Sceso dal treno a Milano, il metrò era terra di nessuno per le voci di uno sciopero poi annullato all’ultimissimo istante. Sotto le rampe della stazione Centrale mi imbattei in un violinista: alto e dall’aspetto nobile, i cortissimi capelli grigi, faceva vibrare sulle corde un’aria che mi sembrò di una bellezza struggente ( la Danza Ungherese numero 5 di Johannes Brahms, avrebbe poi detto mia madre, e me l’avrebbe fatta riascoltare da un vecchio nastro ). Ai suoi piedi c’era la custodia nera dello strumento aperta e vuota, come se nessuno avesse voluto buttare un centesimo a quell’arcangelo, o lui si fosse appena materializzato lì solo per me. Superai l’indecisione, la vergogna di dare: mi avvicinai, mi svuotai le tasche delle molte monete che avevo, e per farlo, poiché la borsa a tracolla e la cartelletta mi intralciavano, mi inginocchiai davanti a lui.
Ai margini del bosco, un colombaccio in difficoltà. Qualche pallino vagante doveva averlo colpito. Non poteva avanzare che saltellando. I movimenti comici, da cui sembrava divertito, davano alla sua agonia un carattere allegro. Mi sarebbe piaciuto portarlo via, perché faceva freddo e si avvicinava la notte. Ma non sapevo a chi affidarlo. Nessuno avrebbe voluto saperne in quella Beace chiusa e triste. Non potevo neppure cercare di impietosire il capo della stazioncina dove stavo per prendere il treno. Ed è così che ho abbandonato il colombaccio alla sua gioia di morire.
… tre, quattro, cinque vagoni, me li contavo, la luna era nascosta dietro una nube beige dalla quale fioccava così fitta la neve, eppure quella piccola luna si vedeva sempre, come un cerchio sommerso sul fondo di un torrente che scroscia nel suo basso letto, sette otto nove, e la neve si mise a cadere così forte che per un attimo non vidi né la locomotiva né l’ultimo vagone di quel treno, undici, dodici, tredici e poi lanciai leggermente quel congegno, come se gettassi un fiore in un ruscello, calcolai con precisione, lanciai quando sotto di me comparve la fronte del vagone, che andò dentro quella cosina, che adesso stava là e portava quel treno strettamente sorvegliato verso la sua fine…
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di qui per la stazione di Amanda
Le parole in rosa sono links
Ah , le stazioni : quando sono in Italia faccio la pendolare tra Bologna e Ferrara e tutt'e due le stazioni sono cariche di ricordi. Quella di Bologna per quello inevitabile dell'attentato, quella di Ferrara per i film di Vancini e un'atmosfera alla Bassani . E poi ci sono i miei di ricordi: fra tutte quelle della letteratura una partiocolarmente mi sta a cuore, è la stazioncina spersa nel nulla dove é morto Tolstoi.
RispondiEliminaA presto
g
sono nata praticamente in una stazione ed in una stazione vivo, mi addormento con gli ultimi annunci mi sveglio al primo sferragliare,faccio attenzione ad allontanarmi dalla linea gialla per non farmi troppo male e sono sensibile ai musicisti di strada
RispondiEliminaDi’ la verità:lo zio Scriba ti paga per la pubblicità che fai del suo Tutta colpa di Tondelli. Va bè, ho capito, mi tocca comprarlo e leggerlo prima degli altri libri della mia lunga lista.
RispondiEliminaUn bacio
Trovo appassionanti questi accostamenti letterari che fai, cara Giacy.nta.
RispondiEliminaC'è in effetti un Nicola Pezzoli che non ricordo bene ... :)
Ciao e buona giornata,
Lara
Io con le stazioni non ho un buon rapporto, sono luoghi di passaggio che non amo: o sono triste perché lascio un luogo che non voglio lasciare o sono ben contenta di andarmene; in entrambi i casi in una stazione sono spesso un'anima in pena, o preda della nostalgia o dell'impazienza di allontanarmi.
