martedì 21 dicembre 2010

"Il principe felice" di Oscar Wilde

.





Qui un post di Clode sui racconti di Oscar Wilde


.

16 commenti:

  1. questa favola mi ha sempre un po' angosciato ...

    RispondiElimina
  2. C'è la spietata legge "mors tua, vita mea" ma, tutto sommato, Oscar le è sopravvisuto attraverso ciò che ha scritto. Se la leggi in questa chiave la fiaba ti appare meno amara. Un bacio

    RispondiElimina
  3. Non la conoscevo, e sono contento di aver dedicato dieci minuti a questo commovente regalo di Oscar. E di Giacynta... :D
    Baci.

    RispondiElimina
  4. Onoratissima!!!! che bel regalo di Natale che mi hai fatto!!
    Un abbraccio, di cuore.

    RispondiElimina
  5. @ Nicola, ti ringrazio di cuore per il tempo che mi dedichi e per la tua amicizia che sento davvero! Un bacio
    P.S.
    Come va con la lettura di Paul? Io ho impiegato più tempo del solito...

    @ Clode cara, come vedi i tuoi post non si dimenticano... Non ho saputo resistere alla tentazione di linkarlo! Ti abbraccio.

    RispondiElimina
  6. Fiaba amara, ma racconto del possibile: Bontà e altruismo spesso raccolgono indifferenza e diffidenza presso gli uomini.
    Trovano invece accoglienza senza riserva, nel mondo degli "Animali" e presso Dio.
    In fin dei conti Wilde comunica speranza, e dà significato a quel sentimento chiamato AMORE..
    Ciao Giacynta, e come sempre, grande!

    RispondiElimina
  7. Quando il bambino era bambino,
    camminava con le braccia ciondoloni,
    voleva che il ruscello fosse un fiume,
    il fiume un torrente
    e questa pozzanghera il mare.

    Quando il bambino era bambino,
    non sapeva di essere un bambino,
    per lui tutto aveva un’anima
    e tutte le anime erano un tutt’uno.

    Quando il bambino era bambino
    non aveva opinioni su nulla,
    non aveva abitudini,
    sedeva spesso con le gambe incrociate,
    e di colpo si metteva a correre,
    aveva un vortice tra i capelli
    e non faceva facce da fotografo.

    Quando il bambino era bambino,
    era l’epoca di queste domande:
    perché io sono io, e perché non sei tu?
    perché sono qui, e perché non sono lì?
    quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio?
    la vita sotto il sole è forse solo un sogno?
    non è solo l’apparenza di un mondo davanti al mondo
    quello che vedo, sento e odoro?
    c’è veramente il male e gente veramente cattiva?
    come può essere che io, che sono io,
    non c’ero prima di diventare,
    e che, una volta, io, che sono io,
    non sarò più quello che sono?

    Quando il bambino era bambino,
    si strozzava con gli spinaci, i piselli, il riso al latte,
    e con il cavolfiore bollito,
    e adesso mangia tutto questo, e non solo per necessità.

    Quando il bambino era bambino,
    una volta si svegliò in un letto sconosciuto,
    e adesso questo gli succede sempre.
    Molte persone gli sembravano belle,
    e adesso questo gli succede solo in qualche raro caso di fortuna.

    Si immaginava chiaramente il Paradiso,
    e adesso riesce appena a sospettarlo,
    non riusciva a immaginarsi il nulla,
    e oggi trema alla sua idea.

    Quando il bambino era bambino,
    giocava con entusiasmo,
    e, adesso, è tutto immerso nella cosa come allora,
    soltanto quando questa cosa è il suo lavoro.

    Quando il bambino era bambino,
    per nutrirsi gli bastavano pane e mela,
    ed è ancora così.

