sabato 28 gennaio 2012

.


Cranberries, Stars

venerdì 27 gennaio 2012

Ebrei e pregiudizio

.
Mi sono sempre chiesta cosa ci fosse dietro la discriminazione degli ebrei.
Tempo fa ho  letto  un saggio che mi ha dato  elementi per capire qualcosa in più  sull’antisemitismo e le sue origini. Si tratta di Ebrei e pregiudizio  di Riccardo Calimani.  Se ho ben interpretato il contenuto dell’opera,  sarebbero essenzialmente i  primi cristiani  e poi la chiesa cattolica gli artefici della  discriminazione. Il nazionalismo del XIX e XX secolo  avrebbe poi alimentato e sfruttato in chiave politica, attraverso i partiti che ne erano l’espressione,  il sentimento di avversione per gli ebrei.

Riassumo per punti ciò che ho trovato nell’opera di Calimani

martedì 24 gennaio 2012

di zoo nario letterario : una papera disamorata

.                                                        


Quando ero ragazzo i miei genitori si dividevano i compiti: mio padre raccontava storie sulla sua infanzia incantata popolata di astuti anmali domestici; mia madre cantava canzoni o recitava filastrocche. Una di queste filastrocche narrava di un'anatra che attraversava il fiume Sava con una lettera sul capo che diceva : " Non ti amo più",  Ne volim te više . Quella lettera mi aveva sempre lasciato perplesso, e sulla sua esegesi avevo speso notti insonni: Perchè l'anatra la portava sul capo? Qual era il significato del fiume? A chi era destinata? Chi era il non più amato?

Aleksandar Hemon, Il progetto Lazarus



domenica 22 gennaio 2012

.




The Smiths -  Qui   Bigmouth strikes again

venerdì 20 gennaio 2012

L'Unica

**


L'Unica, la donna del destino, appartiene al Romanticismo, e Werther, non potendo conquistarla finirà per uccidersi. 


Un suicidio così motivato sarebbe risultato incomprensibile agli stoici e agli epicurei, come pure ai poeti seguaci della filosofia antica. Ma gli uomini di fine Settecento e d'inizio Ottocento, inclusi i romantici polacchi, si nutrivano di un genere completamente diverso di letture, dalle quali potevano ricavare qualche vaga idea sul connubio di due anime.


Per esempio le opere di Swedenborg , di cui si pasce l'immaginazione di Slowacki, così come quella di Balzac fin dai più teneri anni. (...).




**



Nessun sistema teosofico assegna un posto così centrale all'amore fra due persone così come l'edificio immaginario ideato da Swedenborg . Poichè per lui il mondo dei sensi e il mondo dello spirito sono legati da fii di "corrispondenza", quel che accade in terra trova la sua continuazione in cielo. (...) 
Un amore che è preannuncio di cielo, poichè tutti gli angeli celesti prima erano esseri umani e conservano la forza  la bellezza del tempo giovanile (...). 


Le coppie felici in terra s'incontrano di nuovo, ringiovanite. Chi è rimasto solo trova un partner celeste. (...)


La perfetta armonia di due anime e due corpi è il fine ultimo degli esseri terreni, e se non la raggiungono in terra la raggiungeranno nei cieli, dove oltretutto non conosceranno mai né noia né stanchezza reciproca.






Séraphita*  introduce il motivo dell'androgino, congiungimento di un'anima femminile e di una maschile che insieme formano un'unità bisessuata, forse perchè nella mente di Swedenborg  le menti dei coniugi in cielo sono perfettamente unite (...).


I poeti hanno attinto da Swedenborg  a piene mani, anche quando, come nel caso di Baudelaire, hanno preso da lui le corrispondenze fra il mondo dei sensi e il mondo dello spirito e le hanno chiamate simboli

Milosz Czelaw, Abbecedario


*  Séraphita è un' opera di Balzac 


** Le foto sono tratte  da Solaris di A. Tarkovskij; le prime due  sono state "sottratte": al blog di Giuliano ( che ringrazio )  






giovedì 19 gennaio 2012

mercoledì 18 gennaio 2012

Arcata

.


