venerdì 23 novembre 2012

di notte; all'alba


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Capì che era giunto il momento. Era una notte di luna piena, ma spesse e plumbee nubi ne coprivano la vista. (... )   

Il monaco entrò spingendo la porta, aveva un ombrello di tela incerata in mano. You Zhana'ao era sdraiato nella sua stanzetta, lo vide chiudere l'ombrello, e ne scorse la testa calva risplendere. Sulla soglia, il monaco raschiò con calma il fango dalla suola delle scarpe. 
Sentì la madre che chiedeva:
- Come mai vieni solo ora?
- Sono andato al villaggio occidentale a recitare per sette giorni i sutra al funerale della madre di Mangiauomini - rispose il monaco.
- Intendevo dire perchè sei venuto così tardi, credevo non venissi più!

- Come potevo non venire!
- Piove.
- Piovessero coltelli, verrei con una pentola in testa.
- Presto, entra.
(...)

 Quella notte non chiuse occhio, ascoltò il sibilo del pugnale sul cuscino, e il rumore della pioggia che cadeva rada. Udì il russare regolare del monaco che dormiva profondamente e la madre che parlava nel sonno. Il grido di una civetta su un albero vicino lo spaventò, si mise a sedere sul letto. Si vestì, prese il pugnale e restò per un po' ad origliare dietro la porta della stanza della madre e del monaco: il suo cuore era come un deserto lontano e desolato. Aprì piano la porta della stanza centrale (...). Camminò lungo il tortuoso sentiero che lo portava al tempio Tianqi (...). Di giorno l'acqua era straordinariamente limpida, si potevano contare i gamberi sul fondo sabbioso. (...) Fermo sulle pietre osservò come queste frangesero l'acqua in schiuma. La osservò a lungo. 
(...)
Nel boschetto trovò la tomba del padre, su cui era cresciuta erba soffice in mezzo alla quale i topi avevano scavato una decina di grossi buchi. 
(...)
Ritornò sul sentiero che costeggiava il ruscello. Nascosto sotto un albero, guardò smarrito la schiuma bianca come neve che si formava sulle pietre nere. Il cielo era ancora più pallido e luminoso, le nuvole piatte e senza fine, già si distinguevano chiaramente i contorni del sentiero. Vide il monaco che caminava in fretta, con l'ombrello di tela cerata aperto. Non riusciva a vederne il capo, che era coperto dall'ombrello. C'erano macchie di bagnato sulla sua veste. Nell'attraversare il ruscello, il monaco alzò l'orlo della veste e sollevò in alto l'ombrello, mentre spostava il corpo grassoccio. In quel momento Yu Zhan'ao vide il viso bianco e leggermente gonfio, strinse tra le mani il pugnale, udendone ancora una volta un sibilo acuto. Il polso gli doleva intorpidito, aveva i crampi alle dita. Attraversato il ruscello, il monaco lasciò cadere la veste e affrettò il passo, ma in quel mentre l'orlo si sporcò di fango in due punti, allora lo prese in mano e lo tese, scuotendolo per far cadere il fango. Quel monaco dalla pelle bianca era sempre lindo, fresco e pulito, il suo corpo emanava un piacevole odore di sapone.
Percepì l'odore di sapone e vide il monaco chiudere l'ombrello - poi aprirlo e chiuderlo ancora per far cadere le gocce di pioggia - e metterlo sotto l'ascella. Sulla testa pallida del monaco rilucevano dodici cicatrici rotonde. Ricordò che la madre aveva accarezzato quella testa con entrambe le mani, come toccando un prezioso talismano, e che il monaco l'aveva adagiata sulle ginocchia di lei come un bambino pacifico. Quando quello gli fu davanti ne sentì il respiro. Non riusciva quasi a stringere il pugnale, divenuto scivoloso come un pesce che vive sul fondo melmoso. Aveva le mani sudate, la testa gli girava, stava quasi per cadere. Il monaco si allontanò, sputò un grumo di catarro schifoso, che finì su un filo d'erba e vi restò appeso, vischioso, ispirandogli una serie di pensieri repellenti. Si avvicinò, aveva la pelle del cranio tesa come un tamburo e le tempie gli battevano forte. Ebbe l'impressione che il pugnale fosse penetrato da solo tra le costole del monaco. Quello mosse un paio di passi barcollando, si tenne in piedi sostenendosi con le mani ad un albero di pero, poi si girò a guardarlo. Avva una pietosa espressione, di dolore, e per un attimo gli fece provare un forte rimorso. Non disse nulla, cadde lentamente a terra tenendosi con le mani all'albero.
Sfilò il pugnale dal corpo del monaco, il sangue era tiepido, morbido e liscio come le piume degli uccelli.... la pioggia accumulatasi sui rami dei peri precipitò scrosciando sul terreno sabbioso, alcuni petali fluttuando caddero al suolo. Dal folto del boschetto si alzò un piccolo vortice di vento freddo, ricordò che solo allora aveva sentito il delicato profumo dei fiori...

