lunedì 23 agosto 2010

Destini




"  Nulla ha sradicato, per millenni, la gente del Garga e di queste regioni     ( Campania,Calabria, Basilicata ), che hanno continuato ad accogliere e sommare sangue, storie, profughi e conquistatori.                                                                                                                                      Fino a che arrivarono i Piemontesi.                                                                                                                                     Il massiccio del Pollino, da cui il fiume scende, racconta con gli alberi il destino della sua gente. "

Tra questi alberi,  

" (… ) il più antico vegetale della montagna : il pino loricato, fossile vivente, coevo dei dinosauri, a cui somiglia, per la corteccia a scaglie, “ a lorica “, come le armature dei guerrieri di una volta.
E’ un albero dai tempi lentissimi, come obbedisse a cicli non più nostri : il seme non germoglia prima dei due anni ; (… ) si è rifugiato nei luoghi più impervi e ventosi, tra burrasche, gelo e petraie. E dove nessun’altra essenza sopravviverebbe, il pino loricato domina millenario, scolpito dal tempo e dai fulmini.
Quando muore,  perde la corteccia e appare bianco come marmo funerario.
 Ma resta in piedi, re del silenzio, candido monumento a se stesso. "

Il pino loricato, continua a raccontare Pino Aprile, l’autore del saggio “ Terroni “da cui sono tratte le sequenze riportate in corsivo, ha rischiato di scomparire definitivamente proprio per la particolare resistenza , compattezza e durezza del suo legno, inattaccabile dai parassiti. La sorte del pino fossile si legò a quella degli emigranti. I tanti meridionali che furono costretti ad abbandonare i loro paesi, dopo l’unificazione d’Italia, riposero i loro “corredi” , al sicuro dalle tarme, nelle cassapanche di loricato.
" Furono cosi tanti a doversene andare, dopo aver perso tutto con l’unificazione del paese, che i pini loricati, dopo migliaia di secoli, scomparvero quasi del tutto in pochi anni, ridotti a bauli. Paradossalmente, si salvarono, perché sulla montagna finirono prima gli uomini che gli alberi. I paesi si spopolarono,i pascoli vennero abbandonati."






15 commenti:

  1. Grazie di cuore per il post, che dice ed insegna tante cose, a fare inizio dalle belle foto del pino loricato, una delizia per gli occhi di chi ama la natura, e proseguendo per l'evocazione (almeno così io intendo)anche di pagine tristi e buie (come avvenne l'unificazione d'Italia nelle terre meridionali)della storia del Paese.

    Una buona serata, Giacynta!

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  2. Ho finito di leggere il libro ieri mattina. Ho preso molti appunti, così questo, probabilmente, è solo il primo di una serie di post che trarranno ispirazione dal saggio di Pino Aprile.
    Sono lucana e vivo in Veneto. Amo la mia terra d'origine, così come quella d'adozione. Forse per questo penso che la conoscenza, unita al senso di giustizia sia l'anticorpo più potente per debellare perniciose ed infondate categorizzazioni e pericolosissimi "giochi di ruolo" che hanno fatto comodo in passato, così come adesso ( forse ora più che mai ) ai soliti noti. Carmen, Adriano, vi abbraccio e vi ringrazio.

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  3. Molto interessante. Conosco pochissimo la tua regione d’origine e “Basilicata Coast to Coast” ha svegliato la mia curiosità.
    Appunto anche questo titolo.
    Un abbraccio

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  4. Ciao Giacynta!!! penso che quello che scrivi sia sempre un'occasione di arricchimento interiore
    bellissimo questo albero...mi vien voglia di dipingerlo come anche di vederlo dal vivo!

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  5. @ Carmen : vorrei aggiungere, cara, che la tesi sostenuta nel saggio è quella virgolettata che hai riportato nel tuo commento. La tesi viene supportata da diversi elementi di prova. Spero, come ti dicevo prima, di ritornare prima o poi sull'argomento con altri post.

