domenica 26 agosto 2012

Fuori e dentro il ventre del leviatano


                                                                     
Il gioco


Appena misi piede nella cella  mi dissi: ecco, ci siamo, da questo momento dovrai vivere qui, vecchio mio. I confini del mio mondo si erano ristretti, ma ero ancora vivo, e finchè sarei riuscito a respirare e a scoreggiare e a usare il cervello, che importanza aveva dov'ero?
- Strano.
- No, non era strano. E' come la vecchia storiella di Henry Youngman. Il marito torna a casa, entra in soggiorno e vede un sigaro acceso nel portacenere. Chiede alla moglie cosa sta succedendo, ma lei fa finta di non sapere niente. Ancora sospettoso, il marito comincia a perlustrare tutta la casa. Arrivato in camera da letto apre il proprio armadio e ci trova uno sconosciuto. " Che ci fa nel mio armadio?" chiede il marito. "Non lo so" balbetta  lo sconosciuto, tutto tremante e sudato. " tutti dobbiamo pur stare da qualche parte."





Tirando i dadi

Se non fosse stato per la rottura del mio matrimonio, non avrei mai incontrato Maria Turner, e se non avessi conosciuto Maria Turner non avrei mai sentito parlare di Lillian Stern, e se non avessi sentito parlare di Lillian Stern, non sarei seduto qui a scrivere questo libro. Ognuno di noi è legato in un modo o nell'altro alla morte di Sachs, e non mi sarà possibile raccontare la sua storia senza raccontare allo stesso tempo ciascuna delle nostre storie. Ogni cosa è collegata a tutto il resto, ogni storia si sovrappone a tutte le altre. Pe quanto mi faccia orrore dirlo, adesso mi rendo conto di essere stato io a farci incontrare tutti. E anche per quanto riguarda lo stesso Sachs, sono io il punto da cui tutto comincia.



 Tutte le direzioni

All'inizio mi faceva un po' paura, forse la trovavo addirittura perversa (...) ma col passar del tempo  capii che era semplicemente eccentrica, un'originale che viveva seguendo una complessa serie di bizzarri rituali personali. (...) Maria era un'artista (...), secondo alcuni era una fotografa, secondo altri una concettualista, mentre altri ancora la consideravano una scrittrice, ma nessuna di queste definizioni era esatta (...).
(...) Le venivano in mente delle idee, lavorava a dei progetti, e venivano fuori dei risultati concreti che potevano essere esibiti nelle gallerie, ma quest'attività non nasceva tanto dal desiderio di fare arte quanto da quello di assecondare le sue ossessioni, di vivere esattamente la sua vita come voleva. (...)
Senza un motivo cosciente cominciò a seguire degli estranei per la strada, scegliendo qualcuno a caso quando usciva al mattino e lasciando che quella scelta determinasse i suoi movimenti per il resto della giornata. (...) ... cominciò a portare con sè la macchina fotografica  e a scattare foto alle persone che seguiva. Quando la sera tornava a casa annotava i luoghi dove era stata e quello che aveva fatto, utilizzando gli itinerari degli sconosciuti per far congetture sulle loro vite e, in alcuni casi, per redigere brevi biografie immaginarie. Fu più o meno in questo modo che Maria iniziò la sua carriera artistica. (...) Il suo soggetto era l'occhio, il dramma dello spiare e dell'essere spiati...






Fuori gioco ?

Per Sachs, la vita quotidiana era più semplice di quanto non fosse stata a New York. (... ) Non c'erano preoccupazioni estranee ad mpantanarlo. La vita era stata ridotta al minimo indispensabile e non doveva più mettere in questione come trascorreva il suo tempo. Ogni giorno era più o meno la ripetizione di quello  precedente. (...). L'elemento sorpresa era stato elimnato, e questo fatto lo faceva sentire più lucido, più capace di concentrarsi sul suo lavoro. - E' strano, - continuò, - ma le due volte in cui mi sono messo a scrivere un romanzo sono stato tagliato fuori dal mondo. La prima volta in carcere quando ero ragazzino, e ora quassù nel Vermont, dove vivo tra i boschi come un eremita. Chissà che cazzo significa.

