domenica 2 maggio 2010

"IL MONDO NUOVO" ( "Brave new World ")



Il mondo nuovo (1932) è un’utopia negativa dello scrittore inglese Aldous Huxley (1894 - 1963).
L’autore delinea una società estremamente organizzata, la cui stabilità è garantita dalla perfetta integrazione di ogni suo elemento nel sistema e dalla conseguente assenza di qualsiasi forma di dissenso o di ribellione. Tutto funziona perfettamente nel mondo di Ford, il suo mitico fondatore, ed ovunque sembra regnare felicità e armonia. Ognuno dei suoi componenti è indotto ad essere soddisfatto di appartenere ad una delle caste in cui la società è divisa e di svolgere le mansioni che gli sono state assegnate. La società, d’altronde, garantisce a tutti svaghi e divertimenti vari e sofisticati, nonché il pieno appagamento dei bisogni primari.
Sarebbe però difficile definire “individui” i componenti di questa società apparentemente perfetta, visto che non hanno alcuna possibilità di sentire, sperimentare qualcosa in modo originale. La loro esistenza è diretta dal sistema che ne determina la natura biologica (attraverso il concepimento in provetta), la funzione sociale (attraverso il condizionamento ipnopedico), nonché lo stile di vita.
Nel mondo di Ford, si antepone alla ricerca della autenticità, la rincorsa al benessere, il quale appare tanto più falso ed artificioso, quanto più emerge la sostanziale debolezza emotiva degli abitanti del mondo nuovo, incapaci di avvertire, scoprire e coltivare la propria individualità e di provare emozioni vere e forti sentimenti. L’amore, il dolore, la passione, la gelosia, l’orgoglio, il coraggio, la paura non trovano posto in un sistema sociale dove i sentimenti sono visti come fonte di instabilità e vanno dunque immediatamente cancellati, rimossi, magari con una buona dose di soma, una droga distribuita gratuitamente dallo Stato. Ma un mondo così organizzato, proprio perché cancella i sentimenti, appare sostanzialmente disumano. La sua unica ragion d’essere è nella convenienza di chi lo regola e lo dirige obbligando i soggetti a produrre ed a consumare ! La disumanità della società fordiana appare ancora più evidente con l’entrata in scena del Selvaggio, un uomo proveniente da un luogo estraneo al sistema, una sorta di ultimo baluardo del vecchio mondo. Il Selvaggio è  “uomo” per la portata delle sue passioni, per la ricerca della solitudine, per il coraggio che lo porta a “scegliere”, a “decidere”, diversamente dagli abitanti del mondo nuovo,  pronti ad uniformarsi ad un modo di fare acquisito e mai messo in discussione. Le uniche figure della società fordiana che paiono avere qualche riserva nei confronti del sistema sono quelle di Bernardo e di Helmholtz. Ma Bernardo è critico soltanto perché non perfettamente integrato per un “errore di laboratorio”, non per motivata e ragionata scelta. Helmholtz appare invece tutto chiuso nella sterile ricerca di un'originalità fine a sé stessa, tutta esteriore e sostanzialmente priva di sostanza, perché priva d'esperienza, di sentimento.  





Il titolo del romanzo rimanda ad un'espressione di Miranda, personaggio de La tempesta di Shakespeare :

O brave new world,
That has such people in't!

( Oh nuovo e mirabile mondo che possiedi simili abitanti ! )





6 commenti:

  1. La tua recensione mi ha incuriosito.
    Passerò a rileggerti.

    Comunque su Wikipedia ho trovato queste curiosità in merito al libro:
    Sebbene apprezzato da quasi tutta la critica anglosassone il libro ricevette anche delle critiche mosse da alcune figure illustri come George Orwell, Virginia Woolf e Thomas Stearns Eliot. Il filosofo Theodor Adorno attaccò aspramente il libro in quanto la decadenza dei costumi sembra essere molto più importante che la disumanizzazione dovuta all'avvento dell'era industriale."

    Preso da: http://it.wikipedia.org/wiki/Il_mondo_nuovo

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  2. Il “selvaggio” è l’unico essere umano in un mondo spersonalizzato dalla tecnica, ricordo il brano in cui egli cerca di far capire ad un Alfa la bellezza e la profondità della poesia di Shakespeare, ottenendo solo risate. Per Huxley pare non esserci alternativa fra un mondo rigidamente programmato e la barbarie.

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  3. Caro Francesco, premetto che sono solo una lettrice e non una esperta di utopie negative, quindi ciò che ho scritto è il frutto di una mia personale interpretazione del testo di Huxley. Ciò posto, ritengo che le accuse mosse da Adorno siano propabilmente il frutto di una lettura ideologizzata. Credo che Huxley, prospettando il new world, volesse esclusivamente denunciare le contraddizioni della società industriale, latrice di progresso e di benessere, ma anche di una logica totalizzante necessaria per la sua stessa sopravvivenza. Basta leggere il testo che Huxley scrive successivamente, ovvero "Ritorno al mondo nuovo",per accorgersene. Ti ringrazio per l'attenzione. A Presto

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  4. Caro Ettore, hai ricordato uno dei passi più intensi e tragici, necessario a motivare il suicidio del Selvaggio. Dato il finale, dovresti aver ragione a dire che per Huxley non ci sono alternative fra un mondo rigidamente programmato e la barbarie. Penso,però, che un atto di denuncia non verrebbe fatto se si ritenesse la partita chiusa. Ciao e grazie!

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  5. Interessante e mi sembra molto attuale. Il mondo oggi vorrebbe cancellare sentimenti, emozioni, omologarci a modelli. Dobbiamo vigilare.
    Grazie per il suggerimento
    Giulia

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  6. In effetti il romanzo di Huxley è davvero una sorta di specchio del sistema corrente, lo si capisce con l'entrata in scena di John, il Selvaggio, così autentico da sembrare l'elemento stonato. Ciao e grazie.

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