Dilazione
"Sì", rispose.
"Sì cosa?"
"Sì, il lavoro è un anestetico".
"Eh?", il suo collega lo guardava con un misto di stupore ed orrore.
"Un anestetico. Non ci avevo mai pensato, ma serve proprio a questo: a sopportare la vita".
Il collega gli sollevò il bicchiere mezzo vuoto: " Bevuto molto? "
- Marinis escluso, ovviamente - sotto sotto ti convinci che lo sarai per
Il tempo di una sigaretta
Andò in cucina, accese la fiamma azzurra del fornello, chinò la testa facendo attenzione ai capelli, e si accese la sigaretta. mentre usciva in terrazza, guardò l'orologio sopra il forno: segnavale 21 e 34. Si chiuse la porta dietro - non voleva che il fumo entrasse in casa. Si appoggiò con la schiena al muro, e aspirò forte. Il cielo era chiaro, illuminato dalle luci gialle di Padova. In alto si intravedeva la costellazione dell'Orsa Maggiore. D'estate, prima di andare a dormire, andava in terrazza, si sedeva su una sdraio di plastica bianca, si accendeva una sigaretta, e guardava le stelle: mese dopo mese, si spostavano tutte insieme verso nord. Aspirò ancora. Nel cielo, il luccichio di un aereo. E se fosse esploso in volo, proprio mentre passava là sopra? Immaginò la palla di fuoco illuminare il cielo, il boato assordante che sarebbe arrivato dopo qualche secondo, i pezzi della carlinga che cadevano giù. Un'ala immensa si sarebbe piantata nel giardino davanti casa.; e i corpi... come sarebbero scesi i corpi dei passeggeri? Una pioggia umana. Il tonfo quando arrivavano a terra. Rabbrividì.Quante possibilità c'erano che quelll'aereo esplodesse in quel preciso istante?
Aspettò qualche secondo. La sagoma luccicante si allontanò in silenzio. (...)
Nella terrazza della casa davanti comparve un uomo in mutande e cannottiera, che teneva una sigaretta in bocca; con la mano fece il gesto del saluto, da una parte all'altra del giardino; lui ricambiò, disegnando un cerchio luminoso con la brace rossa della sua sigaretta. Aveva visto anche lui, l'aereo esplodere in volo? Buttò un'occhiata all'orologio della cucina: 21.38. Una fumata, dunque, durava quattro minuti. Rientrò.
Cuna dolina
Quella sera, dopo la festa dei centocinque anni, la badante l'aveva appoggiato su una poltrona piazzata davanti a una finestra aperta, gli aveva messo una coperta sulle gambe e un berretto in testa, gli aveva dato un dulcamara da succhiare e l'aveva lasciato là, in pace, a guardare il cielo che diventava arancione, le rondini che volavano dai fili della luce verso i nidi nascosti sotto i tetti, qualche nuvola che si spostava lentamente da una parte all'altra della città; quando il sole era tramontato, gli aveva portato un brodo caldo, e l'aveva imboccato: con una mano gli carezzava la testa.
Alle dieci era l'ora di andare a dormire: il letto con le lenzuola fresche, il bicchiere d'acqua sul comodino, la Madonna sopra la testiera, il pigiama di flanella piegato, e un odore di pulito che veniva da ogni cosa. Con grazia materna lei lo preparò per la notte; e quando finalmente lui fu sotto le lenzuola - il profilo secco del suo corpo sembrava lo scheletro di un animale preistorico sotto una coltre sottile di polvere: la testolina stava appoggiata sul cuscino come un sasso levigato, lasciato là da un fiume - lei gli carezzò il viso con dolcezza, e lo baciò sulla fronte con labbra che sapevano di latte caldo, e gli ripetè sottovoce buon compleanno, Paolo, e continuò così, fino a che non lo vide chiudere gli occhi: lui la sentì uscire dalla camera con un fruscio, come se fosse fatta di stoffa.
Dalla strada arrivavano i rumori sommessi della città - motorini, musica, voci di mamme che chiamano i bambini. Ogni tanto tanto apriva gli occhi e vedeva la camera immersa nel buio, e allora ricordava quando da bambino dormiva in un lettone con i suoi due fratelli (...). Quando era successo? In quale tempo, in quale mondo? Dov'erano finite quelle voci, chi le aveva inghiottite ?
