martedì 20 aprile 2010

Fahrenheit 451

Fahrenheit 451 è un’utopia negativa dell’americano Ray Bradbury, autore di racconti di fantascienza.
L’opera, pubblicata nel 1953, delinea un possibile scenario futuro per la società americana degli anni Cinquanta, le cui contraddizioni, già peraltro avvertibili, trovano nel romanzo la loro più matura, piena esplicazione.
La vita, nella società rappresentata da Bradbury, è profondamente segnata dall’invadenza dei mass media. Schermi televisivi, grandi quanto pareti, costituiscono l’elemento più importante delle abitazioni, divenendo il centro intorno a cui gravita ogni esistenza. Trasmissioni interattive monopolizzano il tempo degli individui, impegnandoli in una comunicazione virtuale assolutamente sterile nella sua artificiosità e banalità. La pubblicità martellante è un’altra componente di questo  sistema sociale in cui il consumo è, per le persone, un vero e proprio imperativo morale.
Persino il tempo non è risparmiato da tale logica, va infatti “consumato”, annientato, disintegrato, magari attraverso suicide corse in automobile. I tempi lunghi della riflessione, della meditazione, della osservazione attenta sono banditi dal sistema che ha bisogno, evidentemente, non di individui, ma di una massa amorfa, acquiescente, ovvero di una semplice addizione di esseri passivi, succubi del loro stesso intontimento, estraniamento, annullamento.
Una società siffatta non può che essere destinata all’autodistruzione, nemica com’è del pensiero attivo, del sentimento e dell’emozione genuini, della creazione originale, di ciò, insomma, che ogni uomo è chiamato a coltivare e difendere, ovvero la propria autenticità.
Un sistema che nega l’individuo e la sua umanità, che tende a renderne sterile, inutile l’esistenza, non può che eliminare, cancellare le espressioni, le testimonianze del pensiero, dell’esperienza individuale e, dunque, i libri.
451 fahrenheit altro non è che il grado di combustione dei libri, sui quali si accanisce la furia distruttiva dei “pompieri incendiari “di una società allora futura che ricalca, ormai, il nostro presente.

3 commenti:

  1. ho visto più volte questo film di Truffaut! Ce l'ho in vhs!

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  2. No, una società senza libri... non può esserci, non può! Ci sarà sempre qualcuno che non lo permetterà! :)

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