    @ Barbara : Ciao, bentornata! Ho visto anch'io il film che rende molto bene l'atmosfera assorta, " sospesa " della mia zona d'origine. E' una dimensione davvero particolare che rasenta l'incanto ( inteso nel senso stretto del termine ) specie in alcuni momenti della giornata, quelli di passaggio ( alba, mezzogiorno, tramonto ).
    Il libro di Pino Aprile mi è piaciuto. E'il frutto di un lavoro documentario pluriennale e di una passione autentica per le proprie radici familiari, culturali.

    @ Cristina: La zona del Pollino è bellissima! Ho visto il pino loricato in un momento particolarmente felice della mia vita. Avevo vent'anni, ero in campeggio per la prima volta in un luogo di montagna e tutto era una scoperta. L'albero era guardato da chi già lo conosceva con rispetto, una sorta di reverenza religiosa. Tu adesso puoi capire, così come me, perchè. E' una bellissima idea quella di dipingerlo. Aspetto di vederlo prima o poi in uno dei tuoi post!

    Un grazie e un bacio a tutte voi.

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  6. che coincidenza, due pini, quello aprile e quello loricato:)

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  7. @ Carmen : Intuivo che la tua storia personale contemplasse un impegno nel sociale e non fatico ad immaginare perchè tu abbia sviluppato un' idiosincrasia nei confronti del modo di far politica dell'ultimo quindicennio! Un bacio.

    @ Francesco : ... e, secondo me, con una natura molto simile! :) Buona giornata!

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  8. Sei della Basilicata?
    Forte, io ci ho fatto il viaggio di nozze.
    Mentre tutti i nostri amici partivano per Polinesia, Messico, Maldive, noialtri siamo andati a vederci i sassi di Matera. Se non li toccavo con mano non ci credevo mica che potessero esistere ;-)

    Barbara

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  9. Buongiorno Giacynta, i " Terroni " un popolo di emigranti che non dimentica il proprio passato, capace di accogliere con un caloroso abbraccio, chi oggi ha dovuto lasciare la propria terra con grande sofferenza, per garantire un avvenire migliore alla propria famiglia,un popolo che ha messo la propria vita al servizio dell'utilità altrui, simile al pino loricato che pur essendo stato usato senza ritegno e maltrattato senza rispetto, continua con dignità non ostante la sua lentezza a resistere e a vivere!!!

    P.S. Matisse non è mio, è il gatto adorabile dei miei vicini di casa ed ama passare il suo tempo sul mio terrazzo

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  10. @ Barbara : se ci sei stata d'estate, magari ci siamo sfiorate con lo sguardo camminando, ognuno per proprio conto, per le viuzze sassose...
    Si, è un paesaggio di cui ho colto la bellezza e la particolarità solo dopo averlo lasciato!

    @ Sciarada : Spero che la memoria storica sia davvero viva, così come il desiderio di salvaguardare la propria dignità di esseri, più che di "popolo". Al Sud come al Nord c'è effettivamente bisogno di questo, più che di stanca e vuota retorica o di contrapposizioni sterili.

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  11. Davvero molto interessante quello che dici e il libro di cui parli. Ne farò tesoro. Grazie

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  12. questo con la foto di Thomas Sankara sono sempre io, Slec, franz...

    ciao

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  13. @ Giulia : Grazie! Sono contenta che tu sia tornata.

    @ Francesco : Si, so che una identità non ti basta! Buona giornata.

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  14. Bello quello che tu riporti sulla forza e sul simbolo di un albero come le radici di un paese e di gente costretta a emigrare.Io sono Toscana d'origine, vivo da anni in Belgio dove il ricordo dell'emigrazione italiana degli anni'50 nelle miniere della Vallonia("braccia in cambio di carbone")è ancora percettibile.
    Quante volte ci scordiamo di essere stati noi gli emigranti. Bello il tuo post e il libro che tu citi che ha il merito di farcelo ricordare E bello sarebbe ripiantare i pini fino a ricostruire tutta la vegetazione.

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  15. @Grazia: Leggendo il tuo commento penso a quanto sia bello trovare un luogo, anche se virtuale come questo, dove potersi incontrare pur vivendo in posti così distanti e di questi poter raccontare...

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