sabato 1 ottobre 2011

cinematografo

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-  L'autentica bellezza del film - annunciai a mia madre e a Richard la mattina dopo a colazione, - è che possiede un certo ritmo fisso. Il modo in cui lo si vede è meccanicamente condizionato. Un quadro, per esempio, lo si può guardare solo fuggevolmente, o si può fissarne l'angolo in alto a sinistra per mezz'ora di seguito. La stessa cosa vale per un libro. L'autore non può impedirvi di saltarne delle pagine, o di andare a leggere l'ultimo capitolo, scorrendo poi a ritroso. Insomma, si è liberi di scegliere un approccio. Ma quando si va al cinematografo è diverso. C'è il film, e lo si deve vedere come il regista vuole che lo si veda. Egli stabilisce i suoi punti, uno dopo l'altro, e vi concede un certo numero di secondi o di minuti per coglierli ad uno ad uno. Se vi lasciate sfuggire qualcosa, non si ripeterà nè si fermerà per spiegarvi ciò che vi è sfuggito. Non può. Ha cominciato e deve andare fino in fondo... vedete il film è una specie di macchina infernale... -




Christopher Isherwood, La violetta del Prater








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16 commenti:

  1. Potrei dire che almeno nella fruizione domestica è stato superato dal dvd con pausa e fermo immagine... invece dico che è comunque una riflessione interessantissima.
    A patto, a parer mio, di non prenderla alla lettera, di considerarla indicativa di temi più profondi: la magica diversità del libro (della parola scritta in genere) non sta certo nel poter cominciare dalla fine o nel saltare pagine, cose che personalmente considero piuttosto stupide (se un romanzo merita che si saltino pagine, allora non merita di essere letto, punto e basta). La magica diversità sta nel potersi fermare per meglio gustare, assaporare con tutta l'anima i passaggi più belli e più tremendi (gli autori più geniali vanno contemplati, meditati, centellinati, letti fra le righe con occhio interiore), o nel permettergli, se vogliamo, di farci a lungo compagnia leggendo poco alla volta e portandocelo appresso sul treno, su una sdraio in giardino, e poi a letto prima di dormire.

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  2. E talmente vero, almeno entrando in una sale cinematografica, che alcuni film si possono vedere e rivedere per n-numero di volte per coglierne differenti aspetti: questo mi piace parecchio! E la cosiddetta trama spesso, almeno per me, rimane in secondo piano.
    Sandra
    P.S.:
    sonorità ed atmosfera sublimi di Ibrahim/Brand!!

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  3. Il punto che sottolinea all'inizio Zio Scriba - che cioè, ormai, un film lo si può vedere, rivedere, saltando da un punto all'altro se lo si vuole grazie a un semplice telecomando - è il punto che secondo me fa la differenza tra un film visto al cinema e uno visto in casa. Non c'è niente da fare, il cinema rimane il cinema: e non è solo vedere un film, è un rito, una cerimonia, e me ne piace ogni aspetto: mi piace la tenda, in genere di velluto, pesante, che ti introduce nella sala e segna una separazione fisica e altra tra il mondo in cui vivi normalmente e quello in cui entri per un paio d'ore; mi piace che tutto avvenga al buio, in compagnia spesso di altre persone, in silenzio si spera, ognuno preso dalle proprie reazioni di fronte a quella magia di immagini, parole, musiche che ogni volta si ripete, tutti seguendo il ritmo, i tempi che l'autore-officiante ha stabilito. E mi piace, tanto, quando un film riesce a trasformare una massa di individui separati e distinti in un unico essere che sente, si emoziona, ride o piange. Come mi sento bene, allora, al cinema! E quando si accendono le luci mi guardo in giro a incontrare lo sguardo di qualcuno e spero sempre di trovarci quello che sento io. E quando accade, è una festa! Per questo un film che non mi piace è tremendo per me, mi fa davvero sentire defraudata. Raramente perdono a un regista un film che reputo non riuscito!

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  4. Parrà un'affermazione banale, ma il cinema va visto (possibilmente) al cinema. La sala, il pubblico, lo schermo, sono elementi fondamentali per la fruizione di un film. La visione domestica è tutt'altra cosa, come i surgelati che teniamo nel freezer.
    Buon fine settimana, ciao.
    Pim

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  5. Il cinema è il cinema, come diceva Godard ... mi fai venire voglia di rileggerlo quel libro e di rivedere "La rosa purpurea del Cairo", altro "oggetto di culto" culturale della mia adolescenza.

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  6. Anche nelle sale d'antan i film, chi voleva, se li vedeva alla sua maniera, soprattutto se stava nel locale per il tempo delle proiezioni che lui desiderava ...

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  7. D 'accordo anch'io: i film vanno visti al cinema e rispettando i tempi del regista.Anche se li guardo a casa su DVD cerco di non fare pause e di non utilizzare il ferno- immagine.Se non capisco qualcosa o vuol dire che nel film c'è qualcosa di irrisolto oppure che è una indeterminatezza voluta. Comunque e sempre Evviva il cinema !
    Ma evviva anche Dollar Brand: mio marito mi ha convertito al jazz e Ibrahim/ Brand è uno dei nostri preferiti .
    Grazie per la tua musica : è sempre da ascoltare.

