opera di Felice Casorati |
Scomporre e ricomporre : è quello che fa la natura o un binomio di divinità capricciose, all'infinito ;
o che fa chi vuol scoprire i segreti di un meccanismo
o quello che sto per fare io per capire qualcosa de "L'invenzione di Morel", un romanzo del 1940 di Adolfo Bioy Casares, scrittore argentino legato da un rapporto di amicizia e collaborazione al più noto connazionale J.L. Borges.
Gli elementi in gioco non sono molti.
C'è un'isola. Vi approda il protagonista, un uomo in fuga; sta cercando di sottrarsi all'ergastolo a cui è stato condannato. E' questo un primo elemento di cui tener conto.
Approdando sull'isola, l'uomo si libera da qualcosa che lo avrebbe limitato, una prigione, uno spazio buio, chiuso (la caverna di Platone o, più semplicemente la materia, il corpo?). L'isola è un grande spazio aperto, bagnato dalla luce e dall'acqua (il mondo delle idee o un paradiso?).
L'acqua è un elemento ricorrente nel romanzo; è la via attraverso cui l'uomo approda sull'isola; avvolge il protagonista che più volte al suo risveglio vi si ritrova immerso ( il grembo ? );
il suo movimento ciclico ( le maree ) costituisce l'energia propulsiva necessaria ad azionare l'invenzione di Morel;
l'acqua è in una delle tre costruzioni che stazionano solitarie sull'isola : una piscina, una cappella, un museo ( chiamato così, è in realtà una residenza ).
Il numero tre è ricorrente nel romanzo, così come il numero otto. Sono cifre che rimandano al trascendente, a ciò che supera la materia, all'infinito, all'eterno.
L'8 è il numero della resurrezione, della rinascita. Ruotato di 90° è il simbolo dell'infinito.
Castel del Monte |
Alla rinascita fanno pensare l'approdo sull'isola del protagonista, la presenza della piscina ( una fonte battesimale? ).
Al continuo ritorno rimandano le maree e il ripetersi di situazioni, di cui il protagonista è spettatore, che hanno tutta l'apparenza della realtà e che costituiscono invece il prodotto di una invenzione, "l'invenzione di Morel", appunto.
Tra le "scene" ricorrenti a cui l'uomo assiste c'è quella di una donna, vestita in modo elegante ma antiquato, il cui incarnato ricorda quello di una zingara ( un riferimento ai tarocchi, al destino ? ), che assorta, con un libro fra le mani, guarda il tramonto, il termine del giorno.
Il motivo della fine è presente nel romanzo tanto quanto quello dell'inizio. Per rinascere bisogna morire. L'immagine più forte in questo senso è quella della partenza degli "intrusi" dell'isola, ovvero delle persone che figurano nelle scene realizzate da Morel attraverso il congegno che ha ideato; partono con una imbarcazione, consapevoli di andare incontro alla morte; ricordano il pallido carico di altri "legni" letterari, da Dante a Coleridge, a Shiel.
Anche la morte è momento ineludibile, necessario per garantire l'eternità, la riproduzione del ciclo ( anche in senso cinematografico... ed è una riproduzione , questa, a cui il protagonista assiste ).
Per non rovinare il piacere della lettura non dico altro. Aggiungo solo che, leggendo il romanzo, ho intravisto altre possibilità interpretative. Una di queste è suggerita dal binomio illusione/realtà : ciò che consideriamo concreto ha invece la sostanza dei sogni, delle visioni, visioni di qualcuno che, più in alto di noi, ( ci ) sogna : Morel?
p.s
Borges, parlando de l'invenzione di Morel, fornisce un suggerimento:
"Bioy rinnova letterariamente un' idea che Sant'Agostino e Origene confutarono, che Louis Auguste Blanqui ragionò e che Dante Gabriele Rossetti disse con musica memorabile:
Sono già stato qui,
ma quando o come non so dire:
conosco quest'erba davanti alla mia porta,
quel dolce intenso odore,
quel rumore sospirante, quelle luci attorno alla costa... "
p.p.s.
Ci sarebbe anche un'altra chiave di lettura, più...sentimentale, più segreta
( cito da pag. 109 della mia edizione ) :
Forse abbiamo sempre voluto che la persona amata avesse un'esistenza di fantasma
La frase, nel romanzo, è in sordina: è riportata tra parentesi, quasi a confessare la verità inconfessabile.
