domenica 11 aprile 2010

Vero amore




Lui

Era lì, indeciso se far correre la mano all’altezza di 85 cm dal suolo o tenerla, bloccata, tra i fluenti capelli sale e pepe. Intorno, il vuoto pneumatico di un deserto cromato, la tavola aereometallica del soffitto azzurrognolo e più niente. “Mi sono perso”, pensò.                                                                                                                       E’ vero, aveva cazzeggiato di cucina ed oroscopi con una grigia serranda abbassata, allo scopo di oliarne i rugginosi meccanismi e determinarne la levitazione astrale,  ma solo q.b. ! Era questa una colpa? Non era forse suo diritto ritrovarsi sotto i piedi qualcosa in più di uno squallido e desolato suolo? Un’idea di arsura gli torse la bocca. E adesso?


Lei

Era lì, sotto terra, una coltre di sabbia compatta la schermava dal grigioazul della cui esistenza, pure, sapeva. Sonnecchiava, come al solito.  Il pollice in bocca e la cannuccia per l’etere nel foro slabbrato del naso. Provò a incuneare il braccio rachitico nella fessura e a saggiare con la mano l’aria. Briciole di suolo le caddero sulle palpebre. Uhm, è qui!


Lui

L’aria ferma gli pesava sulle spalle; le scrollò, come per togliersi di torno una mosca in fluttuante crisi esistenziale. Pestò un piede. Un pulviscolo grigio risalì  lungo i  pantaloni di canapa biancosale; trovò alloggio tra  pieghe concentriche che precipitavano su un’idea di Clark bordeaux .  Ops, -  spirò tra i denti- e se fosse qui?


Lei

Estrasse piano il pollice e sentì, al contatto, la consistenza delle labbra; col dito,  ne seguì la forma. Vi indugiò il tempo necessario per realizzare che l’occasione di uscire dalla tana le stava dinanzi, categorica.
Non era la prima volta, ma l’irragionevole idea che a pestare il suolo, di sopra, fosse davvero il Salvatore, le regalò qualche watt di energia e due volt di entusiasmo. Le sarebbero bastati ?


Lui

Una mosca gli cantava nell’orecchio destro un sinistro, monocorde canto. Ispirato da una nota più bizzarra delle altre, decise che sarebbe stato un bene distendersi e godersi quell’aura senza tempo, compressa in sì singolare spazio. 


Lei


Devono esserci i jeans celesti da qualche parte, la cintura con le borchie….anche la camicia bianca. Mi porto quella. Le scarpe? Non è possibile che mi sia sotterrata senza. Gnomo del cavolo! A che ti serve il mio trentanove? Va bene, esco senza.


Lei a Lui

 “Ho del tè verde e lo gnomo mi ha procurato biscotti allo zenzero preparati da suo nonno per natale.


Lui a Lei

 “ Bevi, mangia, io ti guardo”.


Lui: “ Ho sonno di te!”
Lei : “ Pure io, vieni vicino a me, ti do il mio pollice  e tu mi dai il tuo.”


Lei e lui : zzzzzzzz   ronf   zzzzzzzzzzzzzzz   ronf   zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

2 commenti:

  1. Bello questo coso fanta-horror-erotico anche se mi aspettavo ansimi al termine.

    PS da impenitente precisino
    Watt -> Dynamis
    Joule -> Energeia

    RdR

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  2. Grazie, RdR, per il commento favorevole e la preziosa precisazione. Devo dire che, essendo la fisica a me del tutto ignota, avevo chiesto la consulenza, a tal proposito, di due ingegneri. Devo aver interpretato male, evidentemente. Quanto agli ansimi,sono sempre per i finali realistici. A presto!

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