E' una cittadina sulla costa del Pacifico, nella California del Nord, vicino al confine di Stato con L'Oregon. Cielo perennemente grigio, nebbia che sale dall'oceano. Ci sono stato più di una volta, mai un raggio di sole. Viverci? Per penitenza, forse. (...)
Le foreste di redwoods sono straordinariamente lugubri. Sorgono in aree di nebbie perenni perchè hanno costante bisogno di umidità. Colonne gigantesche, vecchie anche qualche migliaio d'anni, che si ergono in mezzo a grandi banchi di nebbia; in basso oscurità assoluta e assenza di qualunque sottobosco. Se uno di questi colossi cade, dalla sua carcassa spuntano immediatamente dei germogli che si slanciano verso il cielo.


Czelaw Milosz, Abbecedario







martedì 17 gennaio 2012

Julia Kent

.







Julia Kent, Dorval   (da Delay )

domenica 15 gennaio 2012

Il castello del Mago Atlante a Memphis

.




In uno dei tre episodi di Mistery train di Jim Jarmusch, Nicoletta Braschi è una italiana costretta a una sosta forzata a Memphis. Aspetta di rientrare in patria con la salma del marito. La telecamera la riprende  in aeroporto, mentre firma dei documenti relativi al trasporto dell'insolito bagaglio, la bara , poi  al telefono, mentre è impegnata a tranquillizzare un familiare, quindi  in una strada semideserta di Memphis, in un minimarket,  in un bar, ed infine nell'Hotel Arcade, in cui chiede una camera che poi divide generosamente con una  sconosciuta. 




Nicoletta ha sempre con sè un libro. Non è difficile capire quale, visto che, come nel castello del Mago Atlante, nell'Hotel Arcade confluiscono nella stessa notte tutti i personaggi del film.






Nei tre diversi episodi, viene ripreso lo stesso momento, quello in cui  i personaggi accendono le radio vecchio stile dell'albergo, ognuno nella propria stanza, e, alle 2.17 a.m., ascoltano "Blue moon" di Elvis Presley. Durante la notte, Nicoletta vedrà profilarsi ai piedi del suo letto un fantasma , un' immagine illusoria , nell'hotel...dei destini incrociati.






-la voce del Dj che propone Blue moon é quella di Tom Waits.
-Screamin' Jay Hawkins interpreta la parte del portiere dell'albergo
- nel terzo episodio del film, a selezionare al juke-box  di un bar The Memphis Train di Rufus Thomas è Joe Strummer dei Clash.
- Il fantasma visto dalla Braschi è naturalmente quello di Elvis Presley








Links
La musica nei film di Jim Jarmusch
Mistery train  
Jim Jarmusch
Orlando Furioso, XII canto
Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino


         

dal I episodio                                                dal II episodio




venerdì 6 gennaio 2012

.

In silenzio per un po'...  ( non del tutto, in realtà :  clicca qui e qui )
Baci a tutti!

giovedì 5 gennaio 2012

di zoo nario letterario : un pappagallo di lungo corso

.





