Se si potesse rappresentare plasticamente ciascun uomo, Maks sarebbe una sfera.
Veniva sempre voglia di toccarlo, di accarezzarlo
Quando si incontrano per la prima volta, Marina Cvetaeva, poetessa in erba, ha diciassette anni e Maks Volosin , scrittore già affermato, 32. Lui ha voluto conoscerla, così è andato a trovarla nella casa di vicolo Trechprudnyj, a Mosca.
Passano, senza accorgersene, più di cinque ore insieme.
Lui le dice : Quando amate una persona, volete sempre che vada via per poterla sognare
In un altro contesto, in un tempo successivo, di lei dirà : La Cvetaeva non pensa, vive nei versi.
Del Volosin di quell’incontro iniziale, la Cvetaeva ricorda la sua resa completa ad un’altra persona, l’attenzione, la penetrazione, la capacità di non distogliere gli occhi dal volto e dall’anima di chi aveva di fronte e … occhi chiari, quasi da parere bianchi, acuti quasi da far male , come due scintille di fosforo vivo di mare, due gocce d’acqua viva .
I momenti descritti sono i primi di un contatto che, col tempo, sarà sempre più assiduo e di una amicizia autentica.
Lo scenario degli incontri sarà Koktebel, in Crimea, dove, dopo il ’17, Volosin si ritira.
La dimora del poeta diverrà una specie di rifugio per molti intellettuali.
E poi
In lui non ci fu mai il guerriero ; alla anziana ma energica madre che gli faceva osservare che un uomo con la “U” maiuscola , se c’è la guerra, combatte, lui rispondeva “ Mamma, non posso infilarmi un giubba e sparare alle persone vive solo perché pensano che la pensano diversamente da me.”
“ Pensano, pensano. Ci sono momenti, Maks, in cui non bisogna pensare, ma agire “ obiettava la madre. E Maks , di rimando, “ Momenti come quelli, mamma, ( … ) si chiamano istinti bestiali.”
Non era pochezza d’animo, dice la Cvetaeva , perché di ogni cosa racchiusa in lui ce n’era a iosa, oppure non ce n’era affatto; e non era indifferenza, perché nel momento in cui si trovava nel mezzo, la sua anima si divideva in due anime intere ed integre: era contemporaneamente tu ed il tuo avversario e tutto ciò appassionatamente. Così si può guardare solo dall’alto.
L’inimicizia, come l’amicizia, ha bisogno di consenso ( di reciprocità ). Maks non dava il suo consenso all’inimicizia e, così facendo, disarmava una persona. Penso semplicemente che Maks non credesse al male ( … ). Per lui il male era oscurità, ( … ) un malinteso gigantesco ( … ) una svista di secoli di qualcuno o una nostra in ogni ora, spesso semplicemente stupidità – in cui egli credeva – cecità.
Eccomi a lasciarti un saluto ed augurarti una buona giornata.
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Grazie Dual per l'augurio e per la graditissima visita, una bellissima giornata anche a te. A presto.
RispondiEliminadi questi tempi mancano i rifugi e gli intellettuali !
RispondiElimina@ Caro Antonio, mi hai ammutolito! Difficile risponderti, forse perchè temo che tu abbia ragione. Baci
RispondiElimina@ Carmen, è molto bello il verso della Cvetaeva che mi hai lasciato e ti ringrazio anche per avermi introdotto a Lhasa De Sela, ha un sound raffinatissimo.
Il libro della Cvetaeva a cui ho fatto riferimento nel mio post è ormai irreperibile, mi è stato prestato; anche per questo motivo ho voluto parlarne. La figura di Volosin mi ha impressionato, dal punto di vista umano più che poetico, in quanto non ci sono testi poetici tradotti in italiano. Mi sono imbattuta in traduzionii, ma il mio inglese è abbastanza approssimativo. Il testo mi ha dato modo di conoscere l'ambiente letterario russo primonovecentesco. Ho letto ancora poco della produzione poetica di Marina. Ho sul comodino un'antologia delle sue poesie. Ne riparleremo più avanti, spero.
Un bacio.
Che bel posto, interessantissimo !!!
RispondiEliminaTi auguro una buona serata
Cri
Grazie Cristina, sei sempre gentilissima. Buona giornata!
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