Le linee interpretative non si negano vicendevolmente. Un punto di vista più celeste ( o più terrestre ? ) del mio saprebbe come ricomporle. Io non ancora...ma mi sto attrezzando.
.
Qui il film "L'invenzione di Morel" di Emidio Greco
Affascinate la tua lettura, che, ancora una volta, a me manca ...un post sull'acqua, in un certo senso, anche qui ;)
RispondiEliminaMi hai fatto venire in mente due immagini Boklin e questa di Corcosanche se l'incarnato non è quello di una zingara
RispondiEliminaDolcissima creatura, hai il recondito potere di farmi interessare su qualunque cosa tu recensisca... In questo caso , sono intrigata anche dalle mille sfacettature e interpretazioni che ne possono venire fuori... Chapeau!!!!!... e smakkone...
RispondiEliminaBorges diceva di Bioy Casares che gli invidiava il successo con le donne...(va detto che Bioy era molto più giovane)
RispondiElimina:-)
Insieme hanno scritto molto, soprattutto le favolose antologie, "Cielo e inferno", "Racconti brevi e straordinari", e le storie poliziesche di Bustos Domecq, che indaga dalla prigione dove è detenuto ingiustamente.
Il collegamento con l'acqua mi era sempre sfuggito, nel libro ci sono molti altri temi che letteralmente ti rapiscono, e mi sono sempre concentrato su quelli. Ma non si finisce mai di leggere e rileggere.
@Ally: una coincidenza necessaria,..come l'acqua :)
RispondiElimina@Amanda: c'è un indicatore temporale nel romanzo, un motivo musicale, "Tea for two" ( 1925 ) http://it.wikipedia.org/wiki/Tea_for_Two
La donna era abbigliata con vestiti stile anni Venti. Grazie... a prescindere :))
p.s.
mi insegni a creare collegamenti nei commenti? non lo so fare :)
@Nella: e tu carissima mia lettrice! E' un'opera ricca di fascino, che, come dice Giuliano più sotto, riserva continue sorprese. Bacio
@Giuliano: intanto ti lascio questo link, conoscendo la tua predilezione per il musicista
http://it.wikipedia.org/wiki/Tahiti_Trot_-_Tea_for_Two_(%C5%A0ostakovi%C4%8D)
Per il resto, hai ragione. Sono infinite le strade da percorrere. Per esempio ci sono molti riferimenti a Leonardo ( le macchie sui muri e poi il motto "ostinato rigore" )
C'è poi una via che porta verso Swedenborg, che ho intuito subito dopo la lettura e che ho perso per strada...
Inizialmente avevo intenzione di corredare il testo con immagini tratte da "Lo specchio" di Tarkovskij, poi ho virato verso Casorati. Alle spalle della donna c'è una torre ottagonale e nell'ultima immagine c'è un libro aperto e uno chiuso e una donna è vestita, l'altra no...
Ciao e grazie! ( sono arrivata a questa lettura grazie ad Emilio Gauna... ) :)
Emilio Gauna è sempre un personaggio di Adolfo Bioy Casares, da un suo altro romanzo: "Il sogno degli eroi". E' un peccato che da noi Bioy Casares sia quasi tutto fuori catalogo...
RispondiEliminaE' molto bello anche "Piano di evasione".
(è una nota a beneficio di chi non conosce questo autore)
qui per creare il link
RispondiEliminascusa ma non sempre ho accesso a audio e video
Grazie. grazie, grazie! Per avermi "costretto" a riprendere in mano un libro che avevo dimenticato, per avermi fornito chiavi di lettura a cui non avrei pensato, per condividere il mio amore( dissennato) per Borges e il suo mondo.
RispondiEliminaSai, Giacinta, ogni tanto rifletto su quanto apporti alla mia vita la lettura dei blog che mi sono scelta per amici. Tanto. Imparo nella maniera migliore da qualcuno che"trasmette" , che sento affine e pari, che non mi fa delle lezioni ma che condivide. Come ti ho detto da
questo mondo, da quella che chiamano blogsfera, mi continuano ad arrivare dei regali. E di questo non ringrazierò mai abbastanza,
Che bel post, l'ho letto tutto d'un fiato... Mi hai ricordato il film di Emidio Greco che vidi moltissimi anni fa: resta un esempio inconsueto di cinema fantastico che da noi ha (purtroppo) poco seguito.
