Il mio passaggio da Londra a Filadelfia fu lungo, disastroso e pieno di fastidi e d'affanno. Non durò meno d'ottantasei giorni, nell'intero corso de' quali tutti quegli agi mi mancarono, che l'età mia, lo
stato del mio spirito e un tremendo viaggio di mare parevano esigere per renderlo sopportabile, se non grato. Io avea udito dire che per andar in America bastava che io
pagassi una certa summa al capitano del vascello su cui imbarcavami, e
che esso poi mi somministrerebbe quello che occorrevami; ma tutto ciò
andava bene per quelli che incontransi in capitani onesti, cortesi e ben
educati, che studiano tutto per render dolce il passaggio a'
viaggiatori. Io caddi nell'ugne di un mariuolo di Nantucket, che,
avvezzo d'ir alla pesca delle balene, trattava i suoi passeggieri come i
marinari più vili, cui appunto trattava come que' mostri de' mari. Non aveva egli con sé se non provvisioni grossolanissime, e di quelle
eziandio era dispensatore molto economico. Il primo mio fallo fu il
pagargli quarantaquattro ghinee prima di metter piede sulla sua nave,
senza contratti, senza scritture, senza informazioni, altro non esigendo
da lui che d'esser a Filadelfia condotto, e nudrito. All'ora del pranzo
cominciai a presentire qual dovesse esser il mio destino.