Allora andavano quasi di corsa fino alla stazione più vicina della metropolitana, Karl le teneva la borsa, il viaggio era brevissimo, come se il treno fosse trasportato senz'alcun impedimento, e non appena scendevano, senz'attendere l'ascensore che per loro era troppo lento, si precipitavano su per le scale e davanti a loro apparivano grandi piazze da cui le strade si dipartivano a raggiera, percorse in ogni direzione dal fragore di traffico che scorreva lineare, ma Karl e Therese correvano l'uno accanto all'altra nei vari uffici, lavanderie, magazzini e negozi in cui dovevano fare qualche ordinazione o reclamo che non era facile sbrigare per telefono o comunque non particolarmente importante. Therese si accorse ben presto che l'aiuto di Karl non era da disprezzare, anzi, accelerava notevolmente i tempi. Quando era con lui non le succedeva mai, come le era capitato più volte, di dover aspettare che i negozianti superindaffarati le dessero retta. Karl si avvicinava al banco e vi batteva sopra le nocche finché riusciva a farsi ascoltare, gridava al di sopra di una barriera umana nel suo inglese ancora un po' troppo caricato, facilmente riconoscibile tra centinaia di voci, e si avvicinava alle persone senza esitare, anche se queste si allontanavano con alterigia nel fondo di lunghissimi negozi. Non lo faceva per arroganza, era disposto a tollerare qualsiasi difficoltà, ma si sentiva in una posizione sicura che gli dava dei diritti, perché l'Hotel Occidental era un cliente con cui non c'era da scherzare e in fondo Therese, nonostante la sua esperienza commerciale, aveva bisogno d'aiuto.
«Dovrebbe venire sempre con me», gli diceva a volte ridendo contenta quando qualche impresa era riuscita particolarmente bene.
Durante il mese e mezzo in cui rimase a Ramses, solo tre volte Karl si trattenne più a lungo, per un paio d'ore, nella stanzetta di Therese. Naturalmente era più piccola di qualsiasi altra stanza della capocuoca, le poche cose che conteneva erano quasi ammassate attorno alla finestra, ma Karl, dopo l'esperienza del dormitorio, sapeva apprezzare il vantaggio di una stanza propria, relativamente tranquilla, e anche se non lo disse apertamente, Therese si accorse che la sua stanza gli piaceva. Non aveva più segreti per lui, né sarebbe stato facile averne dopo la visita che gli aveva fatto la prima sera.
Franz Kafka, America
traduzione di Giovanna Agabio
L'amitié, comme la peinture, elle est un pont entre les coeurs, un pont entre les esprits.
RispondiEliminaBelle fin de dimanche!
forse è davvero nelle piccole e ordinarie faccende dell'esistenza quotidiana, anche nella socialità minuta, che si celano le cose più preziose, come l'amicizia.
RispondiEliminaIl grande, profondo Kafka!
RispondiEliminaCiao Giacinta, sono passata per farti un salutino.
Un bbraccio
Cri
Scorre che è una meraviglia ...
RispondiEliminaStrana (o forse semplicemente kafkiana) questa amicizia apparentemente senza confidenze, di soli gesti, di percorsi in comune. E piena di sottintesti, di cose inespresse.O almeno così la interpreto.
RispondiEliminaBello, comunque e sempre, parlare di amicizia!
ci sono le amicizie fatte di quotidianità e quando non ci sono quelgli amici oh se mancano!
RispondiElimina"se l'amour- passion non può che consumarsi in una bruciante immediatezza,
RispondiEliminae l'amour-gout finisce per annoiare,
l'amour-amitié è quello che resiste al logoramento del tempo, che si arricchisce e vive di quotidianità : quello di cui, al di là della morte, la memoria conserva intatta la douceur "
"Jules et Jim" di Henri-Pierre Roche
Per me uno dei più belli di Kafka, benché il meno conosciuto.
RispondiEliminaGrazie di avermelo ricordato.
cb
Sul tema dell'Amicizia mi viene in mente, quasi come un riflesso condizionato, il romanzo di Carson McCullers IL CUORE È UN CACCIATORE SOLITARIO. Se non l'hai letto, te lo consiglio.
RispondiEliminaSi legge d'un fiato. E mica è un caso...
RispondiEliminaL'amicizia , quella vera...quale dono più prezioso?
RispondiEliminalo scrittore dei cambiamenti (non sempre tragici)
RispondiEliminaavrei potuto scegliere altri passi di America ( bellissimo, anche più de Il Processo ): ce n'erano alcuni suggestivi, impressionistici, altri surreali, vista la compresenza, la giustapposizione del piano diurno e di quello notturno, tipiche poi dell'autore. Ho alla fine deciso di portare qui Karl e Therese e la loro contiguità. Raro trovare nelle opere di Kafka questa relazione di vicinanza che potrebbe chiamarsi amicizia:)
RispondiEliminaGrazie a tutti!:)
@Nick: grazie per la segnalazione!:)
RispondiEliminaUn passo molto bello. Del resto è Kafka! L'amicizia, un tema in cui c'è sempre molto da dire, ma che si scopre nei piccoli gesti, nelle piccole cose. Grazie, un abbraccio
RispondiElimina@Giulia: grazie a te, cara. E' bello per me sapere che sei passata di qui :)
RispondiEliminaQuando si riesce a comunicare e a comprendere l'altro al di là delle parole, allora si assapora quella sublime sensazione che provano due esseri che si incontrano e si ritrovano sullo stesso piano... peccato sia così raro, di solito uno dei due è sempre avanti (o indietro) di qualche minuto...
RispondiEliminaUn bacio carissima Giacy
@Maria: non perdiamo la speranza... :) Baci
RispondiEliminaancora Kafka, a proposito di amici:
RispondiEliminaQuando la sera sembra ci si sia definitivamente risolti a restare a casa, si è indossata la veste da camera, dopo cena si siede al tavolo illuminato e si è iniziato un qualche lavoro o gioco, concluso il quale d’abitudine si va a dormire, quando fuori c’è un tempo ostile che rende naturale il rimanere a casa, quando ormai si è rimasti fermi così a lungo accanto al tavolo che l’andarsene non potrebbe che suscitare la sorpresa generale, quando le scale sono già buie e il portone sbarrato, quando ora, nonostante tutto, ci si alza presi da un disagio improvviso, ci si cambia la giacca, si ricompare subito vestiti per uscire, si dichiara di dovere andare, e lo si fa senz'altro dopo essersi brevemente accomiatati, si pensa, giudicando dalla rapidità con cui la porta è stata sbattuta, di essersi lasciati alle spalle più o meno contrarietà, quando ci si ritrova in strada, con membra che rispondono con particolare mobilità alla libertà inattesa che si è loro procurata, quando per quest’unica decisione si sente raccolta in sé ogni capacità di decisione, quando con evidenza maggiore del solito si comprende che, più che il bisogno, si ha la forza di operare e sopportare facilmente il cambiamento più repentino, e quando si cammina così per le lunghe vie – allora, per quella sera, si è usciti del tutto dalla propria famiglia, che s’allontana nel nulla, mentre noi, saldissimi, neri per l’assoluta nettezza dei nostri contorni, battendo con le mani dietro le cosce, ci si innalza alla nostra vera figura.
Tutto si rafforza se, a quell'ora di notte, si va a trovare un amico, per vedere come sta.
Splendido. Grazie, Franz!:)
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