giovedì 1 dicembre 2011
A proposito di Ibsen
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Visto che ci sono lettori anche nei romanzi, apro una nuova rubrica, Libri nei libri.
Il protagonista della I sezione è Stanislaus Demba, personaggio di "Dalle nove alle nove" di Leo Perutz ( ne ho parlato qui )
Stanislaus, durante una sosta in un parco viennese, seduto su una panchina accanto ad una signorina, esprime il proprio parere sulle opere di Ibsen
"Stanislaus Demba portava il soprabito marrone chiaro buttato sulle spalle e abbottonato approssimativamente sul davanti. Le maniche vuote pendevano flosce. Demba si era seduto sulla panchina esausto, come chi ha percorso un lungo cammino ed è contento di poter riposare qualche minuto.
Solo un po' di tempo dopo parve rendersi conto che la sua vicina era una ragazza oltremodo graziosa. Si sistemò meglio e la fissò attentamente in volto.
Ne fu soddisfatto.
Poi lo sguardo gli cadde sul libro.
( ... )
Stanislaus Demba attaccò discorso in modo non proprio originale, informandosi della sua lettura:
"E' un libro di Ibsen, vero?".
La signorina era molto pratica nel trasalire, quando qualcuno le rivolgeva la parola, e nel presentare all'interlocutore un'espressione sgomenta, confusa e leggermente indignata.
Stanislaus Demba si sentì subito in imbarazzo.
"L'ho disturbata?" domandò." Non la volevo disturbare."
"Oh no" disse la signorina e abbassò gli occhi, fingendo di continuare a leggere.
"Volevo solo sapere se questo libro non era per caso un dramma di Ibsen."
" Si. Hedda Gabler."
Stanislaus Demba annuì con il capo non sapendo più cosa dire.
Pausa.La signorina guardava il libro, senza però leggere. Aspettava. Ma Stanislaus Demba taceva.
Un po' lento pensò la signorina.
( ... )
"Fossi suo padre, signorina," disse " le probirei di leggere Ibsen".
( ... )
" Dà un'immagine distorta del mondo ( ... ) ".
"Ma questo dovrà pur dimostrarlo." La signorina conosceva bene il modo di fare di certi giovanotti, che non avevano scrupoli a demolire dei grandi nomi, se, grazie ad ardite affermazioni letterarie, riuscivano a rendersi interessanti.
"L'annoierebbe. Annoia anche me." disse Demba.
"Dovrei spiegarle quante banalità si celano dietro ai suoi simboli. Come tutti i suoi personaggi s'inebrino al vuoto suono delle proprie parole...ma lasciamo stare, i discorsi letterari mi annoiano. solo un'ultima cosa: non se n'è ancora accorta? Tutti i suoi personaggi sono asessuati."
Leo Perutz, Dalle nove alle nove
Ho finito di leggere Hedda Gabler qualche minuto fa. E' stato il mio primo incontro con Ibsen e penso che continuerò a "frequentare" il drammaturgo norvegese, ignorando il monito di Demba.
Qualche ragione a Stanislaus va però riconosciuta, mi riferisco alla rinuncia di Hedda alla sessualità. La protagonista del dramma è presentata come una donna succube di un ruolo, prima quello di figlia, poi quello di moglie; non sentendosi libera, Hedda è bloccata emotivamente. Da ciò deriva la sua rinuncia all'amore, e la negazione della sessualità e della maternità.
Anche i gesti estremi compiuti da Hedda nel finale sono dettati dalla volontà di annullarsi, di punirsi e punire, più che di affermarsi, vista l'incapacità di sottrarsi alla mediocrità, all'ordine borghese e dare forma alla bellezza cercata.
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Fino al minuto 4,20''
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non conoscevo...
RispondiEliminaAccolgo con tripudio questa nuova tua interessante rubrica.
RispondiEliminaIbsen l'ho studiato all'università e ricordo che allora, giovane fanciulla che molto si atteggiava a irrequieta e tormentata, lo trovai ovviamente sublime. E terribile (e proprio per questo sublime). Credo che oggi, forse, mi farebbe l'effetto che fa a Demba.
