" Ci siamo!", pensò il buon medico: la chiamata lo aveva messo in un leggero orgasmo.
Il figlio della Signora lo attendeva! Probabilmente per nulla, per una delle solite ubbìe: come poteva essere la fifa di morire... Ma se stava da papa ! ... ( ridacchiò ).
(...)
Sul conto di lui, anche a Pastrufazio, correvano le voci più straordinarie. (...) Che egli non compatisse gli umili lo si intuiva dall'andatura, dal portamento... : non altezzoso, questo, ma sembrava escludere dallo sguardo dell'anima, la miseria, il giallore e la poveraglia.
Josè, il peone, sosteneva che egli avesse dentro, tutti e sette, nel ventre, i sette peccati capitali, chiusi dentro nel ventre, come sette serpenti : che lo rimordevano e divoravano dal di dentro, dalla mattina alla sera; e perfino di notte, nel sonno. Dormiva, la mattina, fino alle otto, anche otto e mezza: e si faceva portare al letto il caffè, dalla Signora, che non finiva più di far le scale per quel figlio, povera vecchia! e anche i giornali, per poi leggerli e berlo fuori a poco a poco, sia il caffè che i giornali, allungato in letto come una vacca: ( così diceva il peone ): e teneva anche qualche libro desoravìa del cifone, per leggere di tanto in tanto anche quello, come non gli bastasse i giornali, ma in letto.
(...)
Il medico ridacchiò: gli parve, pensandoci, che il figlio Pirobutirro stesse per troppo a rimuginare malanni, chiuso in sè: malanni ormai rugginosi nel tempo: e i pensieri gl attossicavano l'anima, come spazzatura irrancidita. Certo che intorno a quel suo cliente, così fuori a ogni standard, s'erano andate formando a Lucones le opinioni più strane e correvano, da assai tempo dicerie di ogni genere. La sua cupidigia di cibo, ad esempio, era divenuta favola.
(...)
Nel 1928 si era detto dalla gente, e i signori Pastrufazio per primi, che egli fosse stato per morire, a Babylon, in seguito all'ingestione di un riccio, altri sostenevano un granchio, una specie di scorpione marino ma di colore, anziché nero, scarlatto, e con quattro baffi, scarlatti pure essi, e lunghissimi, come quattro spilloni da signora, due per parte, oltre alle mandibole, in forma di zanche, e assai pericolosi loro pure; qualcuno favoleggiava addirittura di un pesce- spada o di un pesce- spilla; eh, già! piccolo, appena nato; ch'egli avrebbe degludito intero ( bollitolo appena quanto, quanto, ma altri dicevano crudo ), dalla parte della testa, ossia della spada : o spilla. Che la coda poi gli scodinzolò a lungo fuor dalla bocca, come una seconda lingua che non riusciva più a ritirare, che quasi quasi lo soffocava,
da La Cognizione del dolore di Carlo Emilio Gadda
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A presto!
RispondiEliminaGiacinta
Torna presto ;)
RispondiEliminaBella la scelta,come al solito.Torna presto davvero, ché leggerti ci fa bene! Un abbraccio
RispondiEliminaE dove vai, Giacinta carissima?
RispondiElimina(l'ingegnere, che tipo!)
bellissimo questo.
RispondiEliminaMa torna presto, eh?!!!
un abbraccio
cri
El Serruchòn si vedeva anche da qui, prima che costruissero palazzoni e autostrade; Lucones è Longone al Segrino, dove abitava Gadda (da casa mia ci vuole almeno un'ora, traffico permettendo); non ho mai capito Pastrufazio, che dovrebbe essere Milano...ma questa dev'essere proprio una cosa sua, dell'Ingegnere...
RispondiElimina:-)
Davvero gustosi questi assaggi. Anche se magari non mi fa impazzire, Gadda appartiene a pieno merito alla stirpe degli Scrittori, quelli che oggi l'italiettA vuol far estinguere a suon di mediocrità, classifiche, premi e recensioni merdose...:-(
RispondiEliminaUn bacio, carissima amica!
Non ho ancora finito di leggerlo ma ogni tanto fermo la lettura per darmi il modo di gridare ( intimamente... ) :"Capolavoro!". Per arrivare al "dolore" si passa attraverso il sorrisetto, il riso ( di ogni gamma e decibel ),la simpatia, la commozione. Ho sempre trovato stucchevoli le digressioni ( il romanzo è fatto essenzialmente di queste ), ma non in questo caso.
RispondiElimina@Duck: La ragione per la pausetta c’è ma non è un viaggio. In ogni caso, resisto poco senza di voi…
Grazie a tutti e baci!
Bella citazione, altrettanto bella riscoperta. Gadda è uno di quegli scrittori che non si legge (quasi) più. Oppure si finisce sempre per citare il Pasticciaccio e il commissario Ingravallo (per i ragazzi della mia generazione il grande Flavio Bucci).
RispondiEliminami hai convinto lo leggerò, rimandavo da tempo.
RispondiEliminaBuona pausa e buon ritorno
L'ineffabile continua ricerca stilistica di un grande! Un abbraccio e ... a presto!
RispondiEliminaGrande (un po'dimenticato) Gadda!
RispondiEliminaL’asino del monisterio, sentendo bussare la Primavera all’uscio di stalla, pregò la monica superiora d’esser lasciato solo nel buio. Non vedeva altra soluzione.
RispondiEliminaChe farà d'autunno l'asino di Gadda ?
E' un altro (ottimo) segnale che devo (ri)-leggere Gadda. Ti aspetto, torna presto. Un bye&besos grande!
RispondiEliminaConvinta anch'io.
RispondiEliminaSandra
P.S.: mamma mia che accoppiata fantastica Mirò e questi brani!
Si può augurare buna vacanza? :-)
RispondiEliminaè bizzarro! Sei sempre una sorpresa infinita Giacy cara!
RispondiEliminabuona piccola pausa!
...ecco io di Gadda ho letto i "classici". E siccome continui a essere la mia fonte di ispirazione...c'è posta per te, da me!!! ;)
RispondiEliminaHo scoperto dove sei andata!!!!! Tutto merito di un...braccio scoperto ;-)
RispondiEliminascrittore munifico
RispondiEliminaBeccata! Beccata! Ti ho scovato anch’io per colpa di un braccio allungato e dello spunto fornito da Nela San!
RispondiEliminaAvrete anche beccato il mio braccio dal biancore cadaverico ( non mi distendo al sole su una spiaggia da una vita... ) ma non il motivo della pausetta... :-))
RispondiEliminaRingrazio tutti e ...si ricomincia (che bello!)