                                                ( ... )







Meno di un mese dopo il nostro incontro in Vermont Sachs smise di lavorare al suo libro. Un pomeriggio di metà settembre uscì per fare una passeggiata e all'improvviso la terra lo inghiottì. Questo è in sintesi ciò che accadde, e da quel giorno in poi non scrisse più nemmeno una parola. 
Per contraddistinguere ciò che non esisterà mai, ho dato al mio libro lo stesso titolo che Sachs aveva in mente per il suo : Leviatano

Paul Auster, Leviatano , ed. Einaudi 
( traduzione di Eva Kampmann )


Giocando anch'io al gioco dei SE , se ho riletto tra venerdì e sabato Leviatano è perchè ho visto il bel post di Grazia  su Sophie Calle ( Qui ).  Il personaggio di Maria Turner  creato da Paul Auster è modellato su quello di Sophie. Se ho pensato alla balena è perchè ho letto un passo molto bello tratto da Moby Dick su un blog di un altro amico. Moby Dick è associata  al Leviatano. E' successo tutto nell'arco di 48 ore o poco più...



Ho tratto le immagini dal sito giochidell'oca
Non so come sono arrivata ad associare il gioco dell'oca a tutto il resto, ho subito rimosso la relazione ( condizione essenziale del gioco ). Sta di fatto che il percorso ha le sembianze del mostro-serpente- coccodrillo, il Leviatano







 



24 commenti:

  1. Sono sempre più convinta che siano le associazioni mentali a muovere il mondo, a far scoprire cose nuove e riscoprire cose sepolte.

    Gran bella cosa la mente.

    RispondiElimina
  2. @Noce: allora Auster dovrebbe essere tra i tuoi scrittori. C'è?
    :)

    RispondiElimina
  3. Questa faccenda del "tutto-legato-a-tutto" in certi periodi mi angoscia parecchio.
    Cerco Auster...grazie.

    RispondiElimina
  4. Visto, Giacinta? Tout se tient, tutto l'universo sta in una biblioteca o anche in un solo libro, direbbe Borges.
    Non appena ho finito i libri che sto leggendo, comincio con Auster e chissà cosa ci ritrovo.
    Intanto grazie tantissime per il link.

    RispondiElimina
  5. Quasi quasi invidio chi deve ancora gustarsi il piacere di scoprire il grande Paul Auster... Io non posso che aspettare con ansia il suo prossimo libro... :-))))

    RispondiElimina
  6. @Sandra: beh, si, i romanzi di Auster sono effettivamente destabilizzanti, specialmente se si ha la convinzione di poter dominare la propria esistenza. Il problema della libertà è centrale in Leviatano così come quello del potere ( sulla propria vita o su quella altrui ). Il romanzo, non a caso, si apre e si chiude con un' immagine rappresentiva del riscatto...ma non ti dico altro...:)

    @Grazia: hai toccato un altro punto nodale del romanzo. La riflessione di Auster si esercita anche sul "potere" dello scrittore. Ogni libro, come l'immagine simbolica del Leviatano, è un sistema accentrato, anche se solo apparentemente. Al suo interno si muovono i personaggi. L'autore conduce il gioco ma forse è a sua volta determinato dalla sua collocazione in un sistema più ampio... Difficile spiegarmi meglio. Sono delle intuizioni che ho avuto leggendo e che non ho voluto annotare ( chissà perchè! ).

    @Nick: so che c'è ma non è stato, penso, ancora tradotto e pubblicato in Italia. Io, però, aspetto con più impazienza un altro libro di un altro autore;) :)))

    RispondiElimina
  7. Il leviatano mi ha ricordato subito Giobbe e l'Apocalisse. Questo mostro che vive relegato nel profondo del mare e che guai a svegliarlo perché potrebbe mangiarsi il sole e scatenare un putiferio. Se il mare è anche il simbolo dell'inconscio dell'uomo non oso continuare il ragionamento...
    Poi naturalmente c'è Borges che ci mette del suo e qui Grazia ha già scritto: quando
    ci si trova nella "circolarità" dei racconti, Borges un riferimento.
    Auster gioca molto sui ruoli: l'ha fatto ne L'invenzione della solitudine in cui è figlio e poi diventa padre (tutti e due incapaci di avere rapporti); l'ha fatto nella Trilogia di NewYork nella quale l'investigatore incaricato di sorvegliare un uomo in un appartamento scopre di essere lui il sorvegliato.
    Il gioco dell'oca è così, potrebbe andare avanti all'infinito come se le cose si ripetessero sempre uguali. Non è forse per questo che piace? Come non ricordare il catalogo delle fotografie scattate dal tabaccaio del Racconto d'inverno ?

    RispondiElimina
  8. @Guy: non so niente del Racconto d'inverno ( non può essere quello di Shakespeare per ovvi anacronismi ). Mi racconti la storia delle foto del tabaccaio?
    :)
    Quanto al Leviatano, sto scoprendo che è un simbolo a cui si fa e si è fatto ricorso in modo diverso. Per esempio anche il drago di San Giorgio potrebbe essere una sua rappresentazione.

