giovedì 23 dicembre 2010

Nostalgia

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" E' una domenica di Lisbona, e io ho nostalgia di Drummond. E' una di quelle domeniche che il mio amico Alexandre O'Neill immortalò in una poesia, quando la dolce saudade che i portoghesi si portano dentro, sul volto degli abitanti di Lisbona ( e anche sul mio ) si trasforma in tedio, mutria. Io ho nostalgia di Drummond.
Fa un caldo torrido, la citta' e' quasi deserta, passa una turista in pantaloncini, dalle  lunghe e nivee gambe; stasera gli amici mi hanno invitato sul Tago a mangiare un parago "che cosi' non l' hai mai assaggiato in vita tua". Io ho nostalgia di Drummond.  (... )                                                                                                          
Di Drummond che ha scritto:   "Amore, /poiche' e' parola essenziale, / cominci questa poesia e tutta l' avvolga. / Amore gridi il mio verso e, nel gridarlo, / unisca anima e sensi, / membro e vulva. / Chi osera' dire che esso e' solo anima? / Chi non sente l' anima spandersi nel corpo / fino a sboccare in un puro grido d' orgasmo, / in un istante d' infinito?".  (...)                                          
Di Drummond che ha scritto:                                                                                                                "Dalle correlazioni fra topos e macrotopos / dagli elementi soprasegmentali / libera nos, Domine. / Dal vocoide, / dal vocoide nasale puro o senza occlusione consonantica / dal vocoide basso e dal semivocoide omorganico / libera nos, Domine. / Dal programma epistemologico nell' opera / dal taglio epistemologico e dal taglio dialogico / dal sostrato acustico del culminatore / dai sistemi genitivamente affini / libera nos,Domine".  
     
Di Drummond che ha scritto: "Stephane Mallarme' ha esaurito il calice dell' Inconoscibile. / A noialtri resta solo il quotidiano". (...)




Anni fa, quando ti conobbi, caro Carlos Drummond de Andrade, era una limpida sera di Copacabana. (...) Ed eri gia' cosi' esile che temetti che il vento dell' Atlantico ti portasse via. Ora, che sono passati dodici anni dalla tua morte, devi essere piu' leggero di una foglia. Perche' non approfitti della brezza che la televisione ha promesso per stasera, e non vieni a fare due chiacchiere con me in questa domenica di Lisbona ?"                          

                



Da "Viaggi di altri viaggi" di Antonio Tabucchi ed. Feltrinelli



Qui un sito dedicato a Carlos Drummond de Andrade

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martedì 21 dicembre 2010

"Il principe felice" di Oscar Wilde

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Qui un post di Clode sui racconti di Oscar Wilde


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venerdì 17 dicembre 2010

Sunset Park di Paul Auster



Sunset Park

...Bing gli spiega che adesso vive in una zona di Brooklyn chiamata Sunset Park. A metà agosto lui ed un gruppo di persone hanno preso possesso di una piccola casa abbandonata di fronte al Green Wood cemetery, e da allora sono lì accampati come squatter








Renzo, uno scrittore

E' vero, ha già vissuto dei vuoti del genere, ma mai nessuno altrettanto pervicace e protratto. (...) si sta riposando, ma in verità si tratta di uno strano tipo di riposo, dice, "un riposo ansioso". (...) gli è venuta una piccola idea, un germe infinitesimale di idea  (...) scrivere un saggio sulle cose che non succedono, le vite non vissute, le guerre non combattute, i mondi-ombra che corrono paralleli a quello che prendiamo per il  mondo reale, il non-detto, il non-fatto, il non-ricordato.








Ha finito per guardare" I migliori anni della nostra vita", un film che aveva visto una volta sola tanto tempo fa  (...) un affascinante esempio di propaganda destinato a convincere gli Americani che i reduci della Seconda guerra mondiale in conclusione si adatteranno alla vita civile (.. ) perchè questa è l'America, e in America tutto alla fine va a posto.






 Miles

 
Oggi, ogni volta che ripensa a quel giorno immagina che sarebbe stato tutto diverso se avesse camminato a destra di Bobby anzichè a sinistra.




 Pilar

Non si è innamorato di lei per il suo corpo o per la sua mente. (...) Forse il modo in cui lo guarda, ... la sensazione che quando sono insieme lei sia presente in modo totale, di essere l'unica persona che esiste per lei sulla faccia della terra.




La casa


 Una notte forzarono la porta e scoprirono che c'erano quattro camere da letto (...). La casa era in uno stato penoso, ogni superficie tappezzata di polvere e fuliggine, strisciate d'acqua sul muro dietro il lavandino (..) ma, davvero incredibile, nemmeno una finestra rotta (...).

                                    (...)