RispondiElimina(mi dispiace, ma se continui ad abbinare lo Zio ad altri scrittori io questi non li vedo nemmeno, è più forte di me: e che bella l'immagine del violinista arcangelo davanti al quale inginocchiarsi)
Sono visioni, o segmenti di visioni, o scenari da ipertesto calviniano (Se una notte d'inverno un viaggiatore). Ciao.
RispondiEliminaMi piace questo andare di stazione in stazione, per questa strada realtà di parola che mi prende per mano, o forse è solo la vita che si racconta, una solitudine troppo rumorosa.
RispondiEliminaGrazie per il tuo post, suggestione preziosa!
:-)
Certo che questo Pezzoli...non sarà un giallista, ma mi sa che comprerò il suo libro! E' riuscito a descrivere in modo romantico addirittura una stazione come quella di Milano, che non mi è mai piaciuta né mai mi piacerà.
RispondiEliminaBye&besos
Uomini comunque in fuga, in situazioni e con motivazioni - non sempre - diverse.
RispondiEliminaBrava, anzi bravissima amica mia: con tutte le stazioni che c'erano nel romanzo, hai saputo scegliere proprio il mio brano preferito, quello che simboleggia il mio inginocchiarmi davanti all'Arte e agli Artisti (e, forse, davanti all'Uomo in generale...)
RispondiEliminaSei stata anche profetica: oggi dopo anni sono tornato a salire su un treno!!!! :D
p.s. meraviglioso il pezzo di Cioran.
Buonanotte carissima!! :-))
E grazie!
Di questi ho letto solo un certo Pezzoli. Nic per gli amici ;)
RispondiEliminail mondo entra nei libri, alberghi, stazioni. tutti luoghi di passaggio.
RispondiEliminao i libri entrano nel mondo, e qualcuno sta leggendo in albergo, in stazione...
bell'idea.
Nella fase studentesca ho passato molte ore della mia vita nelle stazioni. Le trovo dei luoghi affascinanti. Volti che si sisusseguono... mille espressioni... racconti di vita da intuire...
RispondiEliminaFelice fine settimana, cara Giacynta
Ho preso l'abitudine, quando abitavo a Torino, di dare una moneta al primo suonatore che incontravo per strada. Era una forma di esorcismo: mi vedevo nei suoi panni strimpellare appena una canzone essendo stato un mediocre ""suonatore"" -:)
RispondiElimina@Grazia Anch'io sono legata per diversi motivi alla stazione di Bologna. Quella di Ferrara, così retrò, è molto suggestiva. Non sapevo di quella di Tolstoj. Appena posso ( in questi giorni ho purtroppo pochissimo tempo a disposizione ) passo da te per vedere se hai scritto qualcosa a proposito. Se non ricordo male, a te piace molto Tolstoj.
RispondiEliminaUn bacio
@Amanda Mi piace che tu sia nata quasi in una stazione. Il tuo blog con tutti i suoi "scambi" (quasi) la richiama.
Ti abbraccio
@Barbara Leggendo Zio, ti accorgerai che l'idea che possa avermi corrotto è assolutamente da escludere :-)))))
@Lara Grazie, cara! So che anche tu sei nel nipotame come me. :-)))))
@Duck A me le stazioni piacciono proprio perchè sono luoghi di passaggio, ma capisco perfettamente il tuo punto di vista. Diciamo che ho una tecnica formidabile che mi consente di superare la tristezza del distacco. Penso che Nic apprezzerà quanto me il tuo commento. Un bacio
@Alberto Chi hai evocato! Ti ringrazio. :-)))))
@Amatamari prezioso è il tuo commento. Grazie per avermi suggerito qualche mese fa la lettura di "squartamento". Mi sono piaciute molto le riflessioni sulla storia. Un caro saluto.
@Nela Non ti piace la stazione di Milano? E lo sbarco di Totò e Peppino dove lo mettiamo?:-)))))
Contenta di averti invogliato a leggere il bellissimo libro di Nicola. Un bacio
@Adriano. Paradossalmente nel termine stazione c'è l'idea non della fuga ma del suo contrario, ma forse la vita si vive in questa opposizione. Bacio.
