(...) e il sole entrava sgembo dalla finestra dietro di lei, illuminando il legno rossiccio del tavolo ( quello che aveva ereditato dai propri nonni ), lambendo il bordo del vaso di vetro pieno di fiori quasi appasiti, in quel momento vide, finalmente "vide", che quella carne che faceva a fette non era diversa dalla sua - un ammasso di cellule tra loro connesse, dove il "senso" era qualcosa che solo lei poteva attribuire-  e come in una dolorosa, improvvisa, esposizione al mondo, comprese, nel fosco chiarore della luce del  tramonto, confusa da una rabbia rumorosa in perenne lotta contro il ricordo di una luce più forte e più vera, che quella roba liscia e rosa era la vita, e che la vita - la Vita!- non era nient'altro che quella roba rosa e liscia e appiccicosa - materiale a rapido deperimento, fettine da mangiare a cena con gli amici: qualcosa che se aspetti troppo ti viene da vomitare solo a sentirne l'odore, se avesse potuto ancora sentirlo ...

( dal XIV racconto, Cellule )




Le parti in corsivo sono tratta da Antropometria, ed. NEO., una raccolta di racconti di Paolo Zardi.
E' una lettura che mi è stata suggerita da Nicola Pezzoli e che consiglio a mia volta.
 

martedì 4 gennaio 2011

Mikalojus Konstantinas Čiurlionis



Mikalojus Konstantinas Čiurlionis 1875-1911 morì giovane e non fece in tempo a decidersi se fosse un pittore o un musicista

                                                                                                          







In ambedue i campi fu un genio visionario ed è facile individuare nei suoi lavori un' affinità tra accordi cromatici e accordi sonori. Dopo la sua scomparsa, il poeta simbolista russo Vjačeslav Ivanov scrisse che


"La sua vita era rimasta impigliata nei filamenti della coda di un'apocalittica cometa che lo attirava e rapiva via dalla terra. "   







Ci si ritrova di fronte alla rappresentazione di un "simbolismo ascensionale": (...) torri e rocche immaginarie che si addensano come riflessi visivi, città luminose, recinte di aeree barriere, che appaiono come residenze solari ( ...) ponti e chimeriche strutture, velati ricordi della civiltà industriale che vengono percorsi da schiere di angeli ...










 Nella tradizione lituana il serpente non aveva la connotazione negativa datagli dalla simbologia cristiana. Il serpente veniva collegato alla fertilità della terra . Per Čiurlionis la forma serpentina allude alle correnti cosmiche, all'influenza reciproca delle energie terresti e celesti. il serpente è germe ordinatore dello zodiaco e traccia dell'asse del mondo, icona della ciclica creazione universale, come per i Caldei che avevano un unico vocabolo per indicare Serpente e Vita.






Čiurlionis è un artista lituano che ho iniziato a conoscere grazie alla lettura di un bellissimo libro di Francesco Cataluccio, "Vado a vedere se di là è meglio", da cui sono tratte le parti in corsivo pubblicate in questo post.






A destra del post, nell' I pod, una selezione delle composizioni musicali di Mikalojus Konstantinas Čiurlionis







acquario


Altri links qui e   qui                    





                                                                            
toro



                                                                                                                                                       
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domenica 2 gennaio 2011

Fatehpur Sikri







C'è accanto ad Agra, a una ventina di miglia, una città morta, costruita dai dominatori mussulmani, e subito abbandonata, per l'aridità dei dintorni. E' rimasta intatta. Un largo cerchio di mura rossicce cinge tutt'intorno, in un largo anello,  la campagna, e qualche miserando villaggio sorto in tempi recenti. Nel centro, sopra le gobbe irregolari di un colle, è costruito il centro della città, a sua volta circondato da alte mura. Tutto di mattoni rossicci, con qua e là merletti di arabeschi di marmo.
Non nascondo la mia attrazione per queste città morte e intatte, cioè per le architetture pure. Spesso le sogno. e provo per esse un trasporto quasi sessuale. Era stupendo. Non mi ci sarei mai staccato. C'era la moschea, in un vasto cortile tutto pavimentato di mattoni rossicci, con in mezzo la vasca orlata di marmo, e un grande, stupendo e statico albero verde : la moschea era solo un ghirigoro, un pazzo ricamo di marmo ingiallito per la vecchiezza, con vene di consunzione e biancori di freschezza. 






Da  L'odore dell'India di Pier Paolo Pasolini  ed. Guanda 















Qui qualcosa su Fathepur Sikri