mercoledì 3 agosto 2011

Angoscia

 .




Ero a letto con il morbillo e mi guardavo nello specchio dell'armadio che mi stava di fronte.
Sembravo un papavero e non osavo toccarmi il viso, perché mia madre me l'aveva proibito "...........altrimenti ti rimarranno i buchi sulla faccia! ".
Sentivo le voci dei miei amici del vicinato e immaginavo i loro giochi.
Mi consolavo pensando ai miei compagni di scuola, al mio maestro della classe 2° A, al lavoro di ogni giorno, alle esercitazioni di lettura, di scrittura e ai conticini orali e scritti...... e pensavo che, in fin dei conti, alcuni giorni di riposo non mi avrebbero fatto male, anzi mi avrebbero ritemprato.
Erano giornate molto calde che prennunciavano un'estate afosa e insopportabile, anche se solo da poco i mandorli avevano messo in bella evidenza i loro coloratissimi fiori.
Vi era un altro motivo di consolazione: la promessa di mio padre che, a guarigione avvenuta, mi avrebbe dato una moneta da due "soldi".
Trascorsero alcuni giorni e mia madre, sempre premurosa e attenta alle mie chiamate, trovava  il tempo di badare a tutto e a tutti. Riusciva anche a stare accanto a me, a dirmi ciò che a me piaceva ascoltare e la sua voce era sempre dolce e carezzevole.

Una mattina, finalmente, trovai sul comodino la tanto sospirata moneta: era lì, bruna e luccicante.
Capii di essere guarito, mi guardai allo specchio per avere la conferma, scesi dal letto e mi vestii velocemente.
Ero pronto per uscire, con i "due soldi" stretti stretti in una mano.
Mia madre mi fermò e mi impose di indossare anche una "mantellina" di lana, perché ero ancora "debole".

Ero felice di star fuori, felice di rivedere i luoghi noti, felice di correre.

Mi trovai, quasi senza volerlo, nell'immensa piazza della Cattedrale e, per giocare un po', cominciai a far rotolare la monetina per terra e a rincorrerla. La riprendevo e la rilanciavo, sempre ad una distanza maggiore per poter correre di più. Vedevo la moneta rimbalzare sulle lastre di pietra, cambiare direzione, fermarsi. Io la riprendevo, la lucidavo strofinandola con le mani e la rilanciavo.

Nel rincorrerla, pensavo:" Comprerò le caramelle "RE SOLE", così potrò darne anche ai miei familiari ed ai miei amici. "

Fu un attimo: una bambina, sui dieci anni di età, chissà di dove sbucò, agguantò la moneta e ......... via come un fulmine.
Tentai di raggiungerla, ma fu tutto inutile.
Scoppiai in un pianto dirotto e, quando mi fui calmato, subentrò in me uno stato d'angoscia..........che ancora persiste.

                                                                       




Venni privato di un gioco,
di un gioco che mi rendeva
felice.
Mi fu vietato sognare,
progettare,
sperare.
Era una piccola moneta,
ma grande fu il mio dolore
per l'incompresione vissuta.
Un senso d'angoscia
che rimane sempre vivo.

                                                  Pierino




29 commenti:

  1. Le "piccole" grandi ingiustizie che si subiscono da piccoli lasciano solchi indelebili.
    Anche io (ma chi, non..?!) ne so qualcosa ... mi fai venir voglia di narrare...
    Grazie davvero per questa bella pagina.
    Sandra

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  2. Un bellissimo racconto,una piccola,ma "grande"
    ingiustizia di quelle che non si scorderanno mai.

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  3. Tenero racconto, efficace, su un tema sempre interessante e vivo: il momento in cui da bambini o da ragazzini scopriamo che nel mondo c'è anche il male, quello senza ragione, che ci colpisce con la sua dura indifferenza.

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  4. Il racconto è di mio padre, maestro come Sandra ( gli farà piacere sapere che una collega è stata la prima a commentare ). Devo soprattutto a mio padre la passione per la lettura. Ha scritto ( e scrive ) racconti molto brevi che ti arrivano ( senza far troppi giri ) al cuore. E poi mi ha sempre narrato storie e favole bellissime ( quelle che ricordo di più sono quelle di Wilde ). Quello che ho pubblicato è uno dei suoi scritti più limpidi e belli ( anche per mia madre che apprezza soprattutto il dettaglio della mantellina di lana fatta a mano:-)

    p.s.
    anche il disegno è di mio padre

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  5. Quell'angoscia credo sia tutta raccolta nella frase "mi fu vietato sognare". Complimenti al padre di cotanta figlia, entrambi svelati nella scatola magica piena di cose preziose che è questo blog. Bentornata, la gemellina "teneva saudade!" Bye&besos

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  6. che bel racconto. sei una figlia fortunata

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  7. Uno di quei casi in cui vorrei proprio conoscere di persona per discutere a lungo l'autore di note cosi' vive ed intense, ancorche' calate in preciso contestonstorico. Spero proprio tu voglia trasmettere un mio cordiale saluto a tuo padre.