- Vieni, Hawkins, - diceva, - vieni a farti una chiacchierata con John. Nessuno è più benvenuto di te, figliolo. Siediti, e senti le novità. Ecco il capitano Flint ... il mio pappagallo l'ho chiamato Capitano Flint come il famoso bucaniere*... ecco il Capitano Flint che predice il successo al nostro viaggio. Non è vero, capitano? E il pappagallo diceva , con grande rapidità, " Pezzi da otto ! "Pezzi da otto! Pezzi da otto! " fino a che ci si chiedeva come non finisse senza fiato, o John tirava il suo fazzoletto sulla gabbia. 
- Quell'uccello, - diceva, - potrebbe benissimo avere duecento anni, Hawkins...quasi tutti vivono tantissimo; e se qualcuno ha visto più misfatti, deve essere il diavolo in persona. Ha navigato con England, il grande capitano England, il pirata. E' stato in Madagascar, a Malabar, in Suriname, a Providence, e a Portobello. Era là quando ripescarono quelle disgraziate navi al Plate. E' là che ha imparato a dire "Pezzi da otto" e c'è poco da meravigliarsi; ce n'erano trecentocinquantamila, Hawkins! Era all'arrembaggio del Viceroy of Indies fuori da Goa; e a guardarlo si potrebbe pensare che sia giovanissimo. Invece ne ha respirata di polvere da sparo... non è vero, Capitano? - Pronti a virare, - urlava il pappagallo. - Ah, è un bel furbo davvero, - diceva il cuoco, e gli dava dello zucchero che tirava fuori dalla tasca, allora l'uccello becchettava le sbarre e si metteva a bestemmiare, con una malvagità difficile da credere. - Ecco, - aggiungeva allora John, - non si può toccare la pece e non sporcarsi, ragazzo.


R.L.Stevenson, L' isola del tesoro 






*
Ho trovato in un romanzo del figlio di Salgari, " I filibustieri della Tortue",  la  distinzione tra bucanieri e filibustieri , le cui denominazioni vengono spesso usate in modo indifferenziato.  Entrambi s'insediarono nella piccola isola vulcanica della Tartaruga ( Tortuga ),  nelle acque di Haiti ma, diversamente dai secondi che preferivano la "corsa" e dunque si mettevano in mare in cerca di prede, i bucanieri erano cacciatori e praticavano il commercio di pelli e cuoio con la Normandia.

lunedì 2 gennaio 2012

Haiku


.
Jack Kerouac




Attraversammo una specie di letto di fiume melmoso traverso un folto sottobosco e radi salici e uscimmo dall'altra parte un po' bagnati e attaccammo il sentiero (...).

Mentre ci arrampicavamo sotto a noi cominciò ad apparire il lago e improvvisamente nel suo nitido bacino azzurro scorgemmo le buche profonde dove il lago aveva le sue sorgenti, come pozzi tenebrosi, e vedemmo anche branchi di pesci guizzanti. (...)

"Guarda laggiù" cantò Japhy "pioppi ingialliti. Mi danno l'ispirazione per un Haiku... " Parlando di vita letteraria - i pioppi dorati". Percorrendo quella regione era facile comprendere le gemme perfette dei haiku scritti dai poeti orientali, che mai si ubriacavano sulle montagne né altro ma semplicemente camminavano puri come bambini annotando ciò che vedevano senza artifici letterari né espressioni ricercate. Componemmo alcuni haiku mentre salivamo su a serpentina, su sempre più su ora lungo il declivio cespuglioso.
"Sassi sul fianco del precipizio" dissi "perchè non rotolano giù ?" " Forse è un haiku, forse no può darsi che sia un po' troppo complicato" disse Japhy. " Un vero haiku deve essere semplice come il porridge e nello stesso tempo farti vedere la realtà delle cose, così il più grande di ogni haiku è probabilmente quello che dice "Saltella il passero sulla veranda, con le zampette bagnate". Di Shiki. Tu vedi le impronte umide delle zampe come una visione della mente eppure in quelle poche parole vedi anche la pioggia che è caduta quel giorno e quasi profuma di aghi di pino bagnati."
"Dimmene un altro"
" Questa volta ne faccio uno io, vediamo un po', " Sotto il lago...buche nere che fanno le sorgenti", no porco cane questo non è un haiku, non si fa mai abbastanza attenzione con questi haiku".
" Che cosa ne diresti di comporli di getto lungo la strada, spontaneamente?


Jack Kerouac, I vagabondi del Dharma















L'haiku, di tradizione giapponese, è un componimento poetico di 17 sillabe, distribuite in tre versi secondo lo schema 5, 7, 5 .

