venerdì 11 febbraio 2011

bivio

Ormai era seduto da quarantacinque minuti, con la mano che ospitava la cornetta nera già viscida di sudore. Di quando in quando veniva preso dal panico. Si alzava e percorreva a grandi passi la stanza, con la mente stretta nella morsa della follia e del senso del pericolo insiti in quanto stava per fare, una sensazione così potente da sembrare una cosa che aveva appena concepito, anzichè un sentimento con cui conviveva da anni. (...) Periodicamente si sedeva di nuovo alla scrivania, componeva con calma il numero ( benchè le sue mani tremassero ), poi schiacciava i due pulsanti in cima al telefono con una violenza terribile e li teneva così, per assicurarsi di aver effettivamente interrotto la comunicazione.  (...)
La speranza si era insinuata nella sua vita proprio mentre si stava abituando ad accettare il dolore.  E perchè proprio adesso '? Non voleva la speranza. Non credeva nella speranza. Non pensava  neanche di aver bisogno della speranza. Eppure era nella sua morsa. (...)
Così rimase seduto, col cuore martellante, mentre il telefono gli si acquattava davanti senza vergogna (...)
Sollevò la cornetta.



18 commenti:

  1. Eppure della speranza abbiamo bisogno, non per illuderci, ma per metterci in movimento.
    Un abbraccio
    Giulia

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  2. Devo confessare di essere rimasta letteralmente ipnotizzata dal quadro di Hopper (almeno mi sembra sia proprio lui) e soprattutto da quella figura di donna pensosa, solitaria, forse annoiata, che si indovina non essere felice.
    Bellissime suggestioni, come sempre, Giacynta cara!

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  3. ...essere nella morsa della speranza

    come mi inquieta questa immagine

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  4. La voglia e a paura di sperare. Un mix micidiale.

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  5. "...E perchè proprio adesso '? Non voleva la speranza. Non credeva nella speranza. Non pensava neanche di aver bisogno della speranza. Eppure era nella sua morsa. ..."

    è così che ci arrocchiamo, in stallo, ghermiti dalla speranza.

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  6. Il personaggio del passo che ho riportato è un uomo che non ha mai manifestato, per paura di essere giudicato, le sue inclinazioni. Si è "accomodato" in un un matrimonio, e per lungo tempo ha represso il suo desiderio di stare con un altro uomo. Gli si offre l'occasione di dar corso al proprio bisogno di una relazione per lui appagante, ma ha paura di tutto, di se stesso, di ciò che potrà accadere. Altrettanto pressante è la speranza di uscire dallo stato in cui si trova, tranquillo, ma non a sua misura.
    Il quadro di Hopper mi sembra che sottolinei la condizione di chi, pur avendo una via di fuga ( la scala ), non sa decidersi a lasciare la condizione di spettatore della vita o della rappresentazione della vita altrui.
    Il protagonista alzerà la cornetta... In questo caso la speranza lo induce a superare lo stallo, ma capisco che, in molti casi, la speranza, se vana, possa essere una sorta di pania...

    Grazie per essere qui con me! Un bacio ad ognuno di voi!

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  7. Speriamo ci sia una "scala di fuga" per tutti -:)

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  8. Forse c'è, bisognerebbe essere in grado di vederla e non incaponirsi a pensare che sarà esattamente quella che abbiamo immaginato. Gazie Guglielmo, un bacio.

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  9. Devo averlo già detto, ma qui la delizia è sempre tripla: il bellissimo quadro, le splendide parole di un Leavitt al suo meglio (in un romanzo che è grande già dal titolo, un titolo di quelli praticamente perfetti) e un ipnotico sottofondo musicale che ti invita a stare qui a riguardare, riascoltare, rileggere. Grazie dell'ennesimo cadeau, Giacynta carissima.
    Un abbraccio.

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  10. speranze, aspettative sono veleni mortali perché, nascendo dal nostro intelletto, esistono solo per essere poi, inevitabilmente, deluse dalla realtà... (ovvero quando, oltre alla nostra, subentra anche la volontà di qualcun altro...)
    bacio

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  11. @Carmen: giustissima la tua precisazione! Grazie Carmen, sei sempre attenta ed affettuosa. Un bacio.

    @Nick: dillo tutte le volte che vuoi, lo sai che non può che farmi piacere saperti qui! Ti abbraccio anch'io.
    P.S.
    Il titolo è molto bello, così come molto toccante l'episodio del bimbo gru. Devo dire che il romanzo mi è piaciuto molto in alcuni momenti e meno in altri, pochi comunque ( quelli un pò di maniera. Ho trovato molto bella una delle scene conclusive, un notturno.

    @Maria: da questo punto di vista senz'altro!
    Con qualche esercizio d'equilibrismo o di cecità magari possono essere meno dolorose. Un bacio.

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  12. Non dovremmo mai avere paura della speranza, e mai abituarci al dolore, sempre dobbiamo lottare possiamo migliorare... e sempre avverare i nostri sogni!

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  13. una volta ho sperato talmente tanto forte che alla fine mi faceva male il cuore.

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  14. @Mirta: Grazie per la visita e per il tuo commento!:-)))

    @UnoDeiTanti: Una condizione che non è difficile capire! :-)))

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  15. Scelte
    -Abilio Estevez
    Scegliere una porta significa non aprirne altre.
    Un piacere presuppone che molti piaceri non verranno
    vissuti, così come ogni tristezza dispensa da tante tristezze.
    L'amante che porti a letto è uno tra tutti quelli possibili.
    La parola per cui opti impedisce l'uso di un numero
    indefinito di parole.
    Visiti un luogo perchè altri luoghi restino ad aspettarti.
    Solo il giorno che sorge per la tua morte è un giorno
    qualsiasi, una casualità.

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  16. @Giacynta: solo un piccolo appunto, il quadro di Hopper l'ho visto a Milano, si chiama la maschera la Signora ci lavora nel cinema, non esce perchè non può ;)
    comunque la tua interpretazione del quadro mi è piaciuta molto

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  17. @Antonio: Alle radici del rimpianto, dell'insoddisfazione, forse dell'impossibilità di dar valore a ciò che si ha... Grazie!:-)))

    @Amanda: Grazie per la precisazione,che porta in campo il problema della effettiva possibilità di scelta. L'avevo intuito, ma la condizione, per alcuni versi, non cambia...

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