giovedì 16 ottobre 2014

Wilhelm e William






 Intanto Guglielmo non si faceva quasi più vedere. Chiuso in una delle stanze più appartate, in cui nessuno era ammesso tranne
 Mignon e l'arpista, viveva tutto immerso nel
mondo shakespeariano, a tal punto che non conosceva né sentiva più nulla al di fuori di sé. Si racconta di maghi che con formule magiche attirano nella loro stanza un'enorme
quantità di spiriti dalle figure più varie. Le evocazioni sono così potenti che ben presto
tutta la stanza si riempie; gli spiriti, incalzati fino al piccolo cerchio magico, si moltiplicano
muovendosi di continuo intorno ad esso e al di sopra del capo del maestro, in continua
metamorfosi. Ogni angolo rigurgita di fantasmi, ogni scaffale ne è pieno: vi sono delle
uova che si gonfiano e delle figure gigantesche che si rimpiccioliscono fino ad assumere
forme di funghi. Disgraziatamente il negromante ha dimenticato la formula con cui
potrebbe far defluire quella marea di spiriti. Lo stesso accadeva a Guglielmo, e nel grande
sconvolgimento che avveniva in lui si risvegliavano mille sensazioni, mille possibilità che
fino allora non aveva né conosciute né presentite.



(..)

Tutta la sua anima era in tumulto. Cercò un'occasione di parlare con Jarno e non poté ringraziarlo abbastanza per la gioia che gli aveva procurato.
 

«L'avevo previsto», disse questi, «che Lei non sarebbe rimasto insensibile alle
bellezze del più straordinario e meraviglioso degli scrittori.»
«Sì», esclamò Guglielmo, «io non ricordo che un libro, una persona, o un
avvenimento della mia vita mi abbiano fatto un'impressione così forte come questi
drammi stupendi che ho conosciuti per bontà Sua. Sembrano la creazione di un genio
celeste che si avvicina agli uomini perché imparino a conoscere se stessi nel modo più
piacevole. Non sono semplici opere letterarie; abbiamo l'impressione di vedere aperti
davanti a noi gli enormi libri del destino in cui soffia impetuoso il vento di una vita
vorticosa, voltandone qua e là le pagine con rapidità e violenza. Mi stupisce allo stesso
tempo la sua forza e la sua delicatezza, la sua veemenza e la sua pacatezza.


(...)

Tutti i presentimenti che ho mai avuti sull'umanità e sulle sue sorti e 
che, per quanto non ne avessi coscienza, mi hanno accompagnato fin dalla prima
giovinezza, facendomi incontrare man mano come vecchie conoscenze gli uomini in cui
m'imbattevo nella vita, i casi in cui vedevo coinvolto me stesso e gli altri; queste intuizioni,
le ritrovo direi quasi attuate e sviluppate nell'opera di Shakespeare là come se egli ci
svelasse tutti gli enigmi, e tuttavia senza che si possa dire: la parola rivelatrice è qui
oppure là. I suoi personaggi sembrano esseri naturali, eppure non lo sono. Questi uomini,
misteriosissime e complicatissime creazioni della natura, agiscono nei suoi drammi come
fossero orologi con il quadrante e la cassa di cristallo, son destinati a segnare il corso delle

ore e in essi si può individuare allo stesso tempo il meccanismo fatto di rotelle e di molle
che li mette in azione.




Goethe, La vocazione teatrale di Wilhelm Meister , ed. Garzanti

traduzione di Marta Bignami

4 commenti:

  1. Parole che fanno pensare, soprattutto quelle finali. Anch'io vorrei tanti poter leggere i meccanismi che portano certe situazioni a divenire sempre più drammatiche. Le tragedie dei giorni nostri potrebbero ben esser ma ambientate dentro certi posti di lavoro.
    Buon fine settimana, gemellina.

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  2. Difficile non darti ragione, Nela. E a rendere ancora più insopportabile il clima negli ambienti di lavoro è la convinzione falsa e ipocrita che tutto sia e vada come nel migliore dei mondi possibili; come direbbe Amleto : words, words, words

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  3. Ecco, il Wilhelm Meister mi manca. E' una vita che rimando.
    Questo brano è molto bello, ma che fastidio questo vezzo di italianizzare i nomi, non trovi? Perché Guglielmo e non Wilhelm come l'autore suo l'ha fatto? Mah.
    Ciao! :-)

    Gabriella

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  4. Ho letto solo il primo Wilhelm, che, a detta di chi conosce l'intera opera,è forse quello meno valido dal punto di vista letterario ( non a caso Goethe l'ha riscritto ). E' un bel documento anche per chi voglia conoscere il genere teatrale nei suoi elementi costitutivi. Il libro è il racconto dell'iniziazione di Goethe che scopre di avere una precisa vocazione letteraria.
    I passi che ho pubblicato sono piaciuti molto anche a me; trovo bellissima l'immagine degli orologi con quadrante e cassa di cristallo. E pensare che Goethe, per un pregiudizio - Shakespeare era considerato un selvaggio dai seguagi dell'ortodossia del genere tragico ( rispetto delle unità aristoteliche ecc. ) -, si era fino ad allora privato della lettura delle opere di Shakespeare !

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