Privo di titolo, essenziale, l'haiku lascia al lettore la possibilità di completarne e interpretarne il senso. La natura costituisce il suo soggetto e nell’ultimo verso appare di solito un accenno alla stagione in cui il testo è stato composto (kigo).

Clicca qui per saperne di più


Qui I vagabondi del Dharma di Jack Kerouac ( trama )
Qui ( video ) la biografia di Jack Kerouac
Qui ( video ) Beat generation - interventi di Fernanda Pivano e L. Ferlinghetti
Qui ( video ) Johnny Depp legge Kerouac




.

giovedì 29 dicembre 2011

No(u)vel(le) cuisine - fulminante idea e fulminei bavaresi -





.
Nella mia vita ci sono delle costanti. Il nome "Giuliano" è una di queste. Ho più  amici  che si chiamano così e, fatto sorprendente, amano le identiche cose, ovvero leggere, scrivere e cucinare. 
Due delle passioni di Lhupo ( è lo pseudonimo di uno dei  Giuliano )   hanno trovato un punto di intersezione in un libro/quaderno di ricette pubblicato dalla Kellermann, la casa editrice della città in cui vivo.
E' un ricettario insolito, piacevolissimo da scorrere,  pieno di sorprese e curiosità;  ci si può oltrettutto concedere una lettura lenta:  le bavaresi, le creme, i budini, le salse, le coulis  che fanno capolino nel sommario sono tutte di veloce realizzazione e lasciano tempo per occupazioni altrettanto gradevoli.
Nelle prime pagine del quaderno, Giuliano rivela l' imprevisto e fulmineo concepimento dei dolci al cucchiaio facili e veloci  ...  




L'idea di fare il Bavarese* "veloce" mi venne per caso un venerdì pomeriggio di primavera inoltrata. Stavo mangiando un buon gelato, alla crema, seduto su una panchina dei giardini pubblici,  quando una signora,  avvicinandosi,  mi chiese l'ora.
- Le tre e un quarto - risposi prontamente, con un'istintiva rotazione del polso...
Ed era anche l'ora esatta in cui il mio gelato morì a terra senza un lamento.
Sorridemmo entrambi, non senza imbarazzo.
Lei se ne andò, mentre io rimasi a guardare gli ultimi sospiri del mio cono alla crema.
Quella chiazza gialla che si allargava ai miei piedi mise in moto il mio unico neurone. Mi alzai, andai in gelateria e acquistai mezzo chilo di gelato, circa otto palline, quattro al gusto di cioccolato e quattro al gusto di crema. Poi via di corsa a casa. Guardai l'orologio. Erano le quattro e dieci.   (... )




* comunemente si tende ad utilizzare il nome bavarese preceduto dall'articolo al femminile, magari sottintendendo la parola crema: la bavarese. Tuttavia il termine corretto sarebbe al maschile, in quanto deriva dal francese bavarois e perchè potrebbe essere sottintesa la parola budino: budino bavarese.
Ed è in questa forma che io l'ho utilizzato. ( NdA)


Giuliano Della Libera,  Il quaderno dei dolci al cucchiaio facili e veloci




Alle quattro e quaranta Giuliano sorride soddisfatto: il bavarese è nel congelatore a riposare per un po' prima di esalare l'ultimo sospiro... 





Clicca sull'immagine per leggere la ricetta






La casa editrice Kellermann 


Giuliano della Libera, Il libro dei dolci al cucchiaio facili e veloci






AUGURO A TUTTI UN FELICE NUOVO ANNO :)




.



