martedì 7 aprile 2015

- Libri nei libri - Terra Santa a Terralba





Pamela stava sempre nel bosco. S’era fatta un’altalena tra due pini, poi una più solida per la capra e un’altra più leggera per l’anatra e passava le ore a dondolarsi assieme alle sue bestie. Ma a una certa ora, arrancando tra i pini, arrivava il Buono, con un fagotto legato alla spalla. Era roba da lavare e rammendare che lui raccoglieva dai mendicanti, dagli orfani e dai malati soli al mondo; e la faceva lavare a Pamela, dando modo anche a lei di far del bene.
Pamela, che a star sempre nel bosco s’annoiava, lavava la roba nel ruscello e lui l’aiutava. Poi lei stendeva tutto a asciugare sulle corde delle altalene, e il Buono seduto su una pietra le leggeva la Gerusalemme liberata. A Pamela della lettura non importava niente e se ne stava sdraiata in panciolle sull’erba, spidocchiandosi (perché vivendo nel bosco s’era presa un bel po’ di bestioline), grattandosi con una pianta detta pungiculo, sbadigliando, sollevando sassi per aria con i piedi scalzi, e guardandosi le gambe che erano rosa e cicciose quanto basta. Il Buono, senz’alzar l’occhio dal libro, continuava a declamare un’ottava dopo l’altra, nell’intento d’ingentilire i costumi della rustica ragazza. 
Ma lei, che non seguiva il filo e s’annoiava, zitta zitta incitò la capra a leccare sulla mezza faccia il Buono e l’anatra a posarglisi sul libro. Il Buono fece un balzo indietro e alzò il libro che si chiuse; ma proprio in quel momento il Gramo sbucò di tra gli alberi al galoppo, brandendo una gran falce tesa contro il Buono. La lama della falce incontrò il libro e lo tagliò di netto in due metà per il lungo, e la parte del taglio si sparse in mille mezze pagine per l’aria. Il gramo sparì galoppando; certo aveva tentato di falciar via la mezza testa del Buono, ma le due bestie erano capitate lì al momento giusto. Le pagine del Tasso con i margini bianchi e i versi dimezzati volarono sul vento e si posarono sui rami dei pini, sulle erbe e sull’acqua dei torrenti. Dal ciglio d’un poggio Pamela guardava quel bianco svolare e diceva: -Che bello! Qualche mezzo foglio arrivò fin sul sentiero per il quale passavamo il dottor Trelawney e io. Il dottore ne prese uno al volo, lo girò e rigirò, provò a decifrare quei versi senza capo o senza coda e scosse la testa: -Ma non si capisce niente ... Zzt... Zzt...


Italo Calvino, Il Visconte dimezzato      ed. Einaudi


La Gerusalemme liberata in 3 minuti  qui 


Il Combattimento di Tancredi e Clorinda di Claudio Monteverdi  qui

Del Visconte dimezzato ho parlato qui

Le immagini sono di Raffaele de Rosa (1),Michele Fabbricatore(2)

4 commenti:

  1. Calvino, di nuovo, ieri, oggi e sempre.

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  2. Calvino qui, da Silvia... E le Lezioni Americane sempre nel mio scriptorium (nell'intervista cui accennavo da Silvia parlerò un po' polemicamente di come in Italia esse vengano stampate e lette, ma poi stranamente non "applicate" dagli scrittori o presunti tali...) :D
    Baci8

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  3. Zio Scriba, la limpidezza e la (apparente) semplicità sono più difficili da ottenere di una artificiosa pomposità :-)

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  4. Ho letto e riletto la Trilogia " I nostri antenati" di cui fa parte il Visconte dimezzato. Propongo spesso ai miei allievi Calvino, lo faccio per loro ma anche per me ( ho così l'occasione di ritornare sugli scritti di un autore che non mi stanca mai per i motivi che avete sottolineato e per certe immagini che mi sorprendono e incantano ( le altalene della capretta e dell'anatra... :)) Il titolo della Trilogia è assolutamente calzante: c'è tutto un inventario di "calchi" umani, di modi di stare al mondo; ritrovarsi tra i personaggi dimidiati, incompleti non è impresa difficile e specchiarsi non è doloroso,la dimensione fiabesca aiuta.. Io per esempio potrei essere la balia Sebastiana:)

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