La sola ora poetica, al Liviano, era il tardo pomeriggio, in autunno o in inverno, quando fuori era già buio.
Terminavano le ultime lezioni, le piccole filologie slave, c'era poca gente che sostava qua e là, un senso di rumori attutiti e luci soffici; si formava un'ora vuota, incerta, interessante. Si guardavano le compagne con altri occhi, i loro nomi si mettevano a splendere.
Luigi Meneghello, Fiori italiani, ed.Rizzoli
l'immagine è di Quint Buchholz
maratona di lettura dedicata a Meneghello : info
la sola ora poetica al Liviano è la ricerca di un po' d'aria sotto i bagolari nella piazza antistante stuprata nella sua bellezza da quel catafalco fascista nelle afose serate d'estate con le bici ad aspettare mentre ti rinfreschi col gelato :)
RispondiEliminaun grazie a Marco Paolini, che me lo ha fatto conoscere!
RispondiElimina:-)
Che strani ricordi, anch'io studiavo filologia slava...
RispondiEliminaInteressante iniziativa, la maratona di lettura, e bello dedicarla a Meneghello, formidabile scrittore. Metto il suo Libera nos a Malo fra i migliori dieci libri italiani del secolo scorso.
RispondiElimina... un giorno ci sarà una maratona di letture dedicata a Pezzoli (devo leggere Libera nos a Malo da quando l'ho sentito paragonare al suo Quattro soli a motore.... prima o poi!).
RispondiEliminaIntensa questa descrizione de l'ora vuota, dove l'aggettivo assume una connotazione lontana dall'essere negativa.
RispondiElimina@Amanda: la percezione del Liviano cambia con le stagioni:)
RispondiEliminap.s.
sono andata a cercare il significato di bagolari ( pensavo fossero elementi architettonici! )
@Giuliano: ed io ringrazio te:);
chissà che Paolini non partecipi alla maratona di lettura.
@Silvia, Nick, Nela: In Fiori italiani, ad un certo punto, Meneghello ricorre ad una espressione che farei mia, adattandola naturalmente un po' alla situazione; parla di "annegare nelle parole" ( cito a memoria - labile - ). Direi che la lettura dei suoi testi è un po' un questo; trattasi, naturalmente, di dolce naufragio. :)
RispondiElimina@Ally: Cuviago forever:)
poetico annoiarsi
RispondiEliminaGiuro che non so che cosa è la filologia slava...
RispondiEliminaDi Meneghello ho letto molto tempo fa "Libera nos a malo" e mi ricordo ancora l'incanto per la sua scrittura raffinata e popolare al tempo stesso.
RispondiEliminaQuella di cui parli è l'unica maratona a cui parteciperei volentieri!
@Giardy: mi dirotti Meneghello verso Leopardi!:)
RispondiElimina@Guglielmo: siamo in due:)
@Grazia: hai ragione, è il tratto caratteristico di Meneghello; in Fiori italiani parla proprio di questo, ovvero della sfera culturale paesana e di quella urbana, la I sentita come qualcosa di connaturato, la II come un sistema di idee e di parole, non connesso al modo di vivere.
A proposito della maratona, si potrebbe pensare di ritrovarsi lì, che ne dici?:)
Non sarei stato capace di esprimermi come Tullio De Mauro, ma il brano di Meneghello selezionato mi ha ispirato d'istinto pensieri simili a quelli del grande linguista.
RispondiEliminaBuona Pasqua!
@Adriano: grazie, sei gentile! Buona pasqua a te e ai tuoi cari:)
RispondiEliminaCara Giacinta, sono passata per ricambiare gli auguri di Buona Pasqua.
RispondiEliminaUn abbraccio
Cri
Poetica e originale come sempre...
RispondiEliminaUn post delicato come una piuma...
@Cristina, Nella: grazie!! baci
RispondiEliminaCara Giacy, non ho mai letto Meneghello, ma dal momento che tutti lo hanno magnificato ne deduco che dovrò rimediare al più presto!!
RispondiEliminaun bacione
@Maria: inizia da "Fiori italiani". Ci sono indimenticabili ritrattini di prof:)
RispondiEliminati abbraccio:)