    Quando il bambino era bambino,
    le bacche gli cadevano in mano come solo le bacche sanno cadere,
    ed è ancora così,
    le noci fresche gli raspavano la lingua,
    ed è ancora così,
    a ogni monte,
    sentiva nostalgia per una montagna ancora più alta,
    e in ogni città,
    sentiva nostalgia per una città ancora più grande,
    ed è ancora così,
    sulla cima di un albero prendeva le ciliegie tutto euforico,
    com’è ancora oggi,
    aveva timore davanti a ogni estraneo,
    e continua ad averlo,
    aspettava la prima neve,
    e continua ad aspettarla.

    Quando il bambino era bambino,
    lanciava contro l’albero un bastone come fosse una lancia,
    che ancora continua a vibrare.

    (Elogio dell’infanzia, di Peter Handke)
    - Song of childhood - dal film di win wenders "il cielo sopra berlino"

    RispondiElimina
  8. Non la conoscevo. Mi hanno preceduto commenti troppo impegnativi, che, almeno per una volta, mi tappano la lingua. O la mano. Fai tu. P.S. Auguroni, prima che me ne dimentichi.

    RispondiElimina
  9. "Bambini, il giardino è vostro ora" disse il Gigante, e prese una grande scure e abbatté il muro.

    Alby

    RispondiElimina
  10. I sentimenti che suscita questa favola sono vari, forse anche in questo consiste la sua bellezza. Può richiamare un mondo intatto ed ingenuo ( Pina ho interpretato bene? )prezioso ma continuamente minacciato, può invogliare a far crollare i muri che l'individualismo e la diffidenza erigono( Alby ed Ivonne )ed a fondare sull'amore qualsiasi rapporto ( Gianni ), può lasciare senza parole ( Adriano ) o suscitare inquietudine ( Sandra ). Mio padre me la leggeva quando ero bambina ed ora eccola qui. Ci sarà un motivo se non l'ho dimenticata. Grazie per avermi aiutato a capirlo meglio! Un bacio e auguri a tutti.

    RispondiElimina
  11. Con Paul mi sono un po' arenato anch'io (anche perché ho affiancato-sovrapposto un'altra lettura, cosa che di solito non faccio mai)
    All'inizio, a parte lo splendido spunto delle cose abbandonate da fotografare, tipico di lui, ero piuttosto deluso (avevo anche l'impressione di una traduzione raffazzonata e buttata lì, Bocchiola di solito è bravissimo, ma forse gli hanno messo fretta per uscire nel 2010) ma andando avanti, dopo qualche passaggio addirittura noioso (!!) mi prende molto e migliora. Poi ti faccio sapere. :D
    Ciao!

    RispondiElimina
  12. Ho avuto le tue stesse reazioni. Ho continuato a leggerlo perchè c'è scritto sulla copertina che è una sua creatura. Comunque, ho fatto bene ad andare avanti. Ho interpretato la struttura insolita come un modo per sottolineare un cambiamento di stato, di condizione esistenziale. Il tema della senilità e della morte mi sembrano centrali. La perdita degli entusiami giovanili, delle infinite possibilità che si aprono in quella età, ma, tutto sommato, anche in quella inmmediatamente successiva, determina, inevitabilmente, una sorta di raggelamento. Lo sguardo di Paul, in questo romanzo, mi sembra quello di chi si permette di guardare la "medusa" e tenta di tradurre un nichilismo che si nega a qualsiasi rappresentazione. E' un discorso sufficientemente contorto che può farti capire a cosa possa portarmi il mio affetto per Paul... Ti abbraccio. :-))))

    RispondiElimina
  13. Cara Giacynta,
    ho problemi di connessione in questo periodo, ma mi rifarò.
    Bello il regalo che ci hai fatto, neppure io la conoscevo.
    Ti faccio ora gli auguri di un buon Natale, così non rischio di non poterli fare in seguito.
    Un bacio

    RispondiElimina
  14. Grazie carissima! Tantissimi auguri a te!!!

    RispondiElimina
  15. Ciao Giuacynta, Auguri di buon Anno
    Maurizio

    RispondiElimina