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martedì 31 maggio 2011
sabato 28 maggio 2011
Kafka e la bambola viaggiatrice
da Kafka e la Bambola viaggiatrice di Jordi Sierra i Fabra
Lo Steglitz park, Berlino
Coppie precoci, coppie ancorate nel tempo, coppie che non sapevano ancora di esserlo, anziani e anziane con le mani piene di storie e le rughe piene di passato alla ricerca di un triangolo di sole, soldati decorati e prestanti, servette dalla divisa immacolata, istitutrici con bambine e bambini vestiti in ghingheri, sposi con figli appena nati, sposi con i sogni appena sfumati, scapoli e zitelle dallo sguardo schivo, scapoli e zitelle dallo sguardo procace, guardie, giardinieri, venditori...Il parco Steglitz pullulava di vita in quell'inizio d'estate.
Franz Kafka
... Anche lui era uno dei tanti, solitario, i passi perduti sotto il manto del mattino
Il tempo
... si cullava languido e calmo, dondolandosi allegro nel cuore dei passanti.
Elsie
Se ne stava lì in piedi a piangere sconsolata, così disperata che il suo volto sembrava riflettere tutti i tomenti e le angosce del mondo.
La massima
L' assurdità più colossale dipende dalla sincerità con cui la si racconta.
Brigida
...ci sono bambole che non partono mai per nessun viaggio. Hanno paura: Rimangono con le loro bambine, ma non per amore nei loro confronti, tutto il contrario: lo fanno per paura.(...)
...ci sono bambole che non partono mai per nessun viaggio. Hanno paura: Rimangono con le loro bambine, ma non per amore nei loro confronti, tutto il contrario: lo fanno per paura.(...)
Brigida era stata a Pechino, a Tokyo, a New York, a Bogotà, in Messico,all'Avana, a Hong Kong... (...), la bambola aveva ridotto il mondo ad un fazzoletto.
I fogli bianchi
... entrò nel suo studio e chiuse la porta. Si tolse la giacca, l'appese all'attaccapanni, si accomodò sulla sedia e prese la penna. I fogli bianchi erano in attesa sulla sua scrivania.
" Veniamo a noi, Brigida" Sospirò, prima di cominciare a scivere.
Il postino delle bambole
Non dovette attendere molto, nè guardare di nuovo l'orologio. Elsi comparve in lontananza, e la sua figuretta si fece più grande a mano a mano che si avvicinava, correndo verso di lui.
Dora
Sentirla respirare, vedere il suo petto sollevarsi ed abbassarsi ritmicamente, poterle stare così vicino, era una fortuna ed un privilegio. Dora era come Elsi. La sua dolce insegnante di ebraico emanava tutta la vita che mancava a lui
Il racconto di Jordi Sierra ì Fabra si ispira ad una vicenda realmente accaduta. Kafka, che nel '23 si trovava a Berlino, diventa per alcune settimane il postino delle bambole.
Ringrazio Franz e G.Romano per avermi suggerito con i loro post la lettura di questo commovente, delizioso scritto. ( Clicca sui loro nomi per sapere qualcosa in più sul libro )
mercoledì 25 maggio 2011
Zucchero candito
No(u)vel(le) cuisine è la mia nuova rubrica.
Visto che mi piace :
( nell'ordine )
- leggere,
-"postare",
- cucinare,
non potevo far finta di ignorare le ricette contenute nei romanzi.
Ecco la prima
"A loro piace così. Colorato, fatto in casa. Lo fai sciogliere con la marmellata; lo lasci riposare in modo che si rapprenda. L'ho staccato con il coltello. Lo pilucchino pure.Vogliono lo zucchero sempre a pezzetti. Non sia mai che uno serva con il tè quello normale. Usano pinze piccoline, lucenti. Antiche. Di quel tipo che non ne fabbricano più. Lo frantumano rumorosamente. Ne prendono uno e via in bocca."
Elena Čížova , Il tempo delle donne
sabato 21 maggio 2011
androgini
In Fanny e Alexander di Bergman , una figura androgina, Ismael, è rinchiusa in una delle camere della labirintica casa dell'ebreo Isak. Il personaggio mi ha incuriosito, così ho iniziato a pensare ad altre figure dello stesso genere che prendono forma nel mito, nella letteratura, nel cinema, nell'arte. Ne è nato un inizio di inventario... ( sapete già cosa vi sto chiedendo...)
Una relazione ricorrente è quella tra la figura androgina e il labirinto, qualcosa da cui non si esce, una sorta di percorso "tautologico". Considerando che nel mito platonico l'androgino è una entità sferica, perfetta, e che nei tarocchi il matto viene rappresentato anche come un essere dalla sessualità indefinita, l'idea che mi son fatta è che l'androgino rappresenti l'umanità prima della storia, prima del tempo, prima dei numeri...
...la carta del Matto è sempre stata fondamentale: il numero del Matto, lo 0 , è un intero, un mondo, un cerchio; è la non esistenza che permette e precede tutte le altre esistenze. La carta del Matto potrebbe quindi rappresentare la natura che sta alla base di tutti noi. Qualcuno in uno stato originario dell'essere (...). Non possiamo vedere cosa c'è oltre quella carta; ci potrebbe essere la salvezza; oppure la morte. Ma lui può vedere ciò che noi non possiamo.da Il nostro tragico universo di Scarlett Thomas
Androgini: Zio Scriba ( Nick ) , Ziggy ( Amanda ), Ermafrodito dormiente , Calliope ( Grazia ) ...
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lunedì 16 maggio 2011
il piccolo mondo
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Ingmar Bergman, La Lanterna magica
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“Per dire la verità penso ai miei primi anni con piacere e curiosità. La fantasia e i sensi ricevevano nutrimento e io non ricordo d’essermi mai annoiato. Anzi, i giorni e le ore esplodevano di stranezze, scene inaspettate, istanti magici. Riesco ancora ad aggirarmi per il paesaggio della mia infanzia e rivivere luci, odori, persone, spazi, momenti, gesti, toni di voce e oggetti. Raramente si tratta di episodi su cui si può raccontare qualcosa, si tratta piuttosto di film, brevi o lunghi, girati a caso, senza un punto culminante.
Privilegio dell’infanzia: muoversi senza impedimenti tra magia e pappa quotidiana, tra terrore sconfinato e gioia esplosiva. Non c’erano limiti al di fuori delle proibizioni e delle regole, e queste erano simili a ombre, il più delle volte incomprensibili...
Era difficile distinguere la fantasia da quello che era considerato reale. Se mi sforzavo potevo magari costringere la realtà a mantenersi reale, ma c’erano per esempio i fantasmi e gli spiriti. Come dovevo fare con loro? E le fiabe, erano reali?”.
Ingmar Bergman, La Lanterna magica
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sabato 14 maggio 2011
di zoo nario letterario: pecore nere
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"Ok. Conosco una barzelletta divertente su una pecora e su come la gente decida a cosa credere, se ti può interessare".
Lui si sforzò di sorridere. " Dimmi ".
" Ok. Un biologo, un matematico, un fisico ed un filosofo si trovano su un treno diretto in Scozia. Vedono una pecora nera dal finestrino. Il biologo dice: " Tutte le pecore in Scozia sono nere!". Il fisico dice: "Non puoi generalizzare in questo modo. Ma sappiamo che almeno una pecora è nera.". Il matematico si accarezza la barba e dice : " Tutto ciò che possiamo dire con certezza è che in Scozia un lato di una pecora è nero.". Il filosofo guarda fuori dal finestrino, riflette per un po' sull'intera faccenda e dice : " Non credo nelle pecore ". (...)
Rowan rise, " Mi piace. Mi piacciono le pecore. Io credo nelle pecore ".
"Lo sapevi che possono ricordare i volti umani per dieci anni e riescono persino a riconoscere le fotografie di singole persone?"
" Perciò quando ti scrutano con quell'espessione stupida in realtà stanno memorizzando il tuo viso ?"
"Immagino di sì".
lunedì 9 maggio 2011
"Bandiera bianca a Cefalonia" di Marcello Venturi
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Durante la notte si accesero i falò. Il primo, e più vasto si accese dalle parti di Trojanata, sulle colline. Nella vampata bianca della benzina apparvero improvvisamente i tetti del paese, che si ammucchiavano di sbieco addosso al campanile della chiesa, e gli uliveti e la strada. Altri falò, più piccoli, bruciarono nel vallone di Santa Barbara , che si apriva profondo sotto il contrafforte dell'Enos; bruciarono a Kardakata, a Kuruklata; e, anche, in alcuni punti imprecisati, senza nome, del Dafni. (...)"Bruciano i soldati italiani" disse la gente di Cefalonia.
Il figlio di un ufficiale fucilato dai tedeschi nel settembre del '43, a Cefalonia, si reca nell'isola a distanza di molti anni dall'accaduto, nell'intento di mettere a fuoco l'immagine di un padre di cui non ha memoria. Passato e presente si intrecciano nel romanzo, così come i punti di vista dei protagonisti e dei testimoni dello sterminio della Divisione Acqui. A far da guida al figlio del tenente Puglisi ci sono una donna, Caterina Pariotis, e un fotografo italiano, custodi di molti ricordi.
Il presente: il figlio
Aveva ragione la mamma, pensavo cercando l'ombra delle tre isole da qualche parte sul mare. Le sapevo una vicina all'altra, Itaca, Cefalonia, Zante; le avevo viste nel viaggio d'andata a Patrasso, simili a bastimenti in disarmo, abbandonate alla deriva. Eravamo passati loro al largo, ce le eravamo lasciate alle spalle, a galleggiare nella scia, scure nelle loro foreste di conifere, senza la macchia di un villaggio in mezzo o il rosso di un tetto, il tracciato di una strada. Fuori dal mondo e disabitate, e avvolte in uno strano silenzio, innaturale, che io sentivo essere reso più pesante dal silenzio dei morti.
(...)
Su questa strada erano passati i camion carichi di ufficiali e soldati della Divisione Acqui , che venivano condotti alla fucilazione. Su quei camion c'era mio padre; (...) Aveva respirato quest'aria tiepida, perchè era settembre, pressapoco doveva essere una giornata come questa; un'aria incredibilmente dolce, qui sulla strada di San Teodoro, perchè la costa era ricca, oltre che di sassi bianchi e di cespugli, anche di fiori selvatici (...).
In una calma , in una immobilità totale; l'aria e il silenzio rotti soltanto dal viavai dei convogli, dei camion che andavano su e giù, da e per Capo San Teodoro, con sempre nuovi carichi di prigionieri: altri ufficiali e altri soldati da fucilare. O meglio: l'aria e il silenzio rotti dalle mitraglie che sparavano laggiù, da qualche parte, laggiù dove un tempo doveva esserci la Casetta Rossa, e che adesso non si vedeva, non esisteva più neppure quella.
(...)
Le spoglie di mio padre potevano essere dappertutto, pensavo, potevano essere anche qui, in queste acque che sciabordavano dolcemente contro il cemento del ponte. Non dentro la terra dell'isola, o insepolte in un pozzo, o bruciate in una fossa comune: ma qui sotto i miei piedi, diventate anzichè terra, acqua di mare. Ma che sarebbe cambiato, della sua morte?
Il passato: il padre
Il governo Badoglio aveva ordinato di tenere le armi e di difendersi da eventuali attacchi nemici. La Divisione non solo era in grado di difendersi, ma era in grado di disarmare, nel giro di poche ore, i granatieri di Hans Barge. Perchè dunque era stata scelta la resa? Perchè si preferiva ubbidire agli ordini del Supergrecia, anziché agli ordini del governo legittimo? (...) Gli artiglieri parlavano a voce alta, gridavano, da qualche parte alle sue spalle; parlavano di diecimila soldati contro tremila. (...) Si rivolgevano la stessa domanda: perchè ci arrendiamo?
"Per tornare a casa" qualcuno rispondeva. "Se consegnamo le armi , i tedeschi ci lasceranno tornare a casa". Ma il coro delle proteste soffocava la risposta; non ci credeva nessuno che, una volta consegnate le armi, i tedeschi li avrebbero lasciati andare via. Aldo Puglisi chiese se, per caso, qualcuno di loro non volese finire davanti alla Corte Marziale. (...) Poggiato al tronco dell' ulivo, la memoria tornata alla vecchia cascina, egli l'udiva appena, il suono di quelle voci, (...). Si disse che l'unica cosa importante, adesso, dopo tante divise, era di smettere le divise per sempre, tornare alle stanze di casa sua, (...) conoscere quel figlio straniero. Lasciare, cioè, Cefalonia ai suoi abitanti
(...)
"Voi ritenete che potremmo sopraffare i tedeschi, prendendo l'iniziativa delle operazioni ?" aveva detto il generale, e la sua voce era lontana, pareva la voce di un altro. Aldo Puglisi aveva cercato i tratti del suo volto; ma nella semioscurità dell'abat-jour essi sfuggivano a una messa a fuoco, restavano confusi ed indistinti. Invece riusciva a vedere le sue mani. (...).
Gli ufficiali avevano risposto di sì
(...). Le mani del generale si erano sollevate per metà, nella luce dell'abat-jour, quasi che a tale risposta avessero provato sorpresa. Si erano impennate, ascoltando; con incertezza erano tornate a poggiarsi sul piano del tavolo.
"Non fatevi illusioni: saremmo distrutti dall'aviazione tedesca" egli aveva detto; ma pareva fossero le sue mani a parlare. (...)
" Esponete la situazione ai vostri soldati" aveva aggiunto il generale.
(...)
La Casa Rossa dove vennero fucilati moltissimi ufficiali e soldati |
Gli Stukas erano scomparsi all'orizzonte in una danza disordinata, come giocassero; riapparvero a oriente dell'isola, in formazione ricomposta, e ancora sembrarono puntare direttamente senza dover cercare, sui loro obbiettivi. (...)
(Aldo Puglisi) Affacciato al campanile (...) osservava dinanzi a sè una Cefalonia inedita, quasi completa nella sua ossatura di tetti e di strade, di colline, di mare, di pianure, di boschi. E si meravigliò che quell'isola, questa piccola isola, potesse contenere una guerra. Probabilmente gli venne di pensare, probabilmente sarebbe colata a picco, se gli Stukas avessero continuato un pezzo a bombardarla ;(...)
Si, si era detto, (...) ; il generale aveva avuto ragione, e adesso tutti loro, con Cefalonia, sarebbero affondati nelle acque del Mediterraneo. (...) O forse, si chiese ancora una volta, il generale era davvero colpevole, colpevole di aver perduto troppo tempo in trattative, in tentativi di accordo; consentendo ai tedeschi di rinforzarsi? Non sapeva rispondersi; (...)
Ci fanno a pezzi, pensò. Se non cala presto la notte, ci fanno a pezzi.
(...)
Il vallone di Santa Barbara |
Durante la notte si accesero i falò. Il primo, e più vasto si accese dalle parti di Trojanata, sulle colline. Nella vampata bianca della benzina apparvero improvvisamente i tetti del paese, che si ammucchiavano di sbieco addosso al campanile della chiesa, e gli uliveti e la strada. Altri falò, più piccoli, bruciarono nel vallone di Santa Barbara , che si apriva profondo sotto il contrafforte dell'Enos; bruciarono a Kardakata, a Kuruklata; e, anche, in alcuni punti imprecisati, senza nome, del Dafni. (...)
Le parti in corsivo sono tratte da "Bandiera bianca a Cefalonia" di Marcello Venturi , Oscar Mondadori
Capo San Teodoro |
Per saperne di più....
venerdì 6 maggio 2011
lunedì 2 maggio 2011
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