dizoonario letterario
Tra i nostri compagni di pianeta c’è anche un certo animalino il cui nome, francamente, ignoro e con tutta probabilità ignorerei quando pure mi fossi dato la pena di consultare i più minuziosi repertori zoologici. Per darne un’idea alla svelta, dirò che le sue dimensioni appaiono estremamente ridotte ( sui quattro o al massimo cinque millimetri ) ; che la sua forma è all’incirca quella tra rotondeggiante ed oblonga di molti insetti; che il suo colore è di un bianco abbagliante; che il suo aspetto generale è quello di un minuscolo piumino.
Lo si incontra di solito sotto le acacie; percorre il terreno, rispetto a lui accidentatissimo, con aria indaffarata. Cosa poi cerchi tanto vivacemente, so meno che mai ( è bensì vero che tal famoso abitante di Sirio non seppe cosa pensare della nostra umana agitazione ). M'è piaciuto raccattarne alcun esemplare, a tempo perso: come lieve, come innocuo; come fidente, oso dire. Sebbene da me di proposito stuzzicato, non mi pinzava, non mi faceva alcun male, mi evitava persino il suo proprio peso; traversava la mia mano inavvertito, non fosse stato per il mio sguardo che attentamente lo scrutava, a null'altro badando che a trarsi da quella rischiosa situazione senza mio danno.
Ora, un giorno, a tal perdigiorno pensosamente e disperatamente seduto al rezzo uno di questi animalini salì per caso sulla scarpa. E il perdigiorno lo lasciò salire; lo aspettò su per i pantaloni; infine con una lieve pressione del pollice...
E perché poi lo uccise? Perché fatto feroce dalla sua stessa disperazione, perché uomo, sta bene; ma forse solo perché la creatura in parola era piccina, indifesa, leggera. Ecco sì: tanto senza peso, da doversene quasi forzatamente concludere che fosse...senza peso appunto, senza significato.
da Animalini in Diario perpetuo di Tommaso Landolfi, ed. Adelphi
Luomo, l'animale peggiore?
RispondiEliminaNon conoscevo questo testo di Landolfi che rimane uno dei miei scrittori preferiti...
RispondiEliminaGrazie Giacynta
Quel misto di raffinatezza, eleganza, crudeltà e cinismo che fa parte della scrittura di Landolfi e, in qualche modo, di tutti noi. La delicatezza e la vulnerabilità rischiano, a volte, di essere tentazioni irresistibili.
RispondiEliminaAltro che indifesa, la creatura è una cocciniglia ed è più dannosa di un esercito di cavallette. Ogni giorno una guerra, e vince sempre lei :(
RispondiElimina(ciao giacynta)
@Costantino: diciamo che tutto lo farebbe pensare...:)
RispondiElimina@Guy e Grazia: abbiamo una comune predilezione, allora:)
@ape: in foto c'è effettivamente uno Pseudococcus longispinus, ma non sono certa che sia davvero l'animalino di Landolfi:)Ciao e benvenuta ( sono contenta di vederti qui)! :)
il vivi e lascia vivere non è della nostra specie, bellissimo il brano
RispondiElimina@Amanda: l'uccellino del tuo avatar non gli avrebbe fatto del male sicuramente:)
RispondiEliminaEcco, mi hai fatto scoprire delle righe bellissime, che non conoscevo. Ci trovo una sintonia perfetta con la mia piccola lumachella...
RispondiEliminaUn abbraccione!
Beau texte!
RispondiElimina@Sandro, Versus: grazie a voi! :)
RispondiEliminaalla fine ci sono arrivato: Franz Kafka, Odradek.
RispondiEliminaso che a Landolfi non piaceva essere paragonato a Kafka, e quindi aggiungo che i due racconti sono molto diversi
:-)
@Giuliano: appena riletto, hai ragione( lo dico sussurrando :)
RispondiEliminaUn rocchetto di filo piatto e a forma di stella e senza fissa dimora la cui sopravvivenza risulta "quasi dolorosa".
Grazie!