lunedì 26 dicembre 2011

Blu







- Stanotte , - dissi, - ho fatto una scoperta affascinante.
- Una bella scoperta, spero.
- Ho scoperto di avere una passione in comune con John.
- Sul serio?
- Sembra proprio che tutti e due amiamo il colore blu.
(...)
-Beh, il blue è un bel colore. Molto tranquillo, molto sereno. Si situa bene nella mente. A me piace a tal punto che quando lavoro devo fare uno sforzo cosciente per non infilarlo in tutte le copertine.
- Ma è vero che i colori trasmettono emozioni?
- Certamente.
- E qualità morali?
- In che senso?
- Il giallo la vigliaccheria. Il bianco la purezza. Il nero il male. Il verde l'innocenza.
- Verde è l'invidia.
- Sì, anche quella. Ma il blu, cosa rappresenta?
- Non so. La speranza, forse.
- E la tristezza. Come quando si dice I am feeling blue. Opppure avere i blues.
- Non dimenticare true blue. L'assoluta lealtà.



                                                                    
(...)

- Hai mai sentito l'espressione guerra dei colori?

(...)

E' cominciato quando avevo quattordici anni. Quell'anno arrivò al campo un nuovo capogruppo (...). Era un  piccoletto magro, con l'aria da gnomo, il non-atleta per eccellenza che lavorava in un campeggio votato agli sport. (...). Si chiamava Bruce Adler. Noto come il Rabbino.
- E poi ha inventato la squadra dei blu?
- Circa. Per essere più esatti, l'ha ricreata a mo' di esercito nostalgico.
- Non ti seguo. 
- Pochi anni prima aveva fatto il capogruppo in un altro campo. I colori del campo erano blu e grigio. A fine estate, alla dichiarazione della guerra dei colori, Bruce fu assegnato ai Blu, e quando ci fece caso e considerò chi c'era nella squadra, vide che erano tutti quelli che gli stavano simpatici, tutti quelli per cui nutriva più rispetto. I grigi erano l'opposto: pieni di lavativi e antipatici, la feccia del campo. Nella mente di Bruce, le parole I Blu cominciarono a indicare qualcosa in più della solita vecchia solfa di gare di staffetta. Rappresenavano un ideale umano, un sodalizio omogeneo di persone tolleranti, il sogno di una società perfetta.
- Sta diventando una cosa un po' strana, Sid.
- Lo so. Ma Bruce non la prendeva sul serio. Era questo il bello dei Blu. Che era tutta una specie di burla.
(...)
- (...) . Gli affiliati ai Blu non corrispondevano a un modello unico, ma ciascuno era un individuo indipendente. Però non poteva essere ammesso nessuno che fosse privo di un buon senso dell'umorismo...comunque lo esprimesse. (...) Ma anche una certa discrezione e modestia, e gentilezza verso gli altri; un cuore generoso. Niente sbruffoni o stupidi arroganti, niente bugiardi e ladri. Uno dei Blu doveva essere curioso, amare la lettura, e sapere che non si può piegare il mondo a misura della propria volontà. Uno scaltro osservatore, capace di fini distinzioni morali e amante della giustizia. Un Blu si sarebbe levato la camicia per regalartela, se ti avesse visto in difficoltà...ma avrebbe preferito metterti in tasca un biglietto da dieci mentre non guardavi. Sto cominciando ad essere chiaro?


Paul Auster, La notte dell'oracolo


.

domenica 18 dicembre 2011

delitto inesistente e immotivato castigo

Libri nei libri


"Tutta colpa di Tondelli" e "Delitto e castigo"








