Vedevo raramente i miei genitori. (... ) Una prozia straordinaria, la baronessa Bredov, nata Tolstoj, rimpiazzava a sufficienza i consanguinei più prossimi. All'età di sette otto anni, quando già in me albergavano i segreti di un pazzo conclamato, perfino a lei ( che era a sua volta lungi dall'essere normale ) apparivo come un bambino troppo scontroso e indolente; mentre in realtà ero, com'è ovvio, continuamente e smodatamente perso in fantasticherie.
"Smettila di tenere il broncio! - gridava : " Look at the harlequins! Guarda gli arlecchini!". "Quali arlecchini? Dove?".
"Oh, dappertutto. Tutt’attorno a te. Gli alberi sono degli arlecchini, le parole sono degli arlecchini; anche le situazioni e le addizioni. Metti insieme due cose – due arguzie, due immagini – ed eccoti un arlecchino triplo. Gioca! Inventa il mondo! Inventa la realtà!".
E io lo feci. Per Giove se lo feci. Inventai la prozia in onore delle mie prime fantasticherie, ed eccola scendere lentamente, in obliquo, in obliquo, i gradini marmorei del porticato del ricordo, gracile dama zoppa, toccando il bordo di ogni gradino con la punta di gomma del bastone da passeggio nero.
Traduzione di Franca Pece