Passò poi qualche giorno in cerca di persone che riempissero le altre due camere da letto, ma nessuno della band era interessato, e man mano che faceva scorrere l'elenco degli altri suoi amici e conoscenti, scoprì che l'idea di vivere da squatter in una casa abbandonata non emanava il vasto fascino che aveva creduto. Poi casualmente parlò con Ellen ed Alice Bergstrom ...




Il Green Wood cemetery

I corpi di John Steynbeck, Woody Guthrie (...) e quanti altri noti e ignoti, quante altre anime sono state trasformate in fumo in questo luogo pertubante e bellissimo? Miles si è imbarcato in un altro progetto inutile, utilizzando la macchina fotografica come strumento per registare i suoi pensieri scuciti, inutili, ma almeno è un'attvità, un modo per passare il tempo finchè la vita incomincerà, e in quale altro luogo se non in Green Wood cemetery avrebbe potuto imparare che  il vero nome di Frank Morgan, l'attore interprete del mago di Oz, era Wuppermann?




Un'attrice ed uno scrittore



 sono ambedue prigionieri di quello che fanno ( ... ) con un supremo talento per l'autocommiserazione, entrambi in definitiva inaccessibili agli altri (...). Anime lese. Persone che camminano ferite, aprendosi le vene e sanguinando in pubblico.













Le parti in corsivo sono tratte da Sunset Park di Paul Auster  ed. Einaudi

Qui Paul Auster legge Sunset Park

domenica 12 dicembre 2010

Viaggio

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"... a conti fatti, ho viaggiato molto, lo ammetto; ho visitato e ho vissuto in molti altrove. E lo sento come un grande privilegio, perchè posare i piedi sul medesimo suolo per tutta la vita può provocare un pericoloso equivoco, farci credere che la terra ci appartenga, come se essa non fosse in prestito, come tutto è in prestito nella vita.  Costantino Kavafis lo ha detto in una straordinaria poesia intitolata Itaca: il viaggio trova senso solo in se stesso ( ... ) è come la nostra esistenza il cui senso principale è quello di essere vissuta."



da Viaggi e altri viaggi di Antonio Tabucchi




                                                                       

Qui un' intervista a Tabucchi


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giovedì 9 dicembre 2010

"Ed Wood "di Tim Burton ed il theremin

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Grazie ad " Ed Wood " di Tim Burton, ho scoperto l'esistenza di un insolito strumento musicale, il theremin.  

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Si tratta di uno strumento elettronico inventato dal russo Lev Termen intorno al 1919. Ad Hollywood, soprattutto negli anni Cinquanta,  veniva utilizzato nelle colonne sonore dei film di fantascienza.  Tim Burton  lo volle per la colonna sonora del suo Ed Wood, ma si può riconoscere la sonorità del Theremin anche in altri suoi film. ( p.e. Mars Attacks )                                                                                 

Lo si suona avvicinando e allontanando la mano da due antenne, una delle quali controlla l'intonazione, mentre l'altra il volume. Le due antenne sono montate su una cassetta che contiene il circuito elettronico.







Il theremin è stato utilizzato  da diversi musicisti. Tra questi Clara Rockmore, allieva dell'inventore, Samuel J. Hoffman, autore della colonna sonora di  Spellbound (Io ti salverò) di Alfred Hitchcock e di The Day The Earth Stood Still (Ultimatum alla Terra) di Robert Wise, Lydia Kavina, pronipote e allieva di Lev Termen, Pamelia Kurstin.  Ricorrono al  theremin anche i Led Zeppelin  in Whole Lotta Love.




Le parole in rosa sono links
                   
                                 
                                    
qui un "Chiaro di luna" con il theremin ( suggerito da Cristina )



Un sito dedicato al theremin  qui
              

venerdì 3 dicembre 2010

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Mi assento per un po' ! 
Baci a tutti.





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mercoledì 1 dicembre 2010

da " Le braci " di Sándor Márai

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Una sera d'estate, mentre Konrad e la madre di Henrik stavano suonando un pezzo per  pianoforte a quattro mani, accadde qualcosa. In attesa della cena, l' ufficiale della guardia e suo figlio, seduti in un angolo del salone, ascoltavano educatamente la musica, con la condiscendenza compunta e la remissività di chi dice: "La vita è tutta un dovere, bisogna sopportare anche la musica. (...)"

La contessa suonava con trasporto, eseguivano la Fantaisie polonaise di Chopin.
Nella stanza tutto sembrava vibrare. Mentre aspettavano, educati e pazienti, nelle loro poltrone in un angolo del salone, padre e figlio si resero conto che in quei due corpi stava avvenendo qualcosa di strano. Dalla musica sembrava sprigionarsi una forza eversiva capace di sollevare i mobili e di gonfiare i pesanti tendaggi di seta alle finestre. Era come se tutte le cose vecchie e ammuffite, sepolte da tempo nei cuori umani, ricominciassero a vivere, come se nel cuore di ogni essere si annidasse un ritmo mortale che, a un certo punto della vita, potrebbe mettersi a pulsare con implacabile violenza. Gli ascoltatori pazienti compresero che la musica rappresentava un pericolo. (...)