Un'ultima annotazione: ho trovato stupenda quell'annotazione sulla signorina, "molto pratica nel trasalire".
Saluti affettuosi
Per ora non ho mai frequentato Ibsen, anche se di certo emana un "sentore" innegabile di grandezza.
RispondiEliminaMolto sfiziosa questa cosa dei lettori dentro i romanzi! Anche se devo dire che io, per un intuibile meccanismo di identificazione, sono mille volte più conquistato alle storie con protagonisti (non necessariamente scrittori) che a loro volta scrivono o vogliono scrivere: da La notte dell'oracolo alla Versione di Barney, da La zia Julia e lo scribacchino a L'informazione, fino ad arrivare a Misery di Stephen King.
Un saluto e un abbraccio! :)
Bella idea, come i film nei film ("Effetto notte", tanto per dirne uno):
RispondiEliminaIbsen l'ho frequentato solo a teatro ed ogni volta era una fatica per l'anima, ma che valeva la pena di fare
RispondiEliminaDi Ibsen mi è bastato quel polpettone del Peer Gynt, che sembra una brutta copia dell'Odissea. Solo grazie a Grieg è sopportabile.
RispondiEliminaQuesto Leo Perutz mi è simpatico!
:-)
Un abbraccione
@cooksappe: ciao! :-)
RispondiElimina@Duck: mi fido di Perutz, è uno dei miei autori. Diciamo che, non avendo mai letto e visto niente di Ibsen ( so solo quelle due o tre cose che conoscono tutti ), ho colto l'occasione per accostarmi ad una sua opera.
Ho iniziato a leggere con un certo scetticismo ( complice Stanislaus ); poi, pur di continuare a seguire la vicenda di Hedda, ho rinunciato ad andare in palestra, a preparare la cena, a smanettare con la tastiera del computer... Ibsen ha una scrittura che mi ha disarmato tanto è tagliente, limpida, nivea (non per niente è nordico;... mi ha fatto pensare a Cechov ). Probabilmente Perutz è infastidito dal ricorso di Ibsen ai simboli ed effettivamente è così. La stessa scena di "Hedda Gabler" è articolata in modo da rendere allusivo ogni elemento spaziale, ogni suppellettile.
La frase di Perutz che tu hai voluto riportare fa pensare a Cechov. Per la proprietà transitiva...
Baci:-)
@Nick: Ibsen delinea profili con tratti sicuri e al tempo stesso lascia immaginare le sfumature, le ombre. Grandissimo.
Capisco la tua preferenza per gli scrittori. Vedrò cosa potrò fare per accontentarti. Intanto mi piacerebbe prossimamente averti in una voce della rubrica in qualità di lettore... Qual era l'opera di Dostoevskij che leggevi sul balcone? ;-)
@Pim: non ci avevo pensato, bella idea!:-)
@Amanda: non è difficile identificarsi nelle donne di Ibsen. Lo specchio può procurare qualche inquietudine ma renderti evidente qualcosa che altrimenti non lo sarebbe. Mi è successo qualcosa del genere ieri, mentre leggevo :-)
@Ruhevoll: pensa, sarebbe stata la successiva opera di Ibsen che avrei letto. Dici che proprio non è il caso ?
eheh, signficativo quell'episodio, col tizio in motocicletta che si infuria perché leggo sul balcone invece di produrre... ironia della sorte era Delitto e castigo: il delitto di leggere? (e il castigo di venire disturbato e sgridato?) :)
RispondiElimina@Nick: situazione prodiga di binomi e ossimori: quello nel titolo del romanzo di Fëdor è solo il primo...
RispondiElimina:-)
Anch'io sono deliziata da questa tua iniziativa.
RispondiEliminaPer quando riguarda Hedda Gabler, l'ho sempre trovato un capolavoro.
Certo Ibsen ha scritto anche opere giovanili :)
E il Peer Gynt rientra in questa fase, credo.
Certo, se ci si ferma lì, Ibsen non lo leggi più, come scrive Ruhevoll.
