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Ecco come si svolge una lezione di composizione.
Siamo seduti al tavolo della cucina con i nostri fogli a quadretti, le matite ed il Grande Quaderno.Siamo soli.
Uno di noi dice:
- Il titolo del tuo tema è: "L'arrivo da nonna".
L'altro dice:
- Il titolo del tuo tema è : " I lavori".
Ci mettiamo a scrivere. Abbiamo due ore per trattare l'argomento e due fogli di carta a disposizione.
Alla fin delle due ore ci scambiamo i fogli; ciascuno corregge gli errori di ortografia dell'altro con l'aiuto del dizionario e, in fondo alla pagina, scrive : Bene o Non Bene. (...) Se è Bene, possiamo ricopiare il tema nel Grande Quaderno.
Per decidere se è un Bene o Non Bene, abbiamo una regola molto semplice: il tema deve essere vero. Dobbiamo descrivere ciò che vediamo, ciò che sentiamo, ciò che facciamo.
Ad esempio è proibito scrivere: " Nonna somiglia ad una strega "; ma è permesso scrivere: " La gente chiama Nonna strega ".
E' proibito scrivere:" La piccola città è bella ", perchè la Piccola Città può essere bella per noi e brutta per qualcun altro.
Allo stesso modo se scriviamo:" L'attendente è gentile ", non è una verità, perchè l'attendente può essere capace di cattiverie che noi ignoriamo. Quindi scriveremo semplicemente: " L'attendente ci regala delle coperte ".
Scriveremo :" Noi mangiamo molte noci" e no :" Amiamo le noci", perchè il verbo amare non è un verbo sicuro, manca di precisione ed obiettività. (...)
Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe: è meglio evitare il loro impiego ...
Io condivido, anche perché avrei qui molto da imparare. Ma non credo siano indicazioni molto popolari.
RispondiEliminaLeggo, fra le righe, degli ottimi consigli stilistici mascherati da filosofia che, presa alla lettera, potrebbe sembrare balzana.
RispondiEliminaMi spiego: mentre mi piace poco (anche se ha del vero e del tenero) il diffidare delle parole che descrivono i sentimenti, o il non accettare visioni soggettive e parziali, apprezzo invece consigli intelligenti come evitare espressioni troppo banali, e, soprattutto, usare immagini e azioni al posto dei maledetti aggettivi, di cui i dilettanti abusano. (Splendido quel dire, ad esempio, "L'attendente ci regala delle coperte" anziché "L'attendente è gentile"! Dev'essere il lettore a pensare che l'attendente è gentile!! Il "trucco" è tutto qua!!!!) :-))
a questo gioco perderei subito, non riuscirei mai a non colorare dei miei sentimenti uno scritto... giusto un referto
RispondiEliminaè un bel salto nel vuoti...che trovo molto emozionante! Grazie Giacynta per la condivisione! Sei sempre speciale! :-)
RispondiEliminaZio Scriba ha espresso perfettamente la mia perplessità: bisognerebbe evitare l'impiego delle parole che esprimono i sentimenti perché sono troppo vaghe? Ma i sentimenti, spesso, non lo sono altrettanto? Certamente a volte parla più un gesto, ma anche l'incespicare confuso della lingua e del pensiero che cercano di dare un nome alle emozioni può parlare, e molto.
RispondiEliminaPer il resto, un'ottima lezione di scrittura.
E di sobrietà, di cui c'è sempre sempre bisogno.
Mi piacerebbe davverotanto partecipare perchè credo che faticherei parecchio.
RispondiEliminaPerò non mi sento di diffidare,almeno non troppo, delle parole che descrivono i sentimenti. Forse perchè sono davvero poco avvezzaadesercizi come questo.
Non so se sia un gioco quello che la Kristof propone, ho i miei dubbi! Forse è un esercizio. La trilogia è un libro difficile da definire. Ti sembra di aver capito qualcosa ed un attimo dopo quella intuizione è smentita dalla situazione narrativa successiva. I protagonisti sono due gemelli, i cui nomi saranno svelati solo nella II parte del libro. La loro identità, ad un certo punto del romanzo, sembra coincidere, ribaltando tutto ciò che il lettore aveva dato per acquisito, ed in altri momenti dividersi nuovamente. Centrale è il tema della scrittura, come reinvenzione della realtà o sua provvisoria rappresentazione, scrittura necessaria per lasciare uscire i protagonisti ( o il protagonista )da una scena drammatica che li ( /lo )ha bloccati (/o) emotivamente. Cito: "Certe vite sono più tristi del più triste dei libri" o ancora " la vita è di un'inutilità totale, è nonsenso, aberrazione, sofferenza infinita, invenzione di un Non -Dio di una malvagità che supera l'immaginazione". Le situazioni vissute dai personaggi sembrano essere quelle immaginate e pensate nel segreto, quelle a cui normalmente non è consentito affiorare. La scrittura consente proprio di rappresentare lo sguardo disincantato di chi sa che il confine tra la vita e la morte è labilissimo e che, comunque tutto ha un termine. Resta "il quaderno degli esercizi" a testimoniare lo sforzo di sopportare tutto questo. La perenne visione del termine, della fine è rimarcata dal fatto che i gemelli vivono in una zona di confine e che dormono "tranquilli" sotto gli scheletri di una donna e della sua bambina. Alla "scarnificazione" di ciò che aveva vita, si accompagna quella della scrittura...