" Stia tranquillo, lei è nelle migliori mani possibili".
Probabilmente aveva ragione. Probabilmente le sue mani erano davvero buone, e la colpa era tutta mia.
(...)
Tutto mi congiurava contro, a cominciare dall'indirizzo del mittente dei bustoni imbottiti di mia scrittura che spedivo ai Signori editori. E si capisce: chi mai potrebbe prendere in considerazione uno che abita in un posto di nome Gemonio, un tempo misconosciuto e poi straconosciuto come il paese del capo leghista Umberto Bossi?
E chi glielo spiega che io sogno Barcellona, Parigi, l'Australia, e che in questa enclave mi ci trattengo perchè costretto: dalla povertà, dalla voglia di fare un cazzo, dalla mia sfiga di scrittore inedito e incompreso?
Gemonio, pieno di bulli che mi terrorizzavano, pieno di suore che pregavano perchè mi facessi prete ( terrorizzandomi quindi molto di più ), l'avevo sempre vissuto come imposizione di mio padre, dal giorno in cui vi traslocammo da un posto più bello quando avevo sette anni. Il compaesano tipo era un vecchio mammalucco che passava tutti i giorni in lambretta sotto casa nostra. Non gli avevo mai parlato e non avevo idea di chi diavolo fosse, ma un pomeriggio, vedendomi lì stravaccato sul balcone che leggevo Dostoevskij, costui aveva inchiodato sull'asfalto, mi aveva fissato con disgusto, e in quel nostro dialettaccio bisunto mi aveva apostrofato: " Te ghè nagòtt de faa?", " Non hai niente da fare?", e senza aspettare risposta era ripartito.




da Tutta colpa di Tondelli di Nicola Pezzoli



venerdì 16 dicembre 2011


 Qui  Blindfort dei Morcheeba

lunedì 12 dicembre 2011

- I racconti di papà - Ricordi......piacevoli

.






Il negozio ( 1 ) occupava la parte anteriore della camera d'ingresso ed era separato dal resto della casa da una tenda molto doppia e colorata.
Si vendeva un po' di tutto: dalla pasta ai dolcetti, dalle caramelline alla farina, dallo zucchero alle calze di lana, dai fazzoletti ai tappi di sughero per le bottiglie.
Ogni tanto mio padre trovava posto nell'automobile di un suo amico, per recarsi a Bari a fare provviste.
Quella sera, di ritorno da Bari, c'ero anch'io: ero seduto sul sedile posteriore della macchina ed avevo poco spazio a disposizione, perchè vi erano molti pacchi.
Mio padre e il suo amico parlavano continuamente e ognuno raccontava le proprie avventure galanti che....erano stati costretti a subire o i fatti loro accaduti durante il servizio militare.
I miei occhi non riuscivano più a stare aperti e il mio braccio destro scivolò pesantemente su uno dei tanti pacchi. la mia mano avvertì al tatto qualcosa che mi tenne poi sveglio per tutto il viaggio.
Praticai un piccolo buco nel pacco e, pian piano, venivano fuori le caramelle che, scartocciate con molta attenzione per non far sentire il benché minimo rumore ai due bravi narratori, finivano nella mia bocca, già pronta ad accoglierle con la dovuta  attenzione...
Non so quante ne mangiai, ma sento ancora il loro sapore e il loro profumo.


( 1 ) L'esperienza del negozio durò poco meno di un anno.
                                                       




                                                Chiacchiere,  chiacchiere:
                                                ecco cosa si dicevano
                                                mio padre e il suo amico.
                                                Si erano dimenticati di me.
                                                Le caramelle
                                                furono la mia vendetta




                                                                                                       Pierino




.

domenica 11 dicembre 2011

.


Qui Hanne Hukkelberg

domenica 4 dicembre 2011

Übermensch nel mondo nuovo

.