Un abbraccio,
Lara
lessi "casa di bambola" e "gli spettri" ma tanto tempo fa.
RispondiEliminaricordo che mi sorprese molto il puritanesimo di quella nazione in quel periodo storico.
ciao
Mi piace la cattiveria di questo pezzo. Di Perutz ricordo la lettura de Il cavaliere svedese: una meraviglia, una delle esperienze più forti, a livello di lettura, della mia adolescenza.
RispondiEliminaPoi non ho letto più nulla di suo, stranamente.
Ibsen, invece, non l'ho mai amato più di tanto, chissà perché.
Ciao Giacinta, grazie per queste tue suggestioni.
Non ho mai letto Ibsen, ma l'ho visto in televisione, quando ancora si trasmetteva teatro di grande qualità e mi ricordo ancora una" Casa di bambole" con Giulia Lazzarini.Non so se ora rivedrei o rileggerei Ibsen.Di sicuro leggerò Perutz.E complimenti per l'idea dei" Libri nei libri"!
RispondiElimina@Lara: come ho avuto di dire più sopra, ho capito, leggendo Hedda Glaber, perchè Ibsen sia considerato un mostro sacro della drammaturgia.
RispondiEliminaMi hanno colpito la lucidità d'analisi, la capacità di intuire i motivi di certe "prigionie" e, naturalmente, l'abilità e l'apparente disinvoltura nel predisporre ogni elemento a propria disposizione per avviare la messa in scena.:-)
@Cristina: non le ho ancora nè lette, nè viste. Aspetto di farlo. In effetti in "Hedda Glaber" i ruoli sono così definiti e soffocanti che non possono che essere sorretti da una visione di quel tipo, sulla quale, naturalmente, Ibsen spara a zero. Un bacio.
@Ettore: anch'io ho cominciato da "Il cavaliere svedese" e poi ho letto tutto ciò che è stato pubblicato in Italia. Il Cavaliere rimane, comunque, il mio preferito. A distanza di anni, ricordo perfettamente i momenti della lettura. Non mi succede spesso. Grazie a te, Ettore, è sempre bello averti qui. :-)
@Grazia: sono curiosa di sapere se hai letto qualcosa di autori argentini prima di partire... :-)
Fai un salto sul mio blog se ti va, ci sono i regali di natale :)
RispondiEliminaMi sembra uno scrittore di rango, perché credo sia notevole l'armonia con cui in quella pagina il lettore almeno curioso possa soddisfarsi sia di riferimenti non banali, ancorché discorsivi, all'opera di Ibsen, che di sensazioni d'ambiente, tra cui quella riferita - così mi pare - all'eterno tema della timidezza.
RispondiElimina@SA(r)A: Arrivo... :-)
RispondiElimina@Adriano: perfetta analisi. In realtà, però, Stanislaus non è inibito dalla timidezza... non posso dirti di più perchè svelerei il suo segreto e ti sottrarrei il piacere di scoprirlo :-)
Ho iniziato una trilogia di interventi di Gesualdo Bufalino sul perché si scrive, perché gli scrittori dovrebbe fare sei mesi di silenzio ed infine perché si legge... Tu ti sei concentrata sull'idea di chi legge dentro i libri , io su quella di chi sta fuori dai libri -:)
RispondiElimina@Guglielmo : vado a leggere per un paio d'ore "Morte di uno scrittore" di Collins, consigliatomi da un'altro scrittore e poi vengo a leggere da te ( scrittore )gli scritti degli scrittori sul perchè si scrive. :-)
RispondiEliminap.s.
Aspettami
Ho letto "Hedda Gabler" la scorsa estate con altri drammi intorno a figure femminili...(ho scritto sul blog a proposito se interessa).
RispondiEliminaQuando ho terminato la lettura di Hedda, ero scossa dalla desolante tragicità di catastrofi interiori! Ho avuto bisogno di andare da Lou Salomè in "Figure di donne" per cercare di capire e trovare spiegazioni! Ibsen, un nuovo amore!!!
Ciao ;)
@Alicemate: che bello! Ne hai scritto! Appena posso, passo da te. :-)
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