    RispondiElimina
  9. Di Auster ho letto solo la Trilogia di New York. A quanto pare, è giunto il momento di leggere qualcos’altro. Sempre geniali le tue associazioni…

    RispondiElimina
  10. Il racconto d'inverno è infatti di Bonetti (un ottimo libro, tra l'altro) e lo confondevo con Il racconto di Natale che ho letto nella raccolta Esperimento di verità. La trilogia perfetta per le stagioni è con Racconto d'autunno di Tommaso Landolfi (uno dei miei autori preferiti.
    Nel Racconto di Natale Auster fa amicizia con un tabaccaio che gli mostra le fotografie scattate tutti i giorni dell'anno da tre anni all'angolo della strada. Poi quando lo scrittore gli confida di non riuscire a scrivere un racconto su commissione con tema il Natale, il tabaccaio gli racconta una storia in cambio di una cena. E così si scoprono altre cose e anche come il tabaccaio ha avuto la macchina fotografica...

    RispondiElimina
  11. @Barbara: tra le rappresentazioni del gioco dell'oca che ho trovato ce ne sono alcune ( che non ho riportato nel post ) che richiamano decisamente il mostro marino. :)

    @Guy: che frana che sono! Sai che non sono riuscita a trovare in "Esperimento di verità" il racconto di cui parli? Mi hai dato però l'occasione per rileggere le tante volte in cui per un caso fortuito Auster finisce per imprimere una svolta alla sua esistenza. Emblematiche le due telefonate che sono all'origine del suo primo scritto importante, o la relazione che lo unisce ad Antoine de Saint-Exupéry.

    Tommaso Landolfi piace molto anche a me. E' tanto che non rileggo qualcosa di suo. Me ne dai l'occasione. Vado subito a ripescare i racconti. Chissà che il caso...

    RispondiElimina
  12. Io ho una scalcagnata edizione economica Einaudi ET di Esperimento di verità che ha in allegato Il racconto di Natale di Auggie Wren (questo è il titolo completo). Non so in altre edizioni.
    Ciao e buona lettura

    RispondiElimina
  13. @Guy: io ho questa http://www.einaudi.it/libro/scheda/%28isbn%29/978880614857/

    non è scalcagnata ma è più sfigata della tua perchè il raccontino non c'è.

    RispondiElimina
  14. Post estremamente interessanti e diversificati...chapeau , mia cara!

    RispondiElimina
  15. @Nella: grazie, ma è tutto merito di Paul. Se iniziassi a scrivere io, non so quanti mi leggerebbero, forse solo mamma e papà!
    Baci

    RispondiElimina
  16. eccola qui:
    http://www.einaudi.it/libri/libro/paul-auster/esperimento-di-verit-/978880617428

    RispondiElimina
  17. @Guy: la tua è più nuova. E pensare che ritenevo di avere di Paul proprio tutto! ( anche se mi pare di capire che il racconto non è suo ).
    Buona giornata!

    RispondiElimina
  18. bisognerebbe scrivere qualcosa sul monopoli ...

    RispondiElimina
  19. Auster è protagonista del suo racconto e fa lo scrittore il deficit di ispirazione. Il suo amico tabaccaio (Auggie Wren) è quello che lo toglie dagli impicci raccontandogli il racconto di Natale a due sole condizioni: che gli paghi un panino e che scriva esattamente quello che gli ha raccontato... Anche i tabaccai sono gelosi della loro creatività...

    RispondiElimina
  20. Che stupida! Il tabaccaio è quello di "Smoke"!

    RispondiElimina
  21. @Giardy: non c'è bisogno. Basta leggersi il Capitale. :)

    RispondiElimina
  22. Eh si, persino io ho visto Smoke -:)))

    RispondiElimina
  23. Non devi scusarti. Capita a volte che il vento alzi le fiamme e faccia del nostro piccolo falò un grande incendio.
    Grazie per il tuo passaggio e buona giornata. :)

    RispondiElimina
  24. @Pierluigi: anch'io "scatto" ...poi mi pento. L'importante è sentirsi comunque vicini. Ci sono dolori che, in misura maggiore o minore, ognuno di noi conosce. Mi riferisco al senso di solitudine, alla ribellione impotente e al conseguente stillicidio che toglie anche la voglia di desiderare qualcosa che non sia la quiete.

    Ciao e grazie per essere passato. Un abbraccio ( anche a Laura, se la senti ).

    RispondiElimina