@Nick, spero di non essere stata invadente, ma davvero il desiderio di citarti era troppo grande. Il tuo libro per come è scritto mi ricorda la melodia infinita di Wagner, nel senso che è un continuum. Ogni sua parte è necessaria e non ci sono mai momenti di cedimento. Ogni sequenza mi è piaciuta.
Dimenticavo: a proposito di treni: che coincidenza! :-))))))
@Ally in effetti non gli è difficile farsi apprezzare! :-)))))
@Franz molto bello ciò che scrivi a proposito degli incontri, scambi, passaggi. In effetti libri, alberghi stazioni sono un mondo. Grazie!
@Zicin Sono a mio agio nelle stazioni per i tuoi stessi motivi. Di sera, poi, sono ancora più affascinanti. Un abbraccio.
@Guglielmo Mi ero accorta della tua vocazione musicale... Grazie per questo tuo ricordo. Un abbraccio.
dopo alberghi e stazioni aspetto "un libro letto sul treno", sono pronto:)
RispondiElimina@Giacynta: quando ho commentato il tuo post mi sono resa conto che se avessi dovuto scrivere nel commento tutto ciò che una stazione ferroviara rappresenta per me, il commento sarebbe stato più lungo del post :)
RispondiEliminaciao. ho letto qui
RispondiEliminahttp://zioscriba.blogspot.com/2010/03/grazie-di-esistere-amico-scrittore.html
che forse ti interessava Gary Shteyngart
l'ho letto e ne avevo scritto qui
http://slec.splinder.com/tag/gary+shteyngart
magari intanto l'hai già letto, ma altrimenti...
@Franz : sei una miniera, amico mio. Si, ricordo il post di Nick. Corro da te, anche perché non ho ancora avuto modo di leggere Sheyngart.
RispondiEliminaPer quanto riguarda "libri letti sul treno" ( meraviglioso suggerimento ) inventerò qualcosa, promesso!
Grazie, un bacio.
@Amanda : Sei legata ai Cafè ed anche alle stazioni... Impossibile non andare d'accordo noi due! Bacione
Treni
RispondiElimina"Giaceva supino, con il corpo inarcato sul sedile, la testa appoggiata sul bracciolo, contemplando le colline color ocra fuggire oltre l'incerto profilo del suo naso. Sulle colline c'erano lunghi filari di grossi tronchi. La velocità con cui apparivano oltre il finestrino era tale da sembrar che vi balzassero dentro l'uno dopo l'altro, per poi sparire. Sentì che quel panorama desolato avrebbe potuto indurlo all'oblio. La processione di quei tronchi marci sfilava nella sua mente come un viale alberato dell'oblio.
D'altronde egli era ormai avvezzo a considerare il treno come un luogo in cui dimenticare. O meglio, il treno faceva sfumare in lui il senso di realtà della vita. Ogni volta che saliva su un treno aveva l'impressione di affidare se stesso a qualcosa di indefinibile. E così quando il suo animo era gravato da tristezza o da rabbia saliva immancabilmente su un treno. Non appena le oscillazioni delle ruote si trasmettevano al suo corpo, la testa gli si svuotava. O meglio, gli si offuscava la memoria. Il corpo abbandonava la terra, quasi si librasse lieve sul paesaggio e il suo greve passato fluttuava come un sogno sopra le nuvole."
(Y. Kawabata, Immagini di cristallo)
un caro saluto
sono un po' assonnata, ma ho letto e trovato molto interessante il tutto.
RispondiEliminama queste musiche... mi affascinano.
grazie
cri
e di stazioni ho ricordi strani anch'io.
RispondiEliminacerto che lasciare un colombaccio alla sua "gioia di morire" fa amare chi l'ha scritto, fa sapere che sapeva...
vagoni tristi.
treni dalla sorte segnata, minata.
fischiano sempre, però,al passaggio...
@Maria: è più o meno ciò che mi capita di provare andando in treno. Grazie davvero per aver scelto e lasciato questo bellissimo passo qui. Un bacio.
RispondiElimina@Cri: a letto presto e sveglia da caserma...
Sempre opputune ed acute le tue osservazioni, a qualsiasi ora, in qualsiasi condizione... Sei grande!