"La sicurezza di Horowitz vacillò, ma poi lui sorrise.
"Un uomo di Nietzsche! Bene, bene, ecco qualcosa per il nostro romanzo, detective. chissà che non riusciamo a trovare la strada! A dire il vero, nei circoli accademici si utilizza la parola "Übermensch", detto anche "Oltreuomo". Se proprio si vuole essere esatti, bisogna pronunciarlo alla tedesca. Suona più vero".
Ryder disse, "Übermensch", con l'accento di un sergente tedesco da parodia televisiva.
Horowitz strabuzzò gli occhi. " Dio santo! Gli effetti livellanti della televisione! Voglio un'autentica voce tedesca, detective! Mi ascolti!".
Ryder ripetè, "Übermensch".
Horowitz battè le mani. "Molto meglio, ora sì che lei conferisce a Nietzsche l'intellettualismo tagliente che richiede, anche se purtroppo, il Superuomo di Nietzsche lo abbiamo perso, perlomeno sul piano linguistico a beneficio dei fumetti, dell'immagine di un uomo in calzamaglia. Uno dei più sublimi concetti del pensiero filosofico moderno fatto proprio da un fumetto..."
Scosse la testa." Davvero terrificante...anche se penso che l'ironia, oppure la genialità, della cultura americana sia sempre stata la sua inclinazione intellettuale alla mediocrità, alla volgarizzazione delle cose. Nietzsche diceva, "Dio è morto!" e io penso che la cultura americana lo abbia capito, anche se solo al livello subconscio più profondo. Era impossibile negare Nietzsche. C'era già T.S. Eliot a dirci che vivevamo nella terra desolata, ma forse, ancor più che Eliot o Pound, il Superman della D.C. Comics ha riconosciuto in maniera più acuta il nichilismo esistenziale della modernità. (...)".


Michael Collins Morte di uno scrittore ed. Neri Pozza

giovedì 1 dicembre 2011

A proposito di Ibsen



.




Visto che  ci sono lettori anche  nei romanzi, apro una nuova rubrica, Libri nei libri
Il protagonista della I sezione è  Stanislaus Demba, personaggio di "Dalle nove  alle nove" di Leo Perutz ( ne ho parlato qui )
Stanislaus, durante una sosta in un parco viennese, seduto su una panchina accanto ad una signorina, esprime il proprio parere sulle opere di Ibsen







"Stanislaus Demba portava il soprabito marrone chiaro buttato sulle spalle e abbottonato approssimativamente sul davanti. Le maniche vuote pendevano flosce. Demba si era seduto sulla panchina esausto, come chi ha percorso un lungo cammino ed è contento di poter riposare qualche minuto.
Solo un po' di tempo dopo parve rendersi conto che la sua vicina era una ragazza oltremodo graziosa. Si sistemò meglio e la fissò attentamente in volto.
Ne fu soddisfatto.
Poi lo sguardo gli  cadde sul libro.


( ... )


Stanislaus Demba attaccò discorso in modo non proprio originale, informandosi della sua lettura:
"E' un libro di Ibsen, vero?".
La signorina era molto pratica nel trasalire, quando qualcuno le rivolgeva la parola, e nel presentare all'interlocutore un'espressione sgomenta, confusa e leggermente indignata.
Stanislaus Demba si sentì subito in imbarazzo.
"L'ho disturbata?" domandò." Non la volevo disturbare."
"Oh no" disse la signorina e abbassò gli occhi, fingendo di continuare a leggere.
"Volevo solo sapere se questo libro non era per caso un dramma di Ibsen."
" Si. Hedda Gabler."
Stanislaus Demba annuì con il capo non sapendo più cosa dire.
Pausa.La signorina guardava il libro, senza però leggere. Aspettava. Ma Stanislaus Demba taceva.
Un po' lento pensò la signorina.
( ... )
"Fossi suo padre, signorina," disse " le probirei di leggere Ibsen".
( ... )
" Dà un'immagine distorta del mondo ( ... ) ".
"Ma questo dovrà pur dimostrarlo." La signorina conosceva bene il modo di fare di certi giovanotti, che non avevano scrupoli a demolire dei grandi nomi, se, grazie ad ardite affermazioni letterarie, riuscivano a rendersi interessanti.
"L'annoierebbe. Annoia anche me." disse Demba.
"Dovrei spiegarle quante banalità si celano dietro ai suoi simboli. Come tutti i suoi  personaggi s'inebrino al vuoto suono delle proprie parole...ma lasciamo stare, i discorsi letterari mi annoiano. solo un'ultima cosa: non se n'è ancora accorta? Tutti i suoi personaggi sono asessuati."


Leo Perutz, Dalle nove alle nove