lunedì 25 novembre 2013

John Cale


Qualche giorno fa,  un po' a casa, un po' durante il tragitto per andare a scuola  ho ascoltato Black Acetate ( qui ) di John Cale,  uno dei suoi ultimi lavori ( 2005 ). Ci sono brani molto belli che per varietà  rimandano ai diversi tratti di un lungo percorso musicale  iniziato a Crynant, la cittadina del Galles in cui Cale, bambino, iniziò a suonare il piano e la viola, per poi continuare i suoi studi a Londra e dal 1962, ventiduenne, dopo aver ottenuto una borsa di studio,  a New York. E' proprio qui che, nell'ambito del Theatre of Eternal Music, sperimenta le possibilità estreme della sua viola. Il suo primo amore -  osserva Stefano Mongardini - non fu proprio la musica rock. Erano Cornelius Cardew, suo maestro al Conservatorio di Londra, La Monte Young e John Cage. 

A New York conobbe Lou Reed e Warhol; dopo aver suonato nei  Velvet Underground per tre anni, e prima di incidere, a partire dal '70,  i suoi numerosi dischi da solista, lavorò come arrangiatore e produttore, attività che continuò a svolgere anche successivamente all'uscita del suo primo lp e che lo portò a collaborare con Nico, Patti Smith, Brian Eno ( 1975, Another green world ).
La sua formazione classica viene dichiarata apertamente nel terzo lp, The Academy in Peril . Non da molto tempo, tra l'altro, aveva termnato un lavoro biennale per la CBS/Columbia, il remissaggio in quadrifonia del catalogo di classica.  Uno dei brani più limpidi è Brahms,  composizione per solo piano. ( qui )

Paris 1919 è l' album successivo, del 1973; tra i brani, ci sono ballate, riferimenti a figure letterarie ( Macbeth ) e nonsense,  ( Hanky Panky Nohow )


                                                                               
What's needed are some memories of planing lakes
 If the sacheting of gentlemen
Gives you grievance now and then

Those planing lakes will surely calm you down

Nothing frightens me more
Than religion at my door
I never answer panic knocking, falling                               
Down the stairs upon the law
What law?

There's a law for everything
And for Elephants that sing to keep
The cows that agriculture won't allow
Hanky Panky nohow
Hanky Panky nohow oh







Una figura letteraria anche nel nono album, Animal Justice; Hedda Gabler, un personaggio di Henrik Ibsen, dà  il titolo ad una delle composizioni più intense di Cale ( qui )
( su Hedda qui )

Il brano che mi ha fatto avvicinare al Cale solista è però in un album di qualche anno successivo  ( Words For The Dying ,1989)  ed è, anche questo, ispirato ad un composizione letteraria, questa volta di Dylan Thomas. 

Qui il testo della poesia di Dylan Thomas

  










10 commenti:

  1. Godibilissimo: il mio ennesimo Grazie per la tua ennesima, preziosa, esplorazione. :)

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  2. Ringrazio anche io...qui sono sempre -E PIACEVOLMENTE- sui banchi di scuola.

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  3. Ciao Giacinta, non conoscevo questo musicista. Molto interessante: mi piace!
    Un caro saluto

    Cri

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  4. un'animazione di tre minuti:

    http://amareproduzioniagricole.blogspot.it/2013/11/man-steve-cutts.html

    ciao f.

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  5. un'animazione di tre minuti:

    http://amareproduzioniagricole.blogspot.it/2013/11/man-steve-cutts.html

    ciao f.

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  6. John Cale, ottima scelta...
    Ogni tanto lo riascolto e mi stupisce sempre. La sua musica sembra scarna, addirittura "spoglia", ma è la prima impressione; è un autore che non vuole "conquistare" a tutti i costi, trattiene con sé solo chi ha la pazienza di cogliere i dettagli.
    Proprio di recente ho riascoltato The Academy in Peril, disco assolutamente "non commerciale", secondo molti discontinuo o troppo ambizioso. E invece è una mirabile prova del multiforme e schivo talento del musicista gallese, capace di passare con nonchalance dalla collaborazione con Terry Riley a quella con Lou Reed e con (una fetta del)lo star system del rock, sia pure in posizione defilata.
    E ha avuto il coraggio di suonare la viola in contesti rock... non è cosa da poco; forse solo un gallese irriverente come lui poteva farlo.
    In ogni caso, uno di quei musicisti che hanno contribuito ad abbattere le barriere fra "musica per eletti" (o accademici) e "musica per il volgo" (rock & simili), in anni in cui questo era quasi un compito "sociale" per i talenti musicali più sensibili (e mentalmente indipendenti).

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  7. E' un musicista che non stanca anche dopo ascolti ripetuti; la sua curiosità e la sua voglia di tentare sonorità inconsuete rendono le sue esperienze musicali sempre interessanti. Mi piace molto, poi, il raccordo con la poesia..
    Grazie e un caro saluto a tutti!:)

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  8. ...interessante :-)
    Il mio John Cale preferito resta quello con i Velvet ;-)

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  9. @Erik Satie: Certo, i Velvet:)(... e poi è anche il colore prevalente nel mio blog:)
    Grazie!

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