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  8. le ingiustizie subite ci segnano e rimangono dentro, ma quelle subite da bambini non le cancelli nemmeno con l'acido muriatico...

    un abbraccio, carissima!! :D

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  9. Che tenerezza questo racconto e questo sguardo benevolo e insieme comprensivo, da adulto, sul bambino che si è stati e del quale non ci si è dimenticati.
    E che tenerezza, naturalmente, questo commosso e orgoglioso omaggio di una figlia al proprio padre.
    Proprio una bella lettura, per festeggiare il tuo (tanto atteso) ritorno.
    Saluti affettuosi

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  10. è un racconto semplice e bellissimo. La cosa che più mi ha colpito è che la monetina sarebbe stata utilizzata per offrire qualcosa agli altri. Piangere per non aver potuto accontentare gli altri. Raro.
    Un saluto
    Bruno

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  11. Povero Pierino

    mi è tornato in mente quando in convalescenza per il morbillo guardavo dalla finestra un bimbo con una bicicletta rossa che girava sul tetto terrazzo del palazzo di fronte a casa mentre sua madre stendeva i panni... un flash

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  12. Le ingiustizie subite da bambini sono quelle che bruciano di più.Bravo tuo padre che ha saputo rendere - e benissimo- uno dei momenti in cui si passa dalle illusioni dell'infanzia alle delusioni brucianti dell'essere adulti e brava tu che ce lo hai offerto. E poi davvero bentornata: mi sei mancata.Un abbraccio

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  13. Grazie, cari amici! Devo dire che le vostre parole mi hanno emozionato in modo particolare, forse perchè non riguardano solo me. Vi sono grata per l'affetto che mi trasmettete... lo sento davvero.
    Vi abbraccio forte.

    p.s.
    Adriano, se dovessi decidere di visitare Matera, fammelo sapere, mio padre sarebbe lietissimo di discorrere con te...

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  14. Leggendolo ho pensato a Carver ... non solo per quell'accenno a Cattedrale, ma per lo stile.

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  15. Chi ruba a un bambino ruba i suoi sogni....

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  16. ognuno di noi cela una parte nascosta nella propria anima : il bambino che si ostina a non diventare adulto.
    zio pierino conserva amorevolmente il bambino che è in lui e gli dà voce attraverso i racconti che ci regala.
    la semplicità e l'innocenza con cui si esprime rendono magici quei momenti e noi gliene siamo grati perchè riesce a far rivivere il bambino che è in ognuno di noi.

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  17. Ciao Giacynta, un bel ricordo d'infanzia, tenero e commovente -:)

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  18. L'inevitabile incontro con gli "altri" spesso è un piccolo o grande trauma.

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  19. sei tornata,dunque, e non me ne sono accorta.
    menomale che ho potuto essere dirottata qui, per nulla al mondo avrei voluto perdermi questa chcca.
    scrive bene tuo padre, con parole poetiche evoca scenari e vita, non è da tutti!
    un abbraccio a te e complimenti a tuo padre
    cri

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  20. Ciao Giacynta, purtroppo chi impara a rubare i sogni, i progetti e le speranze degli altri da piccolo continuerà a farlo anche da adulto!
    Buona domenica!

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  21. non ricordo se ho fatto il morbillo..

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  22. Grazie ancora. Ho potuto leggere a papà ( per telefono ) dei bellissimi commenti! Buona giornata a tutti ( anche da Pierino ).

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  23. Tuo papà ha saputo trasmetterti un dono prezioso: l'amore per la scrittura. Sicuramente è orgoglioso di te.
    Un abbraccio.
    Pim

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  24. Le carognate che fanno le bambine di dieci anni non hanno fine. Un saluto a te e a Pierino.

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  25. - Si, Pim, sono d'accordo. E' un dono. Non so immaginare la mia vita senza libri. Penso sarebbe noiosetta. :-)
    - Benvenuto Yanez. Grazie per esserti fermato un po' qui. :-)
    - Benvenuta cooksappe. Grazie anche a te :-)

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  26. Ciao Giacynta, ho letto con interesse e curiosità questo racconto del papà. Anch'io sono una collega ed inoltre, proprio giovedì scorso, sono passata per la prima volta da Matera che mi ha raccontato la sua importante storia dei “Sassi”. Due storie forti dunque ambientate a Matera!

    Se scriverò qualcosa del mio breve incontro con la vostra città mi piacerebbe linkare questo tuo post.

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  27. @Maria: allora spero che tu abbia voglia e tempo di scriverne. Sono curiosa di vedere le impressioni che desta la città in cui ho vissuto per vent'anni. Naturalmente a mio padre ( e a me )non potrà che far piacere il link al tuo bel blog! :-))

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  28. Ciao Giacynta! Sai, quella monetina, che in effetti doveva solo essere la ricompensa per le varie rinunce dovute alla malattia, mi ricorda molto tutte quelle piccole certezze che si costruiscono gli uomini, fino a quando, un giorno, inaspettatamente crollano e a restarci sono solo sensazioni negative ... quando siamo ancora fanciulli nella piccole cose e da adulti nelle questioni più delicate e nei riguardi della nostra interiorità ...

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  29. @Mirian: il dolore è ancora più grande se ci si lascia strappare la capacità di sperare, di aver fiducia. Per fortuna quella papà non l'ha mai persa, nonostante le delusioni infantili o quelle dell'età adulta, e l'ha trasmessa anche a me. Mi considero fortunata. E' importante avere intorno a sè persone che non rinunciano ai propri sentimenti ed alla propria capacità di amare o, semplicemente ( si fa per dire... ) di sostenere un dolore.
    Grazie per essere passata di qui. Un bacio.

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