RispondiEliminaMolto, molto interessante. Grazie Giacynta, lo cercherò!
RispondiEliminaPurtroppo ho già visto il film: mi è piaciuto, mi ha stregato, mi ha messo mille brividi, ma dico "purtroppo" nel senso che vedere prima le immagini preclude per sempre (o comunque limita enormemente, almeno per quanto mi riguarda, è chiaro) il piacere totalmente creativo della lettura...
RispondiEliminaBaci8
Il naufrago è uno che, suo malgrado, si trova in un luogo che non sceglie. Se poi approda su un'isola, la sua diventa una prigionia. Se fuggiva da da un'altra possibile prigionia è cascato male. Se poi questa isola si chiama Caponero, la sfiga l'ha preso di mira.
RispondiEliminaSopra la scogliera uomini e donne del 1929 ballano, mentre il naufrago di oggi (1974) guarda tutto come un film, ma non si è ancora accorto che è un film, lo capirà a poco a poco. E capirà anche che è un film nel quale anche lui recita come (s)comparsa.
Sulla scogliera dell'Age d'or di Bunuel e Dalì (1930) siedono i cardinali a pregare indifferenti alla lotta (tremenda, ma maledettamente “naturale”) che si combatte sotto tra un topo o uno scorpione. Anche lì un uomo ed una donna (G. Modot e L. Lys) vivono un amore folle che butta l'uno nelle braccia dell'altra, ma non potranno unirsi mai.
Anche il naufrago presto capisce che Faustine non solo non ama Morel (e questo lo esalta per un attimo), ma non potrà amare neanche lui (e questo lo getta nella più nera disperazione).
Nel luogo dove si è cercato di riprodurre all'infinito la felicità di un attimo, questa felicità non si raggiunge mai.
@Amanda: Clicca qui
RispondiElimina@ grazie, Giuliano! Vorrei dire qualcosa di più a proposito di Emilio Gauna che ti è così familiare...ma ho paura di essere bacchettata ;)
RispondiElimina@Grazia: potrei girare il tuo bellissimo commento a te, ai miei amici di blog, a Giuliano che mi ha fatto conoscere Bioy Casares e ritrovare anche il film da me perduto e amato di Greco. Se vuoi un regalo supplementare, chiedi a Giuliano un invito per entrare nel suo blog di cinema ( vedrai, vedrai... )
@Pim: grazie, carissimo. Ho la penna un po' arrugginita ( mi piace pensare, meno dare forma ai pensieri attraverso frasi ) e mi consola sapere che riesco a scrivere ancora decentemente. Il film di Greco è uno dei più suggestivi che io abbia mai visto. Devo aver persino sognato delle scene una o due volte, tempo fa!!!!
RispondiElimina@Sandro: si, cerca anche il film. Ci sono spazi e silenzi che ti entrano nell'intimo, :)
@Nick: la questione che poni è complessa. In linea di massima la penso come te ma le contaminazioni, in presenza di opere con più livelli di significato, possono aumentare il piacere di cercare, senza trovarlo, un senso, una direzione interpretativa.
@Guy ( ohibò, richiama Bioy !): ti sono grata per questo bellissimo commento che tornerò a leggere, tanti sono gli spunti di riflessione e approfondimento che mi dai.
Una sola cosa: sa di sambuco... ;)
Mi auguro tanto che sia possibile rinvenire anche quella che tu definisci chiave segreta!
RispondiEliminaCi tengo a chiarire: non volevo esprimermi contro i film, ma solo sul fatto che è meglio vederli DOPO la lettura.
RispondiEliminaBuona giornata, carissima! :)
@Adriano: le faccende di cuore sono complicate persino più degli scritti metafisici... La vedo difficilissima!;)
RispondiElimina@Nick: si, mi spiace di non essermi spiegata e di averti indotto a precisare( perdo colpi! ). Il tuo pensiero era chiarissimo. Un abbraccio altrettanto superlativo.:)
ho cliccato ma al momento non si sente, il pensiero è graditisssimo comunque :)
RispondiElimina@Amanda: dovresti cliccare su "Dorval" ( sotto la foto ). Bacio
RispondiEliminagrazie!
RispondiEliminaGrazie a te per esserti fermata qui da me:-)
RispondiElimina( ti rispondo con un altro avatar, quello del blog dove pubblico ancora qualcosa )