RispondiEliminaSebbene io sia "aperta" alla vita, di cui, normalmente non parlo male, il libro mi ha colpito nel profondo.
Vi ringrazio per aver risposto all'appello... Un bacio!
"Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe: è meglio evitare il loro impiego"
RispondiElimina...quant'è vero...
non ho letto il libro ma, dallo stralcio che riporti, capisco che questi esercizi di scrittura (ma oserei dire -filosoficamente- esercizi di vita) non sono "facili". Noi siamo troppo abituati ad avere un approccio soggettivo nei confronti della vita e ho incontrato pochissime persone capaci di non usare parole che definiscono sentimenti e le ho trovate più vaghe delle parole stesse.
RispondiEliminaIn realtà i gemelli, protagonisti del romanzo non parlano molto, agiscono;allo stesso modo, considerano il prossimo per ciò che fa o non fa non per quel che dice. In questo "orizzonte" le parole per descrivere divengono precise, nitide.
RispondiEliminaSi addestrano con veri e propri esercizi ad affrontare il dolore sperimentandolo preliminarmente
Clode, Turistadimestiere, grazie per essere passate di qui!
a volte questi giochi mi confondono, da esercizi di stile o di quanto altro si voglia, diventano spesso labirintici, farraginosi.
RispondiEliminaè per questo che non mi convincono le prose affabulatorie.
credo che in ogni modalità di comunicazione vi debba essere soprattutto la nudità del pensiero.
forse per questo amo la poesia.
la tua musica è sempre bellissima, questa mi è piaciuta in modo particolare.
un abbraccio
cri*
Interessante, molto interessante, illuminante direi.
RispondiEliminaHo letto “Trilogia della città di K.” qualche anno fa. Una lettura dolorosa, in cui l’interpretazione personale del romanzo si confondeva con la storia. Alla fine di ogni pagina avevo la sensazione di non aver capito nulla. Avevo anche la sensazione di dover abbandonare il libro perché quei fatti lì erano troppo duri da leggere. Invece divorai il libro perché il mio prestito stava per scadere, e mi riproposi di acquistarne una copia e di rileggere il romanzo con più attenzione. Sai che pensare di rileggerlo mi crea una sorta di malessere fisico? Ma, nello stesso tempo, so che prima o poi accadrà…
RispondiEliminaHai ragione tu: è un libro difficile da raccontare e ancor più complicato è spiegare le sensazioni suscitate dalla scrittura potente della Kristof.
Un bacio
quando poi certe parole si accompagnano alle virgolette...
RispondiEliminaFlaubert penso sarebbe d'accordo con questa maniera di scrivere.
RispondiElimina@Cristina: Leggendo la Trilogia ti accorgeresti di come la Kristof cerchi una rappresentazione della realtà nuda e cruda...forse anche troppo. Evidentemente sono io con i miei commenti labirintici ad averti portato a pensare diversamente... Un bacio
RispondiElimina@Davide: Contenta che tu sia qui. Ho spiato i tuoi tre blog; desti anche tu il mio interesse!:-))
@Barbara: Anche altri due amici che si sono avventurati nella lettura della Trilogia hanno proseguito con difficoltà la lettura per i tuoi stessi motivi. A me non è successo ed inizio a chiedermi perchè! Un bacio.
@Antonio: ... e le tue ai puntini di sospensione! :-)
( ? )
@Alberto: si, molto analitici entrambi! :-)
allora dovrò leggerla, non ho scuse.
RispondiEliminaun bacio :)*
Bacio anche a te, carissima!
RispondiEliminaE' un libro davvero difficile da definire come dici tu, ma inetressante. Una scrittrice particolare.
RispondiEliminaSai sempre estrapolare pezzi molto belli di tutti i libri.
Grazie
una scrittura che incide profondamente, tanto da lasciare segni a lunghissima scadenza, un po' come fa anche l'altra ungherese, magda szabò...
RispondiEliminaaggiungerei qui il tema del doppio, che tanto spesso viene proposto in letteratura... i protagonisti sono due gemelli, il nome di uno è l'anagramma dell'altro (Claus e Lucas), ma potrebbe benissimo essere uno soltanto che gioca con la sua immagine allo specchio, invitando il lettore a ricordare che in ognuna delle mille sfaccettature che si rifrangono può esserci una verità, oppure il nulla...
un abbraccio
(maria-dalloway)
un libro unico, bellissimo, sembra arrivare da un altro pianeta, che la Terra contiene, inquietante, doloroso, indimenticabile, necessario.
RispondiEliminagrazie di averlo ricordato.
Giulia, Maria, Franz, grazie! E' effettivamente un romanzo che non si dimentica in quanto al di là di ogni restrittiva definizione e facile stereotipo, ed anche forse perché, come dici tu, Maria, "in ognuna delle mille sfaccettature che si rifrangono può esserci una verità, oppure il nulla..."
RispondiEliminaUn caro saluto
E' da qualche mese che ogni volta quando vado in libreria, lo vedo esposto, ben in vista. E ogni volta lo prendo, lo giro e lo rigiro chiedendomi se ha qualcosa di particolare da comunicarmi.
RispondiEliminaAdesso lo so. La prossima volta troverà la strada verso casa mia :)
Grazie Giacynta, originalissima come sempre!
Selene, è un libro davvero insolito. Una vera e propria esperienza! :-)))
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