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  8. Non ci ho mai pensato, ma c'è molta verità in questa citazione. Certo che poi tutti vediamo il film allo stesso modo, ma lo viviamo diversamente, eppure il concetto di non poter controllare il ritmo (escludendo i dvd) e lo sviluppo, ci mette in una posizione di dipendenza.
    All'uomo piace "(di)pendere" e a me piacciono i film :)
    Buon fine settimana :)

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  9. una sosta serena in questi tuoi colori e in questa tua meravigliosa musica.
    graze!
    un abbraccio
    cri

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  10. Sono d'accordo con tutti coloro che hanno commentato prima di me. Il cinema è cinema opera e cinema luogo. Niente a che vede con multisale. Se poi qualcuno di voi ha avuto o avrà l'occasione di vederli in anteprima alla Mostra del cinema a Venezia, come successe a me, ebbene vi dico, quello è cinema opera, luogo e..privilegio. Giacchè spesso poi non vengono distribuiti per la stupida logica del profitto. Bye&besos

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  11. @Nick: come te, in prima battuta, ho pensato al dvd, per questo motivo ho scelto di intitolare il post "cinematografo", una parola desueta, di un tempo lontano. Il dvd rende possibile accostarsi ad un film un po' ( solo un po') come ci si accosta a un libro. Da qualche tempo sto rivedendo Bergman e Tarkovskij ed in effetti mi è capitato di ritornare su alcune scene per cogliere dettagli che mi erano sfuggiti o per riprovare una particolare emozione. Certo, con il libro è più semplice fermarsi, avere la libertà di far ciondolare il pensiero all'anello di una parola, alzare gli occhi e fissare il lampadario ( di solito leggo distesa ) o inseguire con lo sguardo una mosca ed insieme una idea. Il libro ha meno della "macchina infernale" e più, come osservi tu, dell'amico, dell'interlocutore, del compagno.:-)

    @Sandra: abbiamo lo stesso approccio ai film. Pensa che, anche a breve distanza di tempo, non ricordo come vanno a finire, mentre per anni conservo in memoria alcuni dettagli. :-)

    @Duck: hai descritto tutto ciò che rende piacevole ed emozionante andare al cinema. Non voglio e non posso aggiungere altro al tuo bellissimo commento. Grazie, carissima.

    @Pim, Ally: sono due cose diverse, sono d'accordo. E' anche vero, però, che i film dei registi che amiamo rimangono importanti in ogni contesto e con qualsiasi modalità di fruizione.:-))

    @Adriano: in effetti, se penso a qualche film di Tornatore, c'erà chi passava la giornata al cinematografo. Chissà perchè quei tempi mi appaiono più "fatati" di quelli attuali. Forse è solo un effetto della distanza, chissà. :-)

    @Grazia: anch'io non sento il Jazz che in rare occasioni. Ne percepisco la qualità ma raramente mi lascio catturare dalle evoluzioni virtuosistiche. Mi capita di solito quando ho voglia di sentirmi free persino da me stessa...
    :-)

    @Selene: si, è come in un ballo, non è spiacevole in alcuni casi sentirsi portati, condotti. Non volendo, ho scelto come brano musicale (in sottofondo)un tango... :-)

    @Cris: grazie, carissima!

    @Nela: pur non essendo distante da Venezia, non ho mai visto la Mostra del cinema. Magari il prossimo anno ci si mette d'accordo. :-)

    Grazie a tutti!

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  12. Bella riflessione. Il cinema è indissolubilmente legato al tempo come la musica. Ma anche la scrittura lo è dal momento che occorre tempo per leggere, soprattutto quello interno. La pittura invece va alla velocità della luce e si coglie in un attimo, il fatto di poter stare delle ore a godersi un dipinto non toglie niente all'immediatezza dell'immagine che stimola la retina. Eppure anche la pittura ha bisogno del tempo affinchè siano elaborate tutte le sensazioni ed emozioni scaturite dalla visione.
    Quindi penso che l'uso del dvd non sia altro che la possibilità di vivisezionare un film, ma siccome sono contrario alla vivisezione so che essa ci permetterà di comprendere, forse, solo il funzionamento tecnico, ma mai quello artistico.

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  13. "Macchina infernale" è una bella definizione del cinema. Secondo me, qui se ne evidenziano bene anche i limiti. Di Isherwood ho letto due romanzi molto belli, Un uomo solo e Addio a Berlino.
    Un altro blogger, Eustaki di Ortioricellari, ha parlato della Violetta del Prater. Dopo aver letto questo pezzo, il mio interesse è ancora più alto. Grazie del consiglio.

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  14. @ruhevoll: il film è il frutto di una "vivisezione" . L'atto di "tagliare", conseguente ad una selezione, è ancora più evidente in questo genere espressivo. Devo dire che personalmente non mi faccio tanti sensi di colpa quando blocco con il pulsante del DVD un fotogramma. :-))

    @Ettore: grazie per la segnalazione. Ho appena visitato il blog ( molto bello )di Eustaki. La definizione che dà de " la violetta del prater", lisandra, è perfetta.
    Un caro saluto.

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  15. discussione interessante. grazie per l'apprezzamento di ortioricellari.

    un saluto ai commentatori, molti dei quali sono noti

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  16. @eustaki: Benvenuto! Contenta di vederti qui:-))

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