Mo YanSorgo rosso

 Qui un video in cui l'autore si presenta 



Dai primi due capitoli del romanzo Mo Yan ha tratto la sceneggiatura per il  film omonimo di Zhāng Yìmóu







 



17 commenti:

  1. perchè uccide il monaco grassoccio che profuma di sapone e che va da sua madre nonostante il tempo infame?


    "Piovessero coltelli, verrei con una pentola in testa" è una dichiarazione bellissima.

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  2. Film memorabile per chi ama la cinematografia orientale...
    Non ho letto il libro,ma lo farò...
    La tua presentazione è molto intrigante...
    Bacio , carissima!

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  3. @Amanda: la mamma aveva una relazione con il monaco e dopo la morte del suo amante si uccide.
    La voce narrante è quella del nipote dell'omicida.
    Le pentole sembra che funzionino solo sui fornelli!:)

    @Nella: invece io non ho visto il film. Ho iniziato a leggere il libro due giorni fa. Ho resistito per le prime 30/40 pagine alla tentazione di non proseguire ed ho fatto bene perchè poi il ritmo cambia completamente ed anche lo stile. E' un romanzo che mi sarà difficile dimenticare.

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  4. Neanch'io ho visto il film, ma ho letto il libro. La lettura è stata un'impresa a volte disperante, a volte coinvolgente, a volte irritante a volte commovente.Non potrei mai rileggerlo ma sono sicura che ne è valsa la pena.
    Ottima la tua scelta del brano da proporre!

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  5. @Grazia: ci sono molte sequenze belle. Quella della portantina è una di queste, così come quella del pozzo. Dopo aver letto i capitoli sui cani impazziti ho iniziato a divenire aggressiva anch'io...
    :)

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  6. Il film che mi fece conoscere Zhāng Yìmóu, che in seguito é stato anche discontinuo come ispirazione. Pensavo anch'io di leggere prima o poi il romanzo (ma anche altri di Mo Yan), avendolo scoperto come titolo di recente, in occasione dell'assegnazione del Nobel per la letterartura. Mi interessa sempre troppo la Storia...

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  7. @Adriano: ci sono i nazionalisti, i comunisti, i giapponesi. E' un romanzo che racconta la natura e la guerra. Il titolo "Sorgo rosso" ben traduce l'una e l'altra. Non l'ho ancora finito. Sino a pag 300 si raccontano i fatti del '39.

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  8. Sorgo rosso, non avrai il mio scalpo ;)
    Ovviamente ho visto il film, ma non ancora letto il libro (come sai, me ne mancano un sacco; sempre di più).

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  9. Non non ho letto il libro nè ho visto il film. Appena possibile provvederò.
    Un saluto ed un augurio per una buona fine settimana.

    Cri

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  10. Voce discordante dal coro. Non ho visto il film e non credo di leggere il libro, per ora. L’Oriente per me è ancora troppo lontano… Buon sabato di ottime letture. O scendi in piazza?

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  11. La mia amica sinologa mi ha consigliato anche "Grande seno, fianchi larghi". Penso che comincerò da lì.

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  12. @Ally: :)...fosse solo lo scalpo :)... in "Sorgo rosso" viene scorticato ben di più!

    @Cristina: è un romanzo molto crudo ed insieme mitico. Mi ha ricordato certe fiabe cruente che mi raccontavano quando ero bambina.
    Un abbraccio:)

    @Barbara: ho scioperato ma non sono scesa in piazza.:)bacioni

    @Silvia: si, ne ho sentito parlare. Il tema dev'essere lo stesso,la guerra, quella però tra due categorie, maschile e femminile.
    Ciao!:)

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  13. La tua cultura è così splendidamente universale da farmi sentire ancor più privilegiato per il fatto che, nel mio piccolo, sono anch'io un artista che apprezzi! :)

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  14. Atmosfere che non conosco, ma suscitano emozione. Ammetto che non lo leggerei, ma il film... volentieri :)

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  15. @Nick: apprezzare i tuoi scritti, Nick, è naturale, semplice per chi ami leggere!:)

    @Giorgia: anch'io conosco poco gli scritti orientali. L'autore, Mo yan, pensa, deve la sua formazione letteraria ai classici europei ( Balzac, Dostoevskij... ):)

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  16. Mo Yan mi piace moltissimo. Tanti, tanti anni fa ho visto il film tratto dal suo libro, ma lo scrittore l'ho avvicinato da poco ed è stato subito amore... ho cominciato con Sorgo rosso e poi Grande seno fianchi larghi (lunghissimo, ma bellissimo!) e poi i racconti, L'uomo che allevava i gatti, non ho ancora letto Il supplizio del legno di sandalo e Le sei reincarnazioni di Ximen Nao perché voglio centellinarlo!
    un bacione

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  17. @Maria: se il mito si intreccia alla vicenda, anche gli atti più violenti, crudi ( e ce ne sono tanti nel romanzo ) sono assorbiti dal tessuto del Tempo e del suo habitat, la Natura. Indovinatissimo il titolo, in questo senso. Mo yan dice in un'intervista che deve molto ai contadini che gli raccontavano storie. E' uno scrittore che rappresenta attraverso gli elementi, la materia costitutiva del nostro esistere. Penso sia questo a rendere la lettura avvincente.
    Un abbraccio

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