                                                            
( Henrik ) ...fissa il fuoco. " Eravamo fatti così " dice con semplicità. " Pian piano arrivai a rendermi conto di ciò che era accaduto. Per prima cosa c'era stata la musica. Nella vita di alcune persone esistono certi fattori ricorrenti e fatali. Fra te Krisztina e mia madre la musica è stata una sorta di tessuto connettivo. Essa vi comunicava qualcosa che non è possibile esprimere con le parole o con gli atti. Probabilmente vi permetteva anche di comprendervi, mentre mio padre ed io , che eravamo diversi da voi, e quindi esclusi da quei discorsi, restammo isolati fra di voi. ( ... ) 




Per questo la musica mi fa orrore ( ... )  Odio quel linguaggio melodioso e incomprensibile che permette a certe persone di comunicarsi con disinvoltura cose vaghe, insolite; a volte ho perfino l'impressione che con la musica si comunichi qualcosa di sconveniente, di immorale.  (... ) Questa, non avendo nessun significato definibile a parole, deve possederne uno più pericoloso (... ). Non credi che sia così?... "
                                                         






Una recensione del libro qui ( dal blog di Giulia )


domenica 28 novembre 2010

Le finestre di fronte

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                                                                      Le parole in rosa sono links
                               ( video, info e profili o blog degli amici che hanno segnalato i film )


LE FINESTRE DI


Pina






Colazione da Tiffany
qualcosa sul film qui







Nicola
                                                                                                                                                                   




Buddy Buddy
qualcosa sul film qui
                                                                   





 Amanda






La signora della porta accanto
qualcosa sul film qui


          

                                       



 Lost in translation              
qualcosa sul film qui



   


Speriamo che sia femmina
qualcosa sul film qui
Mario Monicelli










Zicin




 La finestra di fronte
qualcosa sul film qui











Pina e Zicin

                                     



  La finestra sul cortile
  qualcosa sul film qui










Jacqueline





 Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni                                                                            qualcosa sul film qui




          Il deserto dei tartari
          qualcosa sul film qui


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Espiazione
Qualcosa sul film qui










Alive 2






Grazie per la cioccolata
Qualcosa sul film  qui
                                       



                                                                                                     Grazie!








IN RICORDO DI MARIO MONICELLI  (  NEL BLOG DI FRANZ )





venerdì 26 novembre 2010

Altre finestre...




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                                                     Da "Camera con vista" di J. Ivory

Clicca Qui





 









                                                             Da "Sweeney Todd" di Tim Burton








                                                            Da "Paura d'amare" di Garry Marshall.









                                                                 Da "Orwell, 1984" di Michael Radford




                                                   


                                Da " La leggenda del pianista sull'oceano " di G. Tornatore










Se vuoi qualche dettaglio in più, fai clic sui titoli dei films

 Se vuoi suggerirmi films che abbiano sequenze con finestre, te ne sarò grata, è un soggetto che mi piace molto

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martedì 23 novembre 2010

Finestre



Ha indosso un pigiama di cotone a righe gialle e azzurre e un paio di ciabatte di pelle nera. Dove sia esattamente, non gli è chiaro. Nella stanza, d'accordo, ma in quale edificio si trova la stanza? In una casa? In un ospedale? In una prigione? (…)  Forse è sempre stato in questo luogo; forse ci vive dal giorno della sua nascita. (…)
Nella stanza c'è una finestra, ma ha la tendina abbassata, e, a quanto ricorda, lui non ha ancora guardato fuori. 

Paul Auster "Viaggi nello scriptorium" 




  
Io stavo sulla piazzetta, che vedevo da alcune finestre, e di quella la cosa importantissima è il fracasso infernale che veniva da una bottega di fabbri: In ogni stagione il rumore era eterno e assorbe ogni mia sensazione di quel luogo e di quel tempo. 




Se quelle finestre mi tenevano ancora dentro la città, nella stessa casa avevo una terrazza grandissima che era già in campagna. Ricordo i liberi voli delle rondini che si frangevano contro quella terrazza sospesa sul vuoto di quel panorama.


Sandro Penna, "Un po' di febbre "








Mi sono alzato ed ho guardato dalla finestra; per strada non c'era nessuno e faceva paura. A New York capitano questi strani momenti in cui sembra che siano tutti scomparsi.



Peter Cameron, "Un giorno questo dolore ti sarà utile"
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Per un momento pensò al "Soldato e fanciulla che sorridono" di Vermeer, cercando di rammentare l'espressione del viso della fanciulla, la posizione esatta delle mani
intorno alla tazza, la schiena rossa dell'uomo senza volto. Nella mente gli balenò la cartina azzurra appesa al muro e il sole
che entrava dalla finestra, cosi simile alla luce che lo circondava in quel momento

Paul Auster, "Città di vetro"










Il generale riconobbe la grafia, prese la lettera e se la ficcò in tasca. Entrò nel vestibolo, al fresco, e porse in silenzio il bastone al guardiacaccia. Frugò nel taschino dei sigari e ne trasse degli occhiali, si accostò alla finestra e nella semioscurità, sotto la luce che filtrava attraverso le fessure delle persiane socchiuse, cominciò a leggere la lettera.


Sandor Marai, "Le braci"











Qui  la finestra di Cristina

domenica 21 novembre 2010

Il mondo di Stainboy di Tim Burton

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 Stainboy è uno strano supereroe, non può volare o superare treni in corsa, può solo lasciare una macchia di unto lì dove è chiamato ad intervenire. Il bimbo-macchia è una creatura di Tim Burton, disegnatore e regista californiano.








                                                          Qualcosa su Tim Burton qui  

sabato 13 novembre 2010

Vivere scrivendo - Nicola Pezzoli , "Tutta colpa di Tondelli" -

 




Nicola Pezzoli, di professione scrittore (* ), in Tutta colpa di Tondelli racconta come si possa  scivolare dalle ariose latitudini della buona letteratura ( letta e prodotta ) in quelle soffocanti dell'editoria e della sua immediata periferia.




Metà dicembre 1994. Fuori nevicava e io dentro, lasciato uno sgobbo da impiegato in nero per un posto in banca poi "fortunatamente" sfumato, mi godevo la mia libertà di disoccupato volontario da ormai nove mesi. la stessa condizione umana per cui molti altri si sarebbero suicidati, io sul mio diario, l'avevo con baldanza intitolata e sottotitolata: Freedom 94, Lord of my time. ( In seguito, avrei anche fallito di proposito un concorso per ausiliario comunale nel quale mi avevano incastrato certe mie zie che non si facevano i cazzi loro ).  Le sole cose che mi interessavano erano scrivere, leggere, giocare, ogni tanto masturbarmi. E adesso - complice la magia di colori caldi non intermittenti del nostro abete stortignaccolo, comperato da mamma al vivaio Spertini in quella settimana di meriggi corti tra San Nicola e Santa Lucia, e adornato con le frangibili sfere di quand'era poco più che bambina _ divampava la vita come fino ad allora l'avevo soltanto potuta sognare. 
(...) mi ero procurato un contratto con l'impenetrabile mondo dell'editoria - quella vera stavolta. (...) Così, chiuso nella mia camera- studio, felice di vivere questa che credevo essere la tipica esperienza di un vero scrittore ( scrivere avendo già un committente ), nel giro di poche settimane finii il lavoro. dopodichè mandai alla Marchi il floppy disc, con l'indirizzo di Gemonio e tutto quanto. ( A volte ero tentato di inventarmi pseudonimi e luoghi strani di residenza: uno che mi piaceva molto era Nick Forestiere, Vicolo Borromeo 14, Isola dei Pescatori, Verbania, Lago Maggiore - (...) )




Ignorando le voci che si erano alzate per distoglierlo dalla scrittura ( quella paterna : Trovati un lavoro, scrittore del cazzo! ) e dalla lettura ( quella di un compaesano che, dopo aver inchiodato la sua lambretta sotto il balcone dove Nicola leggeva un Dostoevskij,così lo apostrofa ( dal basso verso l'alto ) : Te ghè nagòtt de faa ? ),  Nicola, agli autoarresti domiciliari,  lavora come un manovale intorno allo scritto di cui, insperatamente, gli era stata prospettata la  pubblicazione.
L'occasione sfuma ma se ne presenta un'altra, quella che condannerà l'autore ad una condizione settennale di "sospensione" e ad entrare in una dimensione grottesca, popolata da personaggi del mondo letterario ed editoriale, un ambiente restituito nel libro con grande maestria ed ironia.
Nicola Pezzoli riesce a trasformare uno scritto di denuncia in un romanzo appassionante, tenero, rabbioso, in più momenti esilarante.  L'ho letto d'un fiato e sono grata al suo autore di non aver rinunciato ad essere uno scrttore.





* vedi qui

Per ascoltare l'intervista a Nicola Tondelli su Radio Radicale clicca qui





                                    Open Space di Nicola Pezzoli qui 



 Le parti in corsivo sono tratte da "Tutta colpa di Tondelli" di Nicola Pezzoli