I passi che ho riportato e a cui ho dato titoli di mia invenzione sono tratti da Il giorno che diventammo umani , una raccolta di racconti di Paolo Zardi pubblicata dalla Neo. ( qui )
l'autore ( qui )
Qui un'intervista a Paolo ( dalla palude di Alligatore )
Splendida raccolta
RispondiEliminaChe belli! Grazie: come sempre per me qui è una scoperta!
RispondiEliminaDevo confessare che il primo, intitolato Dilazione, mi ha fatto molto riflettere e ho avuto un brivido lungo la schiena.
RispondiEliminaTu mi puoi capire, cara gemellina.
Buona domenica.
eh... noi scrittori italiani siamo veramente pochi, ma anche veramente buoni! (Come una pregiatissima birra rossa?) :)
RispondiEliminaGrande Paolo!!!!
Passi semplicemente stupendi, dove riaffiora la verità, la malinconia, ma soprattutto la vera realtà della vita!
RispondiElimina@Amanda: sì, non posso che far mio l'aggettivo che hai scelto per descrivere i racconti di Paolo. I brevi passi che ho riportato, pur decontestualizzati, hanno per me una loro definizione e bellezza; i racconti nella loro interezza sono, a maggior ragione, splendidi.
RispondiElimina@Grazia: devo dire che gli ultimi due libri, quello di E. Zola e quello di Paolo Zardi sono stati una piacevolissima avventura letteraria e emotiva anche per me:) La bella scrittura è sempre un una scoperta:)
SONO RACCONTI MOLTO BELLI E...SUL LAVORO, CONDIVIDO APPIENO.
RispondiElimina@Nella, Costantino: sì, sono passi tratti da tre dei venti racconti contenuti nella raccolta; le figure e le situazioni che Paolo ha creato sono tante ma ricadono tutte in un tessuto e in una dimensione emotiva che hanno molto a che fare con il nostro quotidiano, le attese e le sorprese di ogni segno che comporta.
RispondiElimina@Nela: il significato del passo che ho riportato si coglie nella sua pienezza solo leggendo il racconto integralmente ma devo dire che non ho resistito alla tentazione di citare una sequenza che mi ha portato, come è successo a te, a fermarmi e a riflettere durante la lettura. Certo, siamo in un periodo in cui il lavoro è una necessità, l'aspirazione primaria, per molti ormai il sogno; ciò non toglie che "occupi" il tempo, con tutte le conseguenze del caso.
RispondiElimina@Nick: e la cosa bella è che siete anche tra voi amici! :)
baci8
Grandioso, come sai, per me, uno dei migliori libri usciti nel 2013 (ospite pure nel blog, come una giovane rockstar).
RispondiEliminaho visto un giac sotto i disegni... sta per Giaccherini o per già che c'ero?
RispondiElimina:-)
@Ally: grazie! Ho appena aggiunto al post un link per l'intervista a Paolo nella tua palude:)
RispondiElimina@Giuliano: "già che c'ero" è proprio bella!:) Scelgo questa possibilità:)
Quattro passi tra le parole, questo post.
RispondiEliminaBelli davvero...
Credo che davvero vada letto integralmente. Grazie.
RispondiElimina@Clode, Sandra: completamente d'accordo con voi! :) Grazie e bacioni
RispondiEliminaGrazie ;)*
RispondiEliminaBellissimi frammenti, soprattutto l'ultimo.
RispondiElimina@Ally: :)
RispondiElimina@Silvia: sì, mi sarebbe piaciuto riportare del racconto di più, tanto è bello..ma c'è il libro, per fortuna:)
Eih, belli! il primo in particolare... Complimenti al Paolo scrittore e, come sempre, a chi sa scegliere e far accendere i desideri ;)
RispondiElimina@Alicemte: grazie a te per l'attenzione e l gentilezza:)
RispondiEliminaI disegni sono tuoi?
RispondiEliminaMi piacciono molto.
Sì, le faccine mi fanno compagnia da un bel po' di anni:) Ciao!
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