domenica 23 marzo 2014

Della vita interiore di un bonsai




La salvezza appartiene al campo del più bizzarro mistero. Il 21 dicembre 2011 ho ricevuto in regalo un bonsai di raffinata bellezza. L'ho portato nel mio appartamento e l'ho battezzato Swift. Due settimane dopo Swift ha cominciato a morire. Sono corsa dalla venditrice autoproclamatasi specialista di quella specie che mi ha detto:

- Il suo bonsai è agonizzante.
- Lo so. Cosa mi consiglia?
- Niente.
- Ma ci sarà pure qualcosa che si può fare!
- Contro la morte?
- Non è ancora morto. Finchè c'è vita, c'è speranza.
Lei alzò gli occhi al cielo.

- Queste scemenze non valgono per i bonsai. Fin dall'infanzia ha vissuto torture che lei non può neanche immaginare. Non ci tiene più a vivere, capisce...
Mi resi conto che la venditrice era una depressa che attribuiva le proprie patologie alle sue piante, e me ne andai.
Per la strada, passai davanti a un cinema in cui davano Hugo Cabret di Scorsese.L'orario era quello giusto. Acquistai un biglietto e aspettai in fila con Swift in braccio. La gente mi guardava e scuoteva la testa. Venuto il momento, mi accomodai in sala. Swift, sulle mie ginocchia, sembrava sul punto di esalare l'ultimo respiro. Osavo appena immaginare i tormenti che gli erano stati inflitti durante la crescita per ridurlo alla condizione di bonsai. Il fatto di apprezzare questa specie torturata la dice lunga sul nostro grado di sadismo.
Cominciò il film. La prima metà mi piacque poco ed ebbi quasi la tentazione di addormentarmi. Al cinema si dorme molto meglio che a letto: è un sonno cosciente. Ma la seconda parte mi entusiasmò da matti e fui svegliata in preda a emozioni lunari. La figura di Méliès mi riconciliò con la conquista dello spazio e uscii dalla sala esultante. Tra le mie braccia Swift manteneva un silenzio meditativo.
Una volta a casa depositai la mia pianta di compagnia accanto alla caffettiera e continuai la mia vita. L'indomani il bonsai era resuscitato. Solo che non è più un bonsai. Ne ha sempre il corpo gracile, ma ormai produce delle foglie grandi come quelle di un baobab. Scorsese lo ha lberato dal maleficio della piccolezza.




Amelie Nothomb, La nostalgia felice, ed. Voland

Il libro -  così come il cortometraggio di Laureline Amanieux e Luca Chiari ( qui ) - documenta il secondo ritorno di Amélie in Giappone, la nazione in cui la scrittrice ha trascorso l'infanzia. 

Le immagini sono fotogrammi del film di Martin Scorsese citato dalla scrittice

9 commenti:

  1. Hughetto farebbe resuscitare chiunque, io sarei passata a regalare un biglietto pure alla venditrice depressa, non tanto per lei, ma, sai mai che non avessero a trarne beneficio le rimanenti piante del suo negozio?

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  2. Méliès è una delle mie passioni fin da bambino, sono contento che abbia messo di buon umore anche Amelie. (mi piacciono soprattutto i film dove si vedono la Luna, il Sole e le Stelle)
    Il racconto è molto bello, grazie!

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  3. Anche se devo ammettere che i bonsai mi piacciono, ho sempre pensato che quelle costrizioni e forzature date dalle potature vadano contro natura.

    Il racconto è bello, anche se la mia indole molto realistica (oserei dire "terra-terra", in coerenza col post) si sforzerà molto nel considerare il film come miracolosa panacea.
    Buona domenica, carissima!

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  4. @Amanda: ti dirò, ho avuto la stessa reazione di Amélie guardando la I parte del film; come la fioraia ho, stupidamente, tratto le conclusioni, così ho perso la parte migliore!

    @Giuliano: sono contenta di averti fatto cosa gradita!:)

    @Nela: ma tu hai visto il film per intero o hai fatto come me?
    Buon tutto!

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  5. Anche a me è capitato di dormire di gusto al cinema,quando proiettavano quei pesantissimi "mattoni"all'epoca osannati ed ora fortunatamente dimenticati da tutti.
    Quanto al bonsai sono contento se ha potuto tornare ad essere una pianta perfettamente normale.

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  6. Bellissimo racconto! Ognitanto mi chiedo dove diavolo scovi tutte queste chicche!
    ;)

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  7. @Costantino: non so a quali mattoni tu ti riferisca. Se sono gli stessi miei, dovrebbero essere le americanate tutte uguali che ci piovono sulla testa da alcuni decenni e che hanno ridotto in pappa il cervello di chi li vede...

    @Clode: ho tutto di Amélie:)

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  8. La vita interiore di un